Il Tav e le nomine Rai vengono dipinte
dagli avversari del governo quali prove dei contrasti interni e dei problemi
della nuova maggioranza.
In realtà si tratta di tempeste in
bicchieri d’acqua e, semmai, di sintonia futura: certo, tutto può accadere,
persino che ci stiamo sbagliando e che, tra qualche mese, salti tutto di fronte
alle difficoltà proprie della legge finanziaria.
Tuttavia la mia previsione è diversa.
L’attuale cambiamento è
importante ed irreversibile, sebbene varie questioni adesso in ballo rilancino
la prospettiva di un’alleanza strategica tra PD e Forza Italia (e ciò beninteso
rafforzerebbe quella fra gialli e verdi).
Ma, se il governo supererà le tante
tempeste nel bicchiere ed anche la primavera, quella della legge finanziaria in
autunno, sarà pronto per affrontare le quattro grandi sfideche accompagneranno l’Europa e non solo verso
i veri guai del 2019:
1) la crisi finanziaria globale che seguirà l’allineamento della
BCE sulle posizioni più restrittive della FED e l’aumento dei tassi d’interesse
che, col rafforzamento insensato del dollaro, costringeranno Trump ad
insistere coi dazi (la crescita del Pil USA è stata tutta dovuta all’acquisto
di merci statunitensi prima dei dazi stessi);
2) l’aggravarsi e l’estendersi del
problema immigrazione dall’Africa
occidentale se non si interverrà efficacemente sulle carestie di origine climatica locali;
3) nella seconda parte del 2019 la Germania potrebbe cominciare a
sfilarsi dall’euro per guardare di più verso est (senza QE e con un possibile
declassamento del rating l’Italia si troverebbe in serie difficoltà a meno di
non introdurre valute parallele,
minibonds o certificati di credito
fiscale: la possibilità che sia la BCE a fornire denaro allo Stato
contro i titoli che le banche ordinarie non potessero più assorbire è legata al
commissariamento del Paese);
4) il sistema sta domandando
sempre meno lavoro nei comparti redditizi, mentre in quelli
dove l’occupazione dovrà crescere (servizi di cura delle persone, dell’ambiente
e del patrimonio esistente), i costi – cioè il lavoro necessario – sono
superiori al fatturato; quindi, alle condizioni del mercato non sono gestibili…
Ecco la grande sfida che abbiamo di
fronte: coniugare reddito di
cittadinanza, riduzione delle tasse, maggiore libertà di azione per le piccole
imprese, sicurezza e riqualificazione (ma non ridimensionamento!) dei compiti
dello Stato. Finora queste cose sono state rappresentate come
alternative tra loro; adesso bisogna trovare energie e risorse per realizzare
qualcosa di nuovo e di assolutamente necessario.
Le energie: i giovani laureati e diplomati disoccupati.
Le risorse: l’emissione di un 2-3% di Pil di moneta sovrana non a debito a sola
circolazione nazionale, non convertibile.
Ad esempio, con l’equivalente di 25 miliardi di euro (pari
all’1,5% del Pil) si potrebbe assumere un milione di giovani a 1.500€ al mese per un anno: obiettivo
necessario, che getterebbe nuova luce sul tema del reddito di cittadinanza e
riqualificherebbe l’equilibrio di bilancio in rapporto alla riduzione della
pressione fiscale.
La moneta non
a debito, infatti, ha segno algebrico
opposto a quello della spesa e, così, il cambiamento sarebbe
fattibile e possibile.
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