La prefettura e il ministero di Salvini
sabotano un’esperienza di accoglienza dei rifugiati che viene guardata con
attenzione in molte capitali europee
In questi giorni il piccolo borgo
calabrese di Riace, famoso in tutto il mondo per il suo modello virtuoso di
accoglienza diffusa dei migranti, è un crocevia di attivisti, giornalisti,
personalità e curiosi. Oltre a celebrare dal 2 al 5 agosto la manifestazione Riaceinfestival, il
sindaco Domenico Lucano ha iniziato uno sciopero della fame per protestare
contro il blocco dei fondi SPRAR da parte della Prefettura e del Ministero
degli interni. Da mesi al Comune non vengono pagati i saldi dei programmi già
svolti e per il momento non è confermato il finanziamento del 2018 dal quale
dipendono 150 migranti ed il lavoro di diversi operatori sociali. Versamenti che sono stati
regolarmente effettuati ai paesi limitrofi della Locride che gestiscono altre
strutture di accoglienza.
In una conferenza stampa congiunta, il presidente della Regione
Mario Oliverio e Domenico Lucano hanno denunciato l’esistenza di un
chiaro disegno politico per chiudere l’esperienza Riace.
I problemi sono iniziati con un’ispezione inviata dalla prefettura che ha
prodotto un infondato verbale che giudica inadeguate le condizioni di vita dei
migranti.Il verbale non solo è in contraddizione con la precedente ispezione della
stessa prefettura che aveva lodato il modello Riace ma soprattutto con la
realtà. Le porte del paese sono aperte
a tutti ed è sufficiente trascorrervi poche ore per rendersi conto di come
vivono i migranti e dell’aria che si respira in un luogo che solo pochi anni fa
stava morendo di spopolamento. La sezione di Catanzaro di Magistratura
Democratica ha prodotto una contro inchiesta, una sorta di video-verbale
indipendente che sarà presto reso pubblico e che smonta interamente i rilievi
di merito della prefettura. Fra questi vi è anche la
contestazione dell’uso dei cosiddetti “bonus”, la moneta locale inventata
da Lucano per rendere indipendenti i migranti negli acquisti dei beni di prima
necessità. Una pratica virtuosa che dovrebbe essere un modello per tutti,
perché oltre a favorire l’autonomia degli ospiti evita la gestione
centralizzata di grandi acquisti, ovvero quella parte della filiera economica
dell’accoglienza dove si annidano corruzione, collusione e infiltrazioni della
criminalità organizzata.
“La nostra opinione è che le osservazioni
critiche che a questo progetto vengono fatte siano di minimo rilievo. Sono
osservazioni di carattere procedurale e formale, che esistono, ma che non hanno
nulla a che vedere con la qualità del servizio”, spiega Gianfranco Schiavone vice
presidente dell’ASGI, dopo aver studiato tutte le carte “Certo,
una qualità del progetto che è andata diminuendo nell’ultimo anno e mezzo per
carenza di fondi. Non si possono erogare servizi se non ci sono i soldi. Anche io ci
vedo un disegno di chiusura che va avanti da tempo“.
Ma perché Riace fa tanta paura?
“Perché dimostra che è possibile. Hanno anche impedito la messa
in onda sulla RAI del film
girato qui a Riace. Perché?”, si chiede il
sindaco Lucano, che aggiunge: “La ragione è che 7-8 milioni di persone avrebbero visto che a
Riace è possibile. E’ possibile in una delle zone più depresse d’Italia, dove
l’accoglienza non si limita ad una dimensione etica ed umana ma diventa anche
la soluzione al problema dello spopolamento”.
Non è probabilmente una casualità che i
problemi di Riace e del suo sindaco siano iniziati quando l’attenzione
mediatica nazionale e internazionale sul piccolo borgo ha iniziato a crescere.
Riace è infatti la testimonianza viva in grado di neutralizzare in
maniera diretta e concreta la violenta propaganda d’odio governativa.
