martedì 24 marzo 2020

Antonio Mazzeo informa su militari Usa, anche in Italia, guerre e coronavirus


EMERGENZA CORONAVIRUS NELLA BASE USA CHE HA OSPITATO I PILOTI DELL’AERONAUTICA ITALIANA

Salgono a quattro i militari delle forze armate Usa che nelle ultime ore sono risultati positivi al Coronavirus (COVID-19) nella base aerea di Nellis (Nevada) dove si è appena conclusa l’esercitazione Red Flag a cui hanno partecipato migliaia di uomini di Stati Uniti, Germania, Spagna e Italia. “Tutti i membri in servizio sono stati sottoposti a controlli sanitari e posti in isolamento”, riferisce il Comando di US Air Force.  “Uno di essi appartiene ad un’unità geograficamente seprata del 57° Wing di stanza nella base aerea di Fairchild, Washington. Il Comando dell’Aeronautica militare di Nellis lavora in stretto contatto con le autorità sanitarie federali, statali e locali per assicurare il coordinamento nella prevenzione e nelle necessarie risposte da dare. Si monitorerà costantemente la situazione e si forniranno ulteriori informazioni appena possibile”.
L’allarme nella grande base aerea del Nevada era scattato giovedì 19 quando i test avevano accertato il contagio da coronavirus di “uno dei militari Nato” partecipanti a Red Flag 20-02. “Le operazioni aeree dell’esercitazione si sono appena concluse e il personale partecipante sta per rientrare nelle rispettive basi di appartenenza”, aveva dichiarato il portavoce di US Air Force”. Tra essi ci sono anche i piloti e i tecnici dell’Aeronautica italiana provenienti dalle basi di Pisa, Grosseto, Gioia dl Colle, Amendola, Pratica di Mare e Trapani-Birgi. “Il nostro deployment operativo e logistico in Nevada è stato portato avanti come pianificato, nonostante i concomitanti sforzi organizzativi in campo nazionale nell’ambito delle attuali azioni di contrasto e gestione dell’emergenza COVID-19”, aveva irresponsabilmente dichiarato lo Stato maggiore alla vigilia delle esercitazioni negli Usa.
“Gli assetti italiani, nelle due settimane di esercitazione, hanno realizzato circa 200 ore di volo in un environment addestrativo unico al mondo, implementando l’attività di integrazione di assetti eterogenei dell’Aeronautica Militare in scenari non replicabili su territorio nazionale”, riporta invece la nota di stamani della Difesa che non fa riferimento alcuno all’epidemia scoppiata nella base di Nellis. “Per l’Aeronautica Militare ha rappresentato il più importante evento addestrativo del 2020, per la prima volta in assoluto con tre tipologie di velivoli: gli F-35 del 32° Stormo, gli Eurofighter del 4°, 36° e del 37° Stormo ed il CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare”. L’Aeronautica non ha comunicato eventuali provvedimenti di quarantena per i reparti che rientrano in Italia da Red Flag. Al contrario sono state resi noti nei particolari tutti gli interventi che vedono protagonista la forza armata nella campagna nazionale di contenimento anti-coronavirus. “Sono undici ad oggi le missioni di trasporto effettuate per trasferire in sicurezza pazienti da un ospedale all’altro” scrive lo Stato Maggiore. “Per fronteggiare l’emergenza è stato creato un hub temporaneo presso la base aerea di Cervia, dove sono sempre pronti al decollo elicotteri HH-101 ed equipaggi del 9° e del 15° Stormo, nonché team di medici ed infermieri della Forza Armata specializzati in trasporti in alto bio-contenimento. Sono sei i trasporti effettuati dai velivoli C-130J della 46^ Brigata Aerea per il trasporto di pazienti di Bergamo. In ognuno degli interventi, il velivolo, in stato di allerta sulla base di Pisa, ha prelevato sull’aeroporto di Cervia il team di bio-contenimento, per poi dirigersi verso l’aeroporto di Orio al Serio per l’imbarco dei pazienti.  Nelle ultime due settimane, inoltre, sono stati effettuati altri cinque trasporti di questo genere con gli elicotteri HH-101 del 15° Stormo, con il supporto anche di equipaggi del 9° Stormo di Grazzanise”. Il 19 marzo sono pure atterrati nell’aeroporto di Pratica di Mare il velivolo KC-767 del 14° Stormo ed un C-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa, partiti entrambi all’alba da Colonia, in Germania, con un carico di circa sette tonnellate di attrezzature per l’assistenza respiratoria ed altri apparati di supporto e materiale sanitario.


MISTERI E CERTEZZE SUI MILITARI USA CHE DA SIGONELLA INSEGUONO LE PANDEMIE

Bocche cucite tra le forze politiche di governo vecchie e nuove sul trasferimento a NAS Sigonella di uno dei reparti delle forze armate a cui il Pentagono affida ricerche e sperimentazioni su virus, batteri, vaccini e farmaci antivirali. Ne luglio 2019, il comando della Naval Medical Research Unit No.3 (NAMRU-3) di stanza al Cairo (Egitto) dalla Seconda guerra mondiale si è insediato nella grande base aeronavale siciliana occupando provvisoriamente l’edificio n. 318, in attesa che prendano il via i lavori di ristrutturazione e ampliamento del Building No. 303 a NAS 1 (la stazione più antica di Sigonella, ad uso esclusivo Usa), individuato da US Navy come prossima sede logistica di NAMRU-3. Ad oggi non è possibile sapere se e quando il repentino trasloco sia stato autorizzato dall’esecutivo e come mai non è stato informato il Parlamento nonostante la rilevanza politico-strategica e “scientifica” dell’unità Usa, direttamente dipendente dal Naval Medical Research Center di US Navy e del Corpo dei Marines. L’NMRC ha sede a Silver Spring, Maryland ed opera come “agenzia di ricerca di base e di biomedicina applicata” della Marina Usa con due direzioni preposte alla “protezione del personale militare in caso di attacchi biologici, nucleari e chimici”.
C’è poi da comprendere quali siano state le “necessità di potenziamento della sicurezza richieste per le facility” che hanno indotto il Pentagono a ricollocare in Sicilia NAMRU-3: l’unità è stata ospitata nella capitale egiziana ininterrottamente per 75 anni, nonostante alla guida del paese africano si siano alternati leader con visioni internazionali del tutto antagoniste. L’Egitto è stato pure un alleato dell’Unione sovietica e ha combattuto due sanguinosi conflitti contro Israele, uno dei partner strategici degli Stati Uniti in Medio oriente (la guerra dei sei giorni nel 1967 e del Kippur nel 1973), eppure Washington non aveva mai sospeso le attività di “ricerca” di NAMRU-3 al Cairo. Da accertare poi se oltre allo staff di comando dell’unità medico-sanitaria siano stati trasferiti a Sigonella e/o lo saranno a breve anche i sofisticati laboratori top secret in cui vengono isolati e manipolati virus e altri agenti biologici. In una lettera aperta al personale militare e civile Usa, pubblicata il 10 gennaio 2020 dal settimanale Signature di NAS Sigonellail comandante di NAMRU-3 Marshall Monteville ha dichiarato che “non stiamo localizzando laboratori in Italia”. Nella previsione di budget della Difesa Usa per l’anno fiscale 2020 è però prevista una spesa tra i 500.000 e un milione di dollari per “l’acquisizione di attrezzature per la NAMRU-3 della Naval Air Station di Sigonella”. Lo stesso valore in denaro, non irrilevante, è riportato anche nel bando esplorativo emesso il 7 marzo 2019 dal Corpo d’Ingegneria di US Army (USACE) per verificare l’interesse da parte di aziende o contractor “a fornire le apparecchiature e i servizi necessari per convalidare, equipaggiare e assicurare la transizione e attivare l’edificio amministrativo di NAMRU-3 Sigonella”. L’opportunità di contratto, specificava USACE, “consentirà l’allestimento iniziale della facility di ricerca in costruzione/rinnovamento in un’area dove esistono attualmente uffici amministrativi”. Nel bando la firma del contratto veniva fissata entro il febbraio 2020 con una consegna delle attrezzature da completarsi nei tre mesi successivi.
“NAS Sigonella è stata scelta come la migliore location per le operazioni del quartier generale di NAMRU-3 poiché è nota per essere l’Hub of the Med, geograficamente centrale per il supporto a tre comandi strategici delle forze armate Usa, U.S. Central Command, U.S. European Command e U.S. Africa Command”, ha spiegato il capitano Marshall Monteville a Signature. “Sono un medico militare in servizio con il Copro dei microbiologi. NAMRU-3 è la terza unità di cui divento comandante nei miei 26 anni di servizio con la Marina. In precedenza ho guidato dal 2014 al 2017 NAMRU-2 a Singapore e dal 2017 al 2019 il Naval Health Research Center sito nella base navale di Point Loma a San Diego, California. NAMRU-3 opera sin dal 1942 quando fu creata al Cairo la Commissione anti-tifo. L’importanza di essa è così grande che è stata l’unica organizzazione a restare attiva tra il 1967 e il 1973, quando le tensioni tra Stati Uniti ed Egitto avevano portato ad una completa rottura nelle loro relazioni”.
“Il mio primo incontro con NAMRU-3 risale al 2003 quando ho lavorato al Cairo in uno staff di scienziati impegnati nel Programma di virologia. Sì, questa è stata la mia lotta contro l’influenza aviaria (bird flu) quando si è diffusa dall’Asia al Medio oriente e poi giù in Africa. Al tempo NAMRU-3 era uno dei tre Centri di riferimento sull’influenza a livello mondiale del Dipartimento della Salute Usa, insieme ai Centers for Disease Control e al St. Jude Children’s Research Hospital. Mentre non stiamo stabilendo un laboratorio in Italia, abbiamo distaccamenti di laboratorio in Egitto, Ghana e Gibuti. Con il trasferimento dei comandi operativi a NAS Sigonella, continueremo a mantenere una presenza in ognuno di questi paesi, con maggiori ricerche ed analisi che condurremo sul campo in collaborazione con le nazioni e le agenzie partner. Si tratta di un modello di lavoro mutuato da NAMRU-2 in Asia, dove il quartier generale è a Singapore e le ricerche vengono condotte in Cambogia, Vietnam, Malesia e Laos. Nonostante stiamo ricostruendo la nostra struttura di comando a seguito di una chiusura senza prendenti del nostro antico quartier generale al Cairo, e nonostante abbiamo avuto il turn-over di più del 90% del nostro staff quest’estate, ci sforzeremo a mantenere la nostra storica reputazione di ricerca di qualità con un futuro d’eccellenza nella protezione dei combattenti Usa ed alleati. NAMRU-3 non vede l’ora di continuare il suo importante lavoro da Sigonella. Non importa dove è collocato il nostro comando: noi continueremo a svolgere sempre la nostra missione a supporto della salute e delle capacità operative delle forze armate”.
