domenica 8 marzo 2020

L’epoca del corona-virus



LA MODERNITA’ DELLE CONTRADDIZIONI - Franco Astengo

L’Europa del capitalismo maturo sta rischiando il collasso nell’insieme del sistema fondato sulla democrazia liberale, il consumismo individualistico, l’egoismo conservatore delle classi.
La visione di un progresso inestinguibile appare, infatti, sottoposta ad una torsione storica che ripropone un ritorno all’indietro impensabile fino a qualche tempo fa.
Guerre ed epidemie stanno disegnando uno scenario da Medioevo.
La risposta della destra isolazionista sta mostrando la corda della concreta impraticabilità,ma appare insufficiente anche la richiesta di tornare all’usato schema del welfare socialdemocratico.
Il fallimento degli inveramenti statuali tentati nel ‘900 sulla base di quelli che abbiamo definito come fraintendimenti marxiani rende il quadro ancora più cupo, rispetto alle prospettive possibili nella dimensione epocale.
Emerge il ritardo nel definire la capacità di percorrere, prima di tutto sul piano teorico, un passaggio molto delicato: quello della necessità di rappresentare politicamente l’insieme delle contraddizioni o fratture sociali emergenti.
Negli anni’90 del XX secolo si era imposta una sorta di “visione tecnocratica”, il cui “ubi consistam” era basato sull’idea dell’eternità di una “società affluente” che rendeva ineluttabile lo spostamento definitivo dei valori e dei principi che avevano ispirato il formarsi della sinistra politica nelle sue diverse declinazioni.
Sul piano culturale si era poi affermata, fino al punto di assumere forza egemonica, l’ineluttabilità dell’accentuarsi delle disuguaglianze economiche e sociali.
Le disuguaglianze erano ormai intese come il solo motore possibile per far marciare un economia ormai esclusivamente fondata sul mercato finanziario e il presupposto indispensabile per la definitiva affermazione di un sistema politico nel quale il vecchio schema liberal – democratico fondato sul confronto parlamentare si modificava attraverso l’esercizio di un metodo fondato sull’ “estetica del pubblico”.
Le contraddizioni della modernità reclamano invece il ritorno a una riflessione attorno alle coordinate possibili di un indirizzo di sviluppo alternativo allo scenario esistente.
Occorre rilanciare l’esigenza di tornare a “pensare in grande” un diverso modello di futuro.
Non è sufficiente pensare al ritorno del “welfare” o alla”green economy”: serve qualcosa di più ampio e strutturalmente orientato nel suo complesso.
La ricostruzione di un intreccio tra etica e politica potrebbe rappresentare il passaggio fondamentale per delineare i contorni di una “società sobria” avendo come base di proposta una nuova “teoria dei bisogni”.
Va posta al centro la prospettiva di una società alternativa a quella fondata su di un’economia dell’arricchimento e dell’individualismo competitivo.
Un’economia dell’arricchimento che, come abbiamo visto, trova la sua pertinenza non nel concetto di utilità sociale ma di accumulo privato.
Un accumulo privato inteso come collezione di beni riservati a una fetta piccolissima di popolazione.
Ciò che sta accadendo attorno a noi in questi giorni dimostra con grande chiarezza tutta la distorsione che provoca nell’insieme della prospettiva umana questo modello basato sulla “voracità soggettiva”
Sono tre le grandi questioni che debbono essere affrontate ripensando anche ai nostri lasciti identitari.
Sul recupero di una capacità d’analisi e di progetto deve essere fondata una nuova idea politica di uguaglianza e solidarietà sociale:
1) Lo sfruttamento dell’individuo e del collettivo : il meccanismo, davvero chiaro, della costrizione nella “condizione di classe”.
2) Il rapporto tra consumo del pianeta in termini complessivi di suolo e di risorse naturali e la stessa prospettiva di vivibilità del genere umano (dentro a questo punto stanno richiamo alle guerre e alle epidemie: i grandi temi dell’attualità);
§  quella della capacità cognitiva, in termini globali di formazione, informazione, capacità di trasmissione di notizie e cultura e quindi di educazione globale.


