martedì 17 marzo 2020

David Berman canta

David Berman, quando un poeta se ne va - Massimo Rota

La grandezza di David Berman risiede nel fatto di essere un poeta raffinato che riesce a farsi comprendere da tutti. Lo si poteva già ipotizzare ascoltando la sua musica prima con i Silver Jaws (fino al 2009, quando chiuse l’esperienza) e poi in quel capolavoro di Purple Mountains, uscito l’anno scorso. Un album da brividi, con la sua magnetica voce che ci racconta cos’è la vita, perché finisce un amore e come la felicità si allontana, inesorabilmente scivola via (qui sotto c’è il video della lancinante All My Happiness Is Gone). Si rimane turbati per come David si presenti nudo e indifeso dopo la fine del suo matrimonio. Lui è sempre stato così: sincero, fuori dagli schemi, appartato ma pronto a mettersi completamente in gioco. Nel decennio che è rimasto lontano dalla musica ha percorso altre vie: racconti, poesie e fumetti gli hanno permesso di esplorare la sua anima. Da poco è tornato disponibile su Amazon Actual Air il suo debutto come poeta (datato 1999). Un viaggio attraverso una memoria condivisa, uno sguardo alla John Ashberry, con una consapevolezza della cultura pop e una sensibilità ai dettagli del mondo post postmoderno impressionanti. Il sogno di un’etica, il proprio esistere dinanzi a una vita sconosciuta che non si fa prendere. Rivedere la donna un tempo amata o le sue cose significa scoprire la sua inesistenza, ieri ancora più che oggi. E c’è spazio per i trascurati e apparentemente ordinari particolari della vita quotidiana – dalla valigia di una fidanzata in partenza a una presa elettrica…In un’infinita gamma di echi e richiami, tutte le poesie si incidono con un tratto netto e insieme oscuro, dove precisione e la bellezza del segno si sposano all’ossessione di fondo, al male di vivere. Berman ci fa attraversare stanze misteriose in cui si passa dal nulla all’assunzione di responsabilità: “I cant remember being born / and no one else can either /even the doctor who I met years later / at a cocktail party” (da Self-Portrait at 28). Per lui il vero assurdo è nel costringersi a non accettare le cose per quello che appaiono. Per questo la scrittura ha il primo posto nella vita (spesso declinata in eleganti e raggelati distici), è il massimo di una tecnica di resistenza. In una parola ancora la forza, il narrare le cose come se si decorasse, per accogliere tutto ciò che è, senza più legarlo ai nostri pensieri. Del resto “per uscire da un vicolo cieco bisogna prenderne un altro” scrive Robert Pinget in Monsieur Songe. Lo scorso 7 agosto, a tre giorni dalla partenza del tour per Purple Mountains, David Berman si è impiccato nella sua casa di Brooklyn. Aveva 52 anni e non ha lasciato biglietti di spiegazioni.


      



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