Esiste una fotografia che è diventata uno spartiacque
nella storia della psichiatria italiana e più specificamente torinese.
Non tutti la conoscono perché, ancora oggi, suscita un’emozione forte
anche nell’epoca in cui pensavamo di aver visto oramai tutto. La storia viene
riproposta nella recente mostra “Matti, dall’emarginazione all’integrazione a
40 anni dalla Legge Basaglia” allestita a Rivalta nel castello degli Orsini
segnalatami dall’amico Nicola de Ruggiero sindaco di Rivalta. La foto di Mauro
Vallinotto fu pubblicata nel paginone centrale dell’Espresso del 26 luglio 1970
e si riferiva al manicomio per bambini di Villa Azzurra di Grugliasco, sempre
nella cintura torinese. Raccontano che dopo poche ore dalla pubblicazione,
Carabinieri e Magistrato arrivarono a Villa Azzurra iniziando il percorso che
portò alla chiusura del manicomio dei bambini e successivamente di tutta la
struttura. Molti si sono esercitati anche meritoriamente nella ricerca di
significati più o meno nascosti di questa immagine, di trovarne un senso che
potesse essere compreso dalla mente di ognuno di noi mentre guardavamo una
bambina classificata “senza” una mente. A tanti anni di distanza credo sia
ancora importante e necessario riuscire a guardare questa foto, meglio forse
senza commentarla o cercarne un racconto. Come se non ci fosse un prima o un
dopo.
Il
19 settembre 1978, a pochi mesi dall’approvazione della stessa legge 180,
Franca Ongaro (moglie di Basaglia), scriveva: «Il 13 maggio non si è stabilito per legge che il disagio psichico
non esiste più in Italia, ma si è stabilito che in Italia non si dovrà
rispondere mai più al disagio psichico con l’internamento e con la
segregazione. Il che non significa che basterà rispedire a casa le persone con
la loro angoscia e la loro sofferenza».
qui, sul sito di repubblica.it, un documentario di Giulia Destefanis sul manicomio per bambini di Villa Azzurra di Grugliasco-
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