Chiusura scuole e divieto di riunione: decisioni governative  inaccettabili e distruttive - 
Piero Bernocchi

Decidere, da parte del governo, la chiusura delle scuole e il divieto di riunione – anche con numeri limitati di persone – è atto inaccettabile e distruttivo per la scuola e per l’intera società. Dopo 15 giorni di campagna terroristica, con le TV a reti unificate a trasmettere “Tutto il virus minuto per minuto” 24 ore su 24, sembrava che finalmente ci si sforzasse di attenuare l’effetto-panico indotto da provvedimenti del tutto sproporzionati alla realtà e da una informazione sovraeccitata e famelica di audience. Anche perchè nel frattempo un sempre maggior numero di esperti italiani e internazionali aveva segnalato che: 1) il numero di morti per malattia nel nostro Paese (dati Istituto Superiore di Sanità ISS) è, tra gli over 65, in media 240 al giorno, e inserendo gli under 65 morti per infarto o patologie cardiovascolari, tumori, inquinamento, fumo, alcool o infezioni varie, si arriva oltre i 350 quotidiani. Dunque, i tre/quattro morti al giorno, associati al coronavirus, sono circa un centesimo del totale dei morti giornalieri di malattia in Italia; 2) i dati smentiscono la “estrema contagiosità” del virus. E’ oramai convinzione generale che il virus circoli in Italia da almeno un mese e mezzo. Se i malati conclamati dopo tutto questo tempo non superano ad oggi i tremila  (e anche ipotizzando che i contagiati “silenti” siano almeno il triplo e si giunga ad una cifra di 10 mila persone), tra l’inizio di novembre 2019 e gennaio 2020 i dati dell’ISS e del Ministero della Sanità parlano di almeno un milione e mezzo di “allettati” per influenza “normale” (e nell’intero anno 2019 circa 5 milioni), lasciando supporre che con gli asintomatici il numero  sia stato ancora maggiore. Dunque, milioni di contro a migliaia o al massimo decine di migliaia; 3) anche la percentuale di mortalità viene confutata da molti specialisti. L’assessore regionale alla Sanità lombarda ha detto che tra i casi verificati nella propria regione ben il 50% sono asintomatici. Giovanni Maga, direttore dell’Istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia, ha dichiarato: “Forse per ogni caso rintracciato ce ne sono due che non scopriamo“. E il 28 febbraio l’autorevole New England Journal of Medicine ha sottolineato: ” Se assumiamo che il numero dei casi asintomatici sia molto più alto dei casi riportati, allora il tasso di mortalità potrebbe essere considerevolmente inferiore all’1%”. Il dato fornito dall’OMS, di un 3% o più, è dunque fuori misura perchè calcolato solo sui casi conclamati, nettamente inferiori a quelli reali. Va ricordato comunque che nel 2017 di “normale” influenza sono morte in Italia (dato Istat) 663 persone ma se si tiene conto delle complicazioni polmonari e cardiovascolari si arriva a circa 8 miladi contro all’attuale centinaio, e per giunta con il decisivo punto interrogativo, posto da Borrelli, capo della Protezione civile, secondo il quale “la dipendenza di questi decessi da coronavirus non è ancora stata accertata per nessuna di queste morti“.
