Roberto Ferrucci non si dimentica dell'Italia, anzi, sono le notizie che lo vanno a cercare.
e a Saint-Nazaire, davanti al mare, al vento, solitario, con un amico polacco, alle prese con una webcam sulla spiaggia, noi che non ci siamo stati veniamo portati dallo scrittore.
non è un capolavoro della letteratura, è una cronaca coinvolgente di quei giorni francesi.
Una terrazza affacciata sulla foce della Loira, a
Saint-Nazaire, è qui che il protagonista del romanzo di Roberto Ferrucci (Sentimenti
sovversivi, Isbn 2011, 17 €) si rifugia con l’intenzione di scrivere una
storia d’amore. Un tavolino nel vento del nord, tutto è pronto: la pagina
bianca di word aperta, le dita ancora incerte sulla tastiera del Mac e l’aria
dall’oceano che porterà l’ispirazione. Il quadro è perfetto, l’aspirante
scrittore ispirato, il romanzo sembra sul punto di nascere. Ma all’improvviso
qualcosa svia e allontana le intenzioni. Connessione wifi, iPhone, internet,
twitter, google, blog e news. Notizie politiche dall’Italia!, per lo più
raccapriccianti: Berlusconi e le sue ragazze. Il protagonista del romanzo prova
fastidio per il suo paese, poi ribrezzo ed infine rancore. La storia d’amore
annunciata si dilegua nel vento dell’oceano e sulla terrazza di Saint-Nazaire
si materializza lo spettro iroso e impotente di una frustrazione nazionale
fatta dei soliti luoghi comuni dell’italiano che si lamenta degli italiani…
…Sentimenti sovversivi è un libro che nasce altrove, che porta altrove
e riprecipita continuamente nella realtà italiana degli ultimi anni.
Ferrucci ama troppo l'Italia per non tornarci all'interno della bolla fragile
della scrittura. Sarà interessante leggere nuovamente queste pagine tra
qualche anno. L'autore porta alla ribalta una questione generazionale, che
passa più rapidamente in primo piano quando si fa più scottante la ripresa di
una vera "questione morale". Lo fa tuttavia da una posizione di disagio
individuale…
..È a Saint-Nazaire, dinanzi al porto che si apre
sull’oceano – porto agli antipodi di quello veneziano con cui Ferrucci ha
acquisito una certa familiarità fin dall’infanzia – che ha inizio l’avventura
dello spazio narrativo, della scrittura che si dipana seguendo i suoi luoghi,
le sue estensioni geografiche che poco hanno a che vedere con quelle
scientifiche, rivelandosi come paesaggi intimi e personali. Saint-Nazaire
rappresenta pertanto, per Roberto Ferrucci, il luogo della distanza critica,
dell’oceano a vista d’occhio, del paquebot, edificio dai contorni mastodontici
che s’impone allo sguardo dei bretoni e si confonde con le tante barche
all’orizzonte che quotidianamente salpano e approdano nel porto. «Quando ci
sono arrivato – ci racconta Ferrucci – mi sono reso conto che se nella tua vita
sono tante, di solito, le case che hai abitato, che abiti, e che abiterai, mi
sono accorto che fra queste da una parte c’e la casa dello stare, dall’altra la
casa dell’essere. Quest’ultima, è meglio non coincida con casa tua. È piuttosto
un sentimento. Senti che questo è il luogo. Non necessariamente dove vivere ma,
di sicuro, dove ritornare quanto più di frequente possibile. Poi ho pensato che
queste sono considerazioni legate al mio mestiere, alla scrittura, forse»…
…A tratti, forse per un eccesso di passione civile, la
descrizione dell’Italia pare convenzionale, come schiacciata dalla sua
funzionalizzazione come polo totalmente negativo in opposizione alla Francia,
un Paese dove la gente ha ancora la forza per indignarsi delle ingiustizie. Ma
il fascino del romanzo va cercato altrove, nella particolarissima alternanza di
forma diaristica e narrativa caratteristica dell'autore, nel ritmo sinuoso, che
procede per slarghi e accelerazioni, della sua prosa, e in alcuni episodi
davvero irresistibili. L’incontro con l’ex-terzino fuggito dalla Polonia negli
anni ’80; la passeggiata sulla spiaggia alla ricerca della posizione della
web-cam per comparire, almeno per un secondo, nel refresh dell’immagine; la
danza dei venditori ambulanti, a Venezia, dopo l’inseguimento da parte dei
vigili urbani: squarci di umanità che è difficile dimenticare.
Non avrei più voluto parlare, almeno per un po’,
di quell’assurda vicenda giudiziaria legata alla mia testimonianza del luglio
2013, quando documentai (e sottolineo documentai) il
passaggio anomalo della nave da crociera Carnival Sunshine davanti a Riva dei
Sette Martiri, anomalia ammessa, mesi dopo anche dal pilota della nave. Ne
parlarono tutti, le foto e il video che feci quella mattina venero ripresi da
tv e giornali del mondo intero. Questa cosa diede fastidio a qualcuno, qualcuno
di potente, che fece ciò che in questo paese è ormai consuetudine: infangare la
tua credibilità e di conseguenza intimidirti. Gianfranco Bettin e io venimmo
denunciati, e la vicenda si è chiusa soltanto pochi giorni fa con
l’archiviazione, ovviamente. Un giorno la racconterò per filo e per segno
questa cosa, anche se in parte l’ho già fatto nell’ebook Venezia è laguna. Perché poi la vera e folle
anomalia è che le navi da crociera continuino a entrare a Venezia. Quindi
questo post lo scrivo per rassicurare tutti coloro che mi domandano com’è
andata, amici italiani e francesi. Che ringrazio e abbraccio.
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