Sempre a Signature, l’executive officer di NAMRU-3, il comandante Dean J. Wagner, ha fornito ulteriori informazioni sulle funzioni attribuite alla controversa unità insediatasi a Sigonella. “La missione di NAMRU-3 è quella di studiare, monitore e individuare le emergenti e riemergenti minacce di malattie che interessano i militari e la salute pubblica, così come quella di sviluppare strategie di mitigazione contro di esse nelle aree di responsabilità dei Comandi Usa per l’Europa, l’Africa e il Medio oriente”, ha dichiarato Wagner. “Ciò è svolto in partnership con le nazioni ospiti (dunque l’Italia, NdA), le agenzie statunitensi, così come gli US Centers for Disease Control e l’OMS. L’importante lavoro di NAMRU-3 supporta le principali missioni di protezione sanitaria ed efficienza delle forze della Marina militare. NAMRU-3 ha una serie di esperti compresi entomologi, microbiologi e medici di malattie infettive che operano congiuntamente per assicurare che le nostre armate restino in salute e siano pronte a combattere. Tra gli obiettivi specifici c’è la sorveglianza dei vettori, con la cattura dall’ambiente naturale o da animali di insetti come zecche e zanzare che poi vengono analizzati. Le varie specie di insetti possono fornire informazioni sulle malattie o sugli agenti patogeni che potrebbero circolare nelle aree d’intervento. Per la stessa ragione possono essere coltivati ed esaminati anche microbi provenienti da diverse fonti. La Naval Medical Research Unit No. 3 conduce inoltre ricerche sulle malattie infettive, compresa la valutazione di vaccini, agenti terapeutici, test diagnostici e misure di controllo sui vettori. Il laboratorio clinico di NAMRU-3 è accreditato dal College of American Pathologists e nell’ultima decade ha pubblicato più di 250 articoli in riviste scientifiche e mediche internazionali”. Sempre secondo lo staff di NAMRU-3, a partire dal 1999, grazie all’implementazione da parte del Pentagono del Sistema Globale sulle Infezioni Emergenti (GEIS), l’unità ha esteso il suo campo di ricerca ad altre aree, prima fra tutte quella sulle epidemie e le pandemie di origine influenzale. “NAMRU-3 gioca un ruolo importante nella risposta globale alla minaccia rappresentata dall’influenza aviaria e da altre pandemie influenzali ed è attualmente attiva nel monitorare i trend delle malattie infettive sia sulla popolazione civile che in quella militare del Medio oriente e dell’Africa”.
Tra i principali programmi attualmente condotti dallo staff di NAMRU-3 c’è la Bacterial and Parasitic Disease Research (BPDRP), con oggetto la ricerca e i test sugli agenti batterici e virali e i parassiti che causano diarree così come i batteri e i protozoi patogeni associati alle malattie febbrili acute. “La missione di BPDRP prevede anche la formazione multilaterale e l’attività di ricerca nei settori batteriologici, dell’epidemia clinica, della medicina tropicale, della biosecurity, molecolare e della diagnostica immunologica”, spiega il Dipartimento di US Navy. “BPDRP ha condotto iniziative di formazione in Afghanistan, Gibuti, Yemen, Liberia, Nigeria, Pakistan e Iraq. In passato ha pure lavorato per lo sviluppo e il test di vaccini e il trattamento contro il tifo, la meningite, la tubercolosi, la Salmonella, la schistosomiasi, la Brucella e altre infermità tropicali”. C’è poi il Viral and Zoonotic Disease Research Program (VZDRP) con focus le cause virali delle malattie respiratorie e gli arbovirus, specie quelli ad interfaccia animale-uomo, come il dengue, la febbre della Rift Valley, la febbre emorragica del Congo, la Chikungunya e il virus del Nilo occidentale. “VZDRP è un centro di riferimento dell’OMS per l’influenza aviaria e umana H5N1 e collabora con la stessa OMS per l’HIV. VZDRP collabora con i centri antinfluenzali nazionali e i laboratori pubblici di 12 paesi, con capacità di isolamento di virus, diagnosi molecolari e sequenziamenti genetici. Il personale di VZDRP gestisce un laboratorio con standard di biosicurezza BSL-3 e il programma Biological Select Agents and Toxins (BSAT). Scopo primario di questa sorveglianza è l’identificazione tempestiva e la registrazione dei virus influenzali a favore dei produttori di vaccini del CDC – Center for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti d’America, in modo da assicurare l’effettiva vaccinazione della popolazione della regione che ammonta ad oltre 600 milioni di persone”.