Tutti questi elementi inconfutabili avrebbero dovuto spingere verso una normalizzazione dei divieti e delle chiusure. Invece succede il contrario, addirittura si chiudono le scuole per 10 giorni anche dove non c’è neanche un caso di contagio, si vogliono vietare le riunioni e le iniziative persino al chiuso e di poche decine di persone. Mentre nel contempo ogni giorno centinaia di treni portano centinaia di migliaia di persone da Nord a Sud e viceversa, peraltro stipate a mille a mille, altro che un metro di distanza. I supermercati e i centri commerciali sono tutti aperti, e giornalmente vi passano cento volte, in media, le persone che circolano in una scuola e per giunta non “under 20” ma “over 50, 60 e 70” in buona misura. Io sono per l’apertura dei supermercati e per la circolazione dei treni. Ma è insopportabile che vengano chiuse le scuole perchè considerate superflue, così come i musei, le mostre, gli avvenimenti culturali, mettendo oltretutto in estrema difficoltà milioni di famiglie, mentre gli apologeti dell’istruzione a distanza ne stanno approfittando per dimostrare che si può fare un’istruzione senza scuole, e senza docenti, con gli studenti chiusi a casa davanti al proprio computer. E questa chiusura avrà effetti ancor più disastrosi sull’economia, visto che, presa dopo 15 giorni dall’inizio del panico-virus, convincerà anche i più scettici che la situazione stia precipitando. E anche dove non ci sono focolai, milioni di persone eviteranno anche di uscire per andare al cinema, a teatro, nei ristoranti o per riunirsi anche in poche decine. E quei pochi turisti (35 milioni di cancellazioni in una settimana) che ancora volevano venire in Italia annulleranno pure essi le prenotazioni e saremo messi al bando anche nei pochi paesi (i quali peraltro non danno alcuna seria informazione sui “loro” malati) che tenevano ancora le porte aperte agli italiani. E non si tratta solo del turismo (comunque il 14% dell’intera economia nazionale). Stanno crollando decine di migliaia di piccole e medie attività di ristorazione, accoglienza, ospitalità, artigianato, commercio, produzione e diffusione alimentare.
Il perchè di tutto questo lo ha spiegato, quasi in un impeto di sfacciataggine impunita, Conte alla fine della conferenza stampa di ieri. Il vero punto grave, allarmante e drammatico, ha confessato, è quello della pesante insufficienza degli ospedali italiani a garantire il ricovero in terapia intensiva per quella minoranza di pazienti con gravi patologie pregresse o assai in là con l’età che hanno, e avranno, bisogno di terapie e cure speciali, che oggi il sistema ospedaliero, falcidiato – questo lo aggiungiamo noi – dai tagli economici e strutturali nell’ultimo ventennio, dalle privatizzazioni e dalla sciagurata frammentazione regionale, non è affatto in grado di garantire per numeri significativi, come hanno ripetutamente denunciato in questi anni, e come stanno ribadendo in questi giorni, i nostri/e COBAS della Sanità. Ma se così si ammette che sia, gli unici, veri e decisivi provvedimenti  sono: 1) un massiccio investimento, e rapidissimo, nelle strutture per la terapia intensiva e per la rianimazione su tutto il territorio nazionale ma in particolare al Sud che ne è poverissimo; 2) la requisizione momentanea di tutte le strutture private adeguate a tale bisogna; 3) norme di massima precauzione solo per le fasce davvero ad alto rischio, cittadini/e con serie patologie pregresse, anziani e anche persone di ogni età con sistemi immunitari significativamente indeboliti: insomma, per tutti/e coloro che annualmente rischiano di morire , o muoiono a migliaia, durante le “normali” epidemie influenzali (circa 8000 l’anno scorso), senza che nessuno, fino a ieri, ci abbia manco fatto caso.