La solidarietà al sindaco
Lucano è arrivata da tutta Italia e la Rete dei Comuni Solidali ha avviato una
raccolta popolare di solidarietà. “La
Rete dei Comuni Solidali (RECOSOL), in accordo con le associazioni presenti
durante il Riaceinfestival, avvia una raccolta popolare di solidarietà
finalizzata a permettere al progetto di Riace di superare questa fase
estremamente critica. Fase legata a ingiustificabili ritardi anche voluti da una
politica ostile che vuole costringere alla chiusura un progetto di accoglienza
divenuto noto in tutta Europa e che ha permesso di invertire il declino
sociale, economico e demografico di una delle aree più difficili d’Italia,
un’area caratterizzata da profonde infiltrazioni della criminalità organizzata.
Riace rappresenta un modello di accoglienza e di legalità per tutti “, si legge
nel comunicato della rete che lancia l’iniziativa.
Presenti a Riace anche padre
Alex Zanotelli, Luigi De Magistris e la sindaca di Barcellona Ada Colau, che ha
scelto di fare dell’accoglienza e della lotta al discorso d’odio un punto
cardine della politica metropolitana.Per partecipare alla raccolta fondi con una una donazione unica o periodica (la
campagna rimarrà attiva fino a dicembre 2018): RECOSOL, IBAN:
IT92R0501801000000000179515, causale Riace.
(*) tratto da Comune-Info
LA LETTERA (gira in rete) DI GIOVANNA MARINI
vi
scrivo per questo problema di Riace che mi tiene sveglia la notte per la rabbia
e l’impotenza.
Sappiamo
tutti che è un paese modello, Riace; grazie all’accoglienza, ora pieno di
neonati e adulti che erano neonati quando sono arrivati sbarcati a Riace e
accolti da un sindaco intelligente che con loro ha ricostruito e ricreato un
paese morente.
Ora
il sindaco fa lo sciopero della fame. Lo dicono solo i social e “Il sole 24 ore” che il ministero
degli Interni nega a Riace i soldi, quasi 2.000.000, mandati dal’Europa per
Riace, e nega anche la sovvenzione del 1° semestre 2018 che ha dato a tutti i
paesi. Lo Stato taglia i fondi al sindaco di Riace perché è un paese modello.
C’è
una sorta di consegna del silenzio su Riace, la gente non ne sa nulla, solo i
pochi che vanno spulciando qua e là sui social qualcosa hanno capito.
Hanno
capito che Riace, che nel mondo è conosciuta come un’esperienza pilota che
andrebbe seguita dai tanti paesini morenti in Italia, è invece destinata con
tutto il suo carico di famiglie ormai salvate, felici, operative e anche di
locali, a una lenta morte per estinzione del paese bollato da Salvini come
culla di clandestini.
E’
una cosa che rivolta la coscienza, non ci si dorme su un’ingiustizia così
stupida e crudele, perciò è venuto in soccorso il RECOSOL Rete di Comitati per
la Solidarietà che si è messa a disposizione col proprio IBAN per aiutare il
paese, per sconfiggere il razzismo inconsulto e sfrenato dell’attuale governo.
Mimo
Lucano da due giorni ha ripreso vigore per fortuna, sempre continuando il suo
sciopero della fame, ma ora confortato da un segno positivo, dal RECOSOL dopo
nemmeno 48 ore della sua apertura sono arrivati 10.000 euro.
Prima
il sindaco non voleva questi soldi di pura generosità: diceva “Riace ha i suoi soldi, li sta
trattenendo il Governo, li deve dare“, ora ha capito che comunque il paese
deve vivere, i servizi li deve dare ai paesani, e si è deciso ad accettare i
nostri soldi e così è partita la rete. Tutto questo è accaduto pochi giorni fa,
la decisione e la diffusione, ora tocca a tutti noi diffondere. E’ il momento
di dimostrare che non siamo tutti razzisti e menefreghisti come spera Salvini.
Ci sono coscienze che forse lui nemmeno immagina, ma che muovono il mondo
meglio delle non-coscienze mosse solo da paura e ignoranza e stupidità: un tris
mortale.
Vi
abbraccio tutti fortissimo, stiamo vicini “statti
cu’ mia, ca sinnò cadimme“. La mando a voi perché la possiate mandare a tutti
e vi ringrazio infinitamente
Giovanna Marini
RECOSOL
IT92R0501801000000000179515
causale
RIACE
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