Altro impegno di NAMRU-3 intimamente legato alle pandemie influenzali è il  Global Disease Detection & Response Program (GDDRP), condotto congiuntamente al Global Disease Detection Center che gli Usa hanno inaugurato nel 2006 in Egitto. “GDD/N3 esegue attualmente la sorveglianza delle malattie acute febbrili e respiratorie nell’area del delta del Nilo; la sorveglianza dell’influenza e delle infezioni respiratorie acute e severe (SARI) nei paesi della regione del Mediterraneo orientale; la prevenzione delle infezioni in ambito ospedaliero e la difesa anti-microbica; la formazione del personale sanitario nei settori della biosecurity, particolarmente in Egitto e Giordania; la prevenzione dell’epatite C in 12 diversi paesi”. Rilevanti anche le attività attribuite al distaccamento di NEMRU-3 in Ghana, operativo dal 1995 in partnership con le forze armate nazionali. I suoi laboratori hanno concorso alla produzione dei vaccini contro al malaria EBA-174 ed EBA-175; alla “caratterizzazione molecolare dei marcatori di farmaci resistenti al P. falciparum e della sieroprevalenza nell’uomo del virus della febbre di Lassa”; alla collaborazione con le forze armate dell’Africa occidentale nella “sorveglianza dell’influenza, delle infezioni dell’apparato respiratorio superiore e degli stati febbrili acuti”, in particolare nei centri anti-influenzali di Ghana, Togo, Costa d’Avorio, Liberia, Burkina Faso e Nigeria.
Nonostante il curriculum vantato nella “lotta” pluriannuale alle epidemie influenzali, non si può certo dire che NAMRU-3 sia stata in grado a imporre ai Comandi Usa e Nato efficaci ed appropriate misure di prevenzione e contrasto alla diffusione del virus Covid-19 tra il personale militare e civile statunitense e italiano operante a Sigonella. Qualche ora fa il SIAM - Sindacato dell’Aeronautica militare ha denunciato che due avieri del 41° Stormo e due lavoratori italiani sono risultati positivi al coronavirus;. E' ricoverato invece nel nosocomio di Caltagirone un ex dipendente di NAS Sigonella originario del comune di Niscemi, che il 28 febbraio scorso aveva festeggiato in un locale della base il suo pensionamento. Ignoto sino ad oggi se ci sono contagiati anche tra i militari e i familiari Usa, ma il 9 marzo scorso i media statunitensi hanno dato notizia che le autorità sanitarie avevano imposto la quarantena a tre marines “rientrati una decina di giorni prima dalla base italiana di Sigonella”.


GIOCHI DI GUERRA NUCLEARE IN TEMPI DI PANDEMIA PER L’AERONAUTICA MILITARE ITALIANA

Sono sette i militari di stanza nella base aerea di Nellis, Nevada, risultati positivi al COVID-19. Nelle ultime 24 ore il numero è quasi raddoppiato, mentre è allarme pandemia in tutta la Contea di Clark, dove secondo il Distretto sanitario del sud Nevada sono già stati registrati tre morti e altri 126 cittadini contagiati, dieci dei quali in gravi condizioni, anche se nelle prossime ore le autorità locali prevedono una forte crescita del numero di pazienti positivi al virus. Il 20 marzo scorso nella Nellis Air Force Base si è conclusa la grande esercitazione aerea Red Flag 20-02 a cui hanno partecipato i reparti di volo provenienti da quattro paesi, Stati Uniti d’America, Germania, Spagna  e Italia, con oltre duemila militari e una ottantina tra cacciabombardieri e grandi velivoli da trasporto.
Proprio qualche ora prima che venisse ufficializzata la chiusura dei war games, il Comando dell’US Air Force aveva dato notizia che uno dei “membri delle forze Nato” partecipanti a Red Flag era stato messo in isolamento dopo essere risultato positivo al tampone sul Covid-19, mentre il personale militare con cui era entrato in contatto negli ultimi giorni era stato “tenuto al rispetto delle linee guida previste dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie infettive Usa”. “Il militare Nato è stato sottoposto ad esami urgenti dopo che sabato 14 aveva accusato gravi sintomi influenzali”, ha dichiarato il colonnello Cavan Craddock, comandante del 99th Air Base Wing di US Air Force. “Martedì 17 il paziente è stato trasferito con un aereo Nato al Nellis Emergency Department e stamani è stato accertato il contagio da Covid-19. Le operazioni aeree di Red Flag 20-2 si sono appena concluse e il personale che vi ha partecipato sta per rientrare alle rispettive basi di appartenenza”. Nel comunicato il Comando della base militare di Nellis ometteva tuttavia di precisare il paese di origine del “militare Nato” ricoverato d’urgenza.
Il 21 marzo veniva confermato il contagio di un secondo militare impegnato nelle esercitazioni aeree in Nevada, un pilota del 57th Wing dell’Aeronautica Usa di stanza a Fairchild, Washingon. Altri cinque militari sono stati sottoposti ad isolamento nelle ultime 48 ore mentre è stata ordinata la chiusura di tutti gli impianti sportivi e ricreativi e delle strutture religiose ospitate nella base di Nellis, mentre sono stati ridotti gli orari di apertura degli store alimentari con “turni speciali riservati al personale militare, ai dipendenti civili, ai familiari e ai contractor”. L’allarme pandemia ha infine convinto i comandi delle forze aeree del Pacifico ad annullare, “in accordo con i paesi partner” la terza fase delle esercitazioni di Red Flag prevista dal 30 aprile al 15 maggio in Alaska.
Intanto si sono concluse le operazioni di rientro in Italia dei reparti dell’Aeronautica presenti a Red Flag 20-02: il 4° Stormo di Grosseto, il 14° di Pratica di Mare, il 32° di Amendola (Foggia), il 36° di Gioia del Colle, il 37° di Trapani-Birgi e la 46^ brigata di Pisa. Ad oggi l’ufficio stampa dello Stato Maggiore della Difesa non ha fatto alcun accenno all’epidemia da coronavirus esplosa a Nellis né a quali misure di prevenzione e controllo sono state adottate per verificare l’eventuale contagio del personale italiano di ritorno dall’esercitazione in Nevada. Di contro si sprecano gli entusiastici commenti sull’inopportuna partecipazione a Red Flag in piena emergenza sanitaria in Italia. “Si è trattata della più importante esercitazione aerea organizzata dagli Stati Uniti a cui l’Aeronautica Militare ha partecipato insieme alle forze aeree tedesche e spagnole”, ha dichiarato il Colonnello Luca Maineri, a capo del team in trasferta negli Stati Uniti. “Un’esperienza unica al mondo, in grado di contribuire in un contesto altamente realistico a migliorare la prontezza e l’integrazione tra piloti di diversi assetti ed appartenenti a differenti Paesi.  Per l’Aeronautica Militare ha rappresentato il più importante evento addestrativo del 2020, per la prima volta in assoluto con tre tipologie di velivoli: gli F-35 del 32° Stormo, gli Eurofighter del 4°, 36° e del 37° Stormo ed il CAEW del 14° Stormo di Pratica di Mare. Per consentirci di operare in America ad una tale distanza da casa, la Forza Armata ha saputo ancora una volta dar prova della sua capacità di logistica di proiezione, grazie alla quale siamo in grado di raggiungere con personale  e mezzi, in brevissimo tempo, qualsiasi destinazione ed essere in grado di operare ed addestrarci in ogni angolo del mondo esattamente come se fossimo in Italia”.
Un appuntamento, quello di Red Flag, a cui i vertici delle nostre forze armate non potevano certamente mancare, anche a costo di mettere a comprovato rischio di contagio i propri uomini. Nell’immenso poligono desertico del Nevada hanno fatto bella mostra di sé le nuove bombe termonucleari B61-12 destinate ad essere stoccate nei depositi Usa in Europa, compresi quelli delle due basi in Italia di Ghedi ed Aviano. I media statunitensi hanno riprodotto le immagini sul montaggio delle armi atomiche sotto le ali degli F-15E “Strike Eagle” di US Air Force e del loro trasporto in volo durante le esercitazioni di inseguimento e tiro effettuate congiuntamente con i velivoli dei paesi Nato presenti a Red Flag, primi fra tutti i cacciabombardieri F-35A del 32° Stormo di Amendola. “La presenza in Nevada ci ha consentito di accrescere e consolidare il ruolo del nuovo velivolo quale enabler fondamentale in scenari complessi, che includono minacce aeree e terrestri avanzate”, ha commentato enfaticamente l’Aeronautica militare. E’ ai costosissimi caccia di quinta generazioni che le dottrine Nato affidano lo strike nucleare per le prossime guerre prossime venture.

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