SOGNO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
un racconto di Marco Cinque

L’altra notte ho sognato di uscire di casa, come fossi in preda a una qualche crisi di astinenza e vagavo in cerca di persone da baciare e abbracciare, ma non c’era nessuno. Percepivo solo sguardi in cagnesco di ombre ostili. Non ero malato, ma lo stesso mi sentivo un appestato, per aver osato esprimere questa mia necessità di vicinanza agli altri. Un incubo insomma.
Nel sogno ho pensato alla natura di questo virus, alle sue ragioni e se avesse qualcosa da insegnarci oppure, come tutti i virus, fosse solo un inciampo dannoso da cancellare dai nostri orizzonti umani.
Di nascosto, ho provato a colloquiare con questo minuscolo mostro, per chiedergli del casino che stava combinando. Lui mi ha risposto a gesti, facendomi capire che non aveva cattive intenzioni e non faceva distinzioni di classe o razziali per essere ospitato: qualunque corpo gli andava bene, prima di essere combattuto, fagocitato e sconfitto dalle difese immunitarie.
Poi, sempre gesticolando, l’infinitesimale, orrida creatura mi ha fatto capire che forse avrei fatto bene a ribaltare la prospettiva di ragionamento, a guardarmi cioè coi suoi stessi occhi: ed eccomi qui, un virus gigantesco che sta infettando il corpo della Terra. Ed ecco la Terra che non riesce a trovare un antidoto,  un vaccino per proteggersi dall’infezione. Ed ecco altri virus minuscoli che cercano di aiutare la loro madre a proteggersi, per contenere il dilagare della malattia che la sta uccidendo.
“Distanza almeno un metro. Vietato baciarsi, vietato abbracciarsi, darsi la mano. È pericoloso”. Le direttive dei governi vengono prese in parola. Dalle motovedette e da veloci imbarcazioni si vedono esseri inumani che colpiscono i loro simili più sfortunati con bastoni lunghi due metri, li crivellano con armi da fuoco, li lasciano affogare alla deriva: “State lontano, non vi vogliamo, siamo già troppi e poi ci infettate con la vostra cultura, con la vostra miseria, con le vostre malattie. Via, andate via, per noi anche voi siete un virus!”
Poi c’è l’altro virus, quello minuscolo, quello vero, che non obbedisce agli ordini, ai muri, ai porti chiusi, ai bastoni lunghi due metri, alle frontiere, agli eserciti, alle promesse di denaro e potere, alle raffiche delle armi più evolute. No, non c’è modo di fermarlo e forse smettere di baciarci e abbracciarci allungherà solo l’agonia in cui ci stiamo dibattendo.
Finalmente mi sveglio, indosso i guanti, la mascherina, guardo il deserto attraverso i vetri della finestra chiusa. Poi accendo la TV, il computer, ascolto spiegazioni che non mi convincono, ma obbedisco comunque, mi rassegno e forse è la cosa migliore da fare.
Poi aspetto, aspetto che queste voci mi diano una «», aspetto di rivedere la porta aperta e sciami di ragazzini che tornano a riempire la scuola. Poi aspetto, aspetto ancora il momento di tornare a dormire, sperando che il sogno stavolta non finisca e che nel suo mondo, finalmente, trovi qualcuno da abbracciare.


ALCUNI LINK
Un testo dei centri sociali del Nord-Est sulla gestione politica e mediatica dell’epidemia di SARS-CoV-2 che si sta diffondendo in Italia
di Vittorio Agnoletto
di Giorgio Beretta
Tra i Paesi che stanno vietando l’ingresso agli italiani per epidemia da coronavirus, alcuni sono tra i maggiori acquirenti di armamenti italiani. Che sia questo il motivo del silenzio della Farnesina?


Una nota di Celestino Panizza (ripresa dal sito di Medicina Democratica)






E COME SEMPRE SEGNALIAMO IL GRAN LAVORO INFORMATIVO (E NON SOLO) CHE SVOLGONO I NOSTRI CUGINI DI COMUNE-INFO: intorno al groviglio di temi qui trattati guardate i post di Gabriele Battaglia, Lanfranco Caminiti, Andrea Capocci, Salvatore Palidda, Enzo Scandurra, Guido Viale (e altre/i)


IL CORONA VIRUS E LE NOSTRE VITE (DI SINISTRA)
di db
«A questo punto sembra opportuno fare qualche considerazione»: così cantava e meditava Pino Masi – di Lotta Continua – al termine della convulsa «Quella notte davanti alla Bussola» (*).
Qualche considerazione «sulle diverse e brutte facce che ci mostra oggi il padrone» … ma al tempo del corona virus, proverò a farla io.
Qui sopra avete letto analisi molto interessanti; come già nei tre piccoli dossier precedenti Il virus del terroreCorona virus: alcuni sguardi diversi dal… e Corona Virus: altri sguardi apparsi in “bottega”.
Io sposterò lo sguardo intorno a me (includendomi) cioè su quello che mi svelano le analisi e i comportamenti delle persone che più spesso frequento: quasi tutte di sinistra (delle varie sinistre) e adulte, più che alfabetizzate oltrechè – almeno presumevo – meglio informate dell’italica “media”.
Prime impressioni.
1 – Mi sorprendo della sorpresa quasi generale. Molte persone intorno a me scoprono che, sul corona virus, le istituzioni e i mass media (con le solite pochissime, ben note, eccezioni) sono ignoranti. Care/cari, possibile che non lo sapeste già?
2 – E mi ri/sorprende come tante persone si siano stupite in queste settimane perchè le istituzioni e il giornalismo mainstream sistematicamente mentono sul corona-virus; ma davvero non vi eravate accorte che dicono bugie (sempre accompagnate da voragini di silenzi e censure) su TUTTE le cose importanti? Se volete aggiungere un fattore quasi comico al dramma pensate che tanti “opinion leader” si mostrano preoccupati perchè quel che accade potrebbe «falsare il campionato di calcio». A parte un salutare “e chi se ne fotte” qualcuno più esperto saprebbe dirmi a quando risale l’ultimo torneo della serie A non truccato? 30 anni fa? Oltre 50?
3 – Qualcuna/o nota che l’informazione ai tempi del contagio è classista. Per esempio nel preoccuparsi più dell’economia (specie privata) che della salute (pubblica) o nel raccontare solo i guai (veri o presunti) di certi Vip oppure nel trovare (o inventare) stereotipati vigliacchi e macchiettistici eroi invece che cercare le vite vere della “gente”. Compagno mio, amica mia non vorrei turbarvi ma funziona così da sempre, anche in “democrazia”. Con qualche rara eccezione soprattutto nei periodi in cui i movimenti erano col fiato sul collo (e con la rabbia negli occhi) sopra la catena di s/montaggio delle notizie. Davvero non avevate mai notato come si chiamano gli inserti di economia dei due giornali più venduti (**) in Italia?
4 – In pochi si accorgono in questi giorni come in Italia le competenze scientifiche di politici e giornalisti siano bassissime. E’ un vanto in questo Paese non avere le nozioni base di scienza. Un ritornello ossessivo confonde scienze e tecnologie. E dovrebbe spaventare che quasi sempre chi parla non sappia la differenza tra prevenzione primaria e secondaria (forse addirittura confonde questo concetto con quello di “stare attenti”) che ignori la scienza come metodo, ricerca, libero pensiero e conosca soltanto la Scienza (maiuscolo regale) come potere, nuova religione, affari d’oro. Quasi sarebbe da ridere fare l’elenco delle ignoranze (e delle censure) di chi – politici e opinion leader – sale in tribuna al tempo dei virus. Questo punto, come il successivo, mi pare dovrebbe essere particolarmente interessante anche per chi non è di sinistra però minimamente “sapiens”.
5 – Ho notato una preoccupante mancanza di logica minima. Faccio un esempio su Imola (la città dove abito): domenica 23 febbraio era previsto, in pieno centro, il consueto «Carnevale dei fantaveicoli», grande e di solito divertente sfilata di carri creati e preparati nelle scuole. E da lunedì 24, il giorno dopo, era programmata e imposta anche a Imola la chiusura di tutte le scuole. Sono stati mantenuti tutti e due gli impegni. La domenica diffondendo il corona virus e dal giorno dopo provando a tenerlo lontano. Nessuno ha notato la follia. Eppure è semplice: una delle due decisioni era sbagliata. Non possono essere tutte e due giuste. Eppure a scuola avete letto «I promessi sposi» e come funziona il contagio: neppure quello?
6 – Quasi posso capire il desiderio di fare scorte per alcuni prodotti (mascherine, disinfettanti et cetera) utili in questo frangente, forse lungo. Accetto pure il “non si sa mai” che si cela dietro chi fa provviste di pasta, pomodoro, olio… Chissà se anche la vendita di fucili è salita negli ultimi tempi? Però l’aumento di moltissimi altri acquisti, ancora più compulsivi del solito, per nulla concerne le emergenze ma è solo il comportamento di noi (scimmie di Pavolv ovvero consumatori) … che se pure produciamo poco o nulla tanto più dobbiamo farci imporre e imporci di acquistare ancora e ancora e ancora e ancora merci, in gran parte inutili e in buona percentuale nocive.
7 – Infine l’isolamento. Ci possiamo scherzare sopra oppure drammatizzare ma se tentiamo una riflessione seria bisognerebbe anche meditare su chi da tempo ha già scelto l’autoisolamento (***) che sia tecnologico o no.
Dopo questi – chiamiamoli, se così vi pare – «7 peccati capitali» di noi contagiati e contagiandi dovrei tirare qualche minima conclusione? Provo.
Una prima conferma è che – con ogni evidenza? – viviamo in un’economia di morte: avvelena uomini, animali e la Terra intera; fabbrica armi (dunque guerre) e produce malattie di massa. E se i governi hanno smantellato la sanità pubblica, se i poteri lavorano all’autonomia “differenziata” non è per un errore ma per una scelta classista e dunque assassina. Come quando i giornalisti non si “accorgono” delle tante altre epidemie che uccidono: in primo luogo la povertà e il lavoro insicuro (in media 8 morti al giorno per tacere delle malattie a lungo termine).
Una seconda conferma: quando cerchiamo le risposte “tecniche” quasi mai le troviamo perchè manca la politica. Se non avete letto «L’epoca delle passioni tristi» di Miguel Benasayag e Gérard Schmit è il caso di farlo; anche se non siete “operatori sociali” il libro è prezioso perchè indica un contesto e un metodo.
Quando ci diranno – o ci diremo da soli – che dopo il corona virus «nulla sarà più come prima» non crediamoci. Ricordate la mucca pazza, l’11 settembre e così via? Poi tutto è rimasto come prima, salvo che per ristrette minoranze pensanti. E rammentate le prediche dementi su «i terroristi non cambieranno il nostro stile di vita»? Altre stronzate. Nulla per ora – neppure la catastrofe climatica sotto il nostro naso o le guerre che dilagano ovunque – sta cambiando il folle stile di vita che affligge questa parte del mondo: «lavora, consuma, crepa» e soprattutto non pensare, non sognare e ora neppure abbracciare. E’ l’Occidente «e tu non puoi farci nulla», bellezza mia. Anche se io da anni ho cambiato una vocale e lo chiamo Uccidente. Ma una vocale da sola è poco più che uno sberleffo al potere.
Mentre i nostri s/governanti (fiiiiguriamoci la Meloni) soffiano sul nazionalismo più demente, fra i bipedi pensanti del “bel-Paese” qualcuna/o gode per il “contrappasso”: rifiutavamo le navi dei disperati e le abbandonavamo in mare? E rinchiudevamo gli stranieri (non i criminali) in luoghi dalle sigle mutevoli ma dall’ingiustizia immutabile? Adesso che tocca a qualche vacanziero italiano andare a spasso senza approdo e/o finire in quarantena forzata… sento dire che “capiremo la lezione”. Non credo proprio. La storia, con il contorno della cronaca, è una severa maestra se la si studia e la si capisce: finora non è il caso dell’Italia come mostrano le mille rimozioni di comodo per immaginarci sempre «italiani brava gente».
Ciò che ho fin qui scritto è la scoperta dell’acqua calda? Per qualcuna/o forse sì ma se devo vedere i comportamenti di chi ho intorno è tutto da verificare. Penso che siamo ancora dalle parti del libro (1964, se non lo sapete) «Apocalittici e integrati» di Umberto Eco. Ovvero di fronte a ogni situazione sembra che si possa solamente scegliere l’obbedienza totale e acritica ai poteri oppure il rassegnarsi all’inevitabile catastrofe, l’Apocalisse appunto. Io invece penso che una scelta rivoluzionaria o riformistica sia sempre possibile. O almeno: per una trentina d’anni circa; poi sarà davvero troppo tardi … ma allora il problema non sarà di integrati e apocalittici ma di già morti e moribondi.
Che fare?
Studiare per esempio. Un minimo di alfabetizzazione scientifica e ovviamente politico-sociale. Qualche ideuzza ce l’avrei, magari se ne riparla.
E poi quella oscenità indicibile, parolaccia assoluta: organizzarsi, fare politica.
Vivendo intanto con la lentezza necessaria, cercando la saggezza possibile e gli abbracci indispensabili, indirizzando bene la rabbia. Disobbedendo, boicottando, sabotando il sistema ogni giorno.

Come finiva la canzone di Pino Masi citata all’inizio? Ah sì: «Non ci resta che ribellarci e non accettare il gioco di quella loro libertà che per noi vale ben poco».




da qui


aggiungo io:

Questo virus ci fa capire quanto è fragile il nostro mondo, siamo come quella patata irlandese della prima metà del 1800, solo che allora esistevano tanti tipi di patate e la carestia si fermò all’Irlanda. oggi che tutti siamo uguali e con il cibo si omogeneizza la tempesta perfetta è solo rimandata.
Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, il contagio di coronavirus è un esempio concreto.
Rianimatori ed anestesisti dicono chi bisogna lasciar morire, i più vecchi probabilmente morirebbero comunque. si lascino andare all’altro mondo. Date le risorse (scarse) bisogna scegliere.
Domande:
esistono spazi e apparecchiature di terapia intensiva nelle cliniche private? nessuno ha proposto di requisirle?
e nessuno ha pensato a come finanziare l’enorme crisi economica, lavoratori privati, e precari, e autonomi senza reddito per un bel po’?
si chiede l’elemosina all’Europa matrigna, che finanzia miliardi al serial killer turco Erdogan, e l’Europa storce il naso (fino a che la Germania e la Francia non avranno morti a centinaia e migliaia)?
perchè nessuno parla di un’imposizione straordinaria e fortemente progressiva su redditi e patrimoni?
non sarà che come Scrooge tutti i riccastri pensano di portare i soldi nella tomba?
almeno Ebenezer Scrooge alla fine ha capito, ma i nostri potenti e riccastri non lo capiranno mai.
al massimo elargiranno qualche elemosina dalle loro fondazioni.
e qualcuno si è ricordato dei milioni di morti che l’inferno economico e militare provocano ogni anno? beh, certo, non li vediamo e se proprio ce lo urlano (i migranti lo fanno tutti i giorni) chiudiamo occhi, orecchie e bocca.

1 commento:

  1. Perche´ signor Bernocchi ? Anche il governo tedesco ha chiuso tutte le scuole(e per ben 3 settimane, non per 10 giorni come nel suo Paese) e anche gli asili e per il pubblico sono chiusi: Bar, Clubs, Discoteche, Bistro e altri locali simili, teatri, Sale da Concerto, Cinema, Musei e simili, Zoos, Fiere, Mostre, Parchi gioco di ogni tipo, Mercati, Ludoteche, Case di Piacere.

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