E' finito l'incubo per il giornalista Pablo Gonzalez. Ieri è stato rilasciato dopo due anni e cinque mesi di carcere duro in Polonia, durante un grande scambio di detenuti tra Russia e Occidente collettivo. L'accordo è stato mediato dalla Turchia e ha coinvolto, oltre Russia e Stati Uniti, anche Polonia, Bielorussia, Germania e altri Paesi europei. Sono stati liberati di 26 prigionieri, tra cui due bambini, nella proporzione 2 a 1. Il legale di Gonzalez, l'avvocato Gonzalo Boye ha dichiarato che si è trattato di uno scambio "giornalista per giornalista". Ciò significa che Pablo Gonzalez è stato scambiato con i giornalisti statunitensi Evan Gershkovich del Wall Street Journal e Alsou Kurmasheva di Radio Svoboda/Free Europe, un organo di stampa europeo collegato a Washington.
Boye, avvocato cileno con base in Spagna, noto per il caso Snowden, ha
sottolineato che a differenza di altri detenuti, Gonzalez non ha mai ricevuto
una condanna, né è mai stato processato, né l'accusa è mai riuscita a formulare
dei capi di imputazione.
Il suo caso è stato colpito dalla congiura del silenzio dei media in
Europa. Arrestato in Polonia il 27 febbraio 2022 al confine con l'Ucraina,
mentre documentava il dramma dei civili che scappavano dalla guerra, ha subito
la detenzione in regime di carcere duro, nella prigione di massima sicurezza di
Radom, a 70 chilometri da Varsavia.
Per lui è stato disposto il regime di isolamento ed
"incomunicado", in cella 23 ore al giorno, con una sola ora d'aria in
un cortile di sette metri per quattro, senza alcun contatto con altri detenuti.
La moglie Ohiana Goiriena, che in Spagna è stata riferimento delle campagne di
solidarietà per la sua liberazione, spiega che per diversi mesi non le hanno consentito la comunicazione con il
marito. E' stato concesso solo lo scambio epistolare, con lettere che
arrivavano dopo due mesi dalla data di spedizione e che portavano il sigillo
rotto: sottoposte alla censura carceraria. Non era consentita la comunicazione
per telefonica e in questi due anni e mezzo Ohiana ha potuto vedere il marito
solo tre volte, per poche ore. La prima volta a novembre 2022, otto mesi dopo
l'arresto. A Pablo non è mai stato permesso in questi anni di parlare con i
suoi figli.
Le sue condizioni di prigionia non hanno suscitato l'attenzione dei
sedicenti paladini dei diritti umani e libertà di stampa, sempre preoccupati,
invece, di tutelare le violazioni perpetrate dai Paesi ostili agli USA.
Il suo legale, nella prima
dichiarazione dopo lo scambio, ha precisato che sul rilascio hanno
pesato le ragioni umanitarie. Inoltre Boye ha sottolineato che i negoziati sono
stati condotti solo da Mosca, la Spagna non vi ha preso parte. "La Spagna
non solo non ha partecipato ai negoziati per la liberazione – ha spiegato Boye
a RT – ma ha inviato (alla Polonia, ndR) report di intelligence contro Pablo e
contro il suo avvocato".
Le ragioni della persecuzione di Pablo Gonzalez
Il giornalista spagnolo Pablo Gonzalez è stato detenuto tutto questo tempo
per una solo ragione: essere scambiato con cittadini statunitensi detenuti in
Russia. Dopo aver assistito allo scambio di ieri, avvenuto nell'aeroporto di
Ankara, si può affermare con ragionevole certezza che Gonzalez era stato
inserito in un fondo di scambio. In virtù di ciò, la Polonia ha prorogato per
n-volte e senza nessuna prova la sua detenzione preventiva. Si può intuire che
Varsavia abbia ricevuto ordini direttamente da Washington. Come dire: gli
interessi imperialisti degli Stati Uniti prevalgono sull'ordinamento
giudiziario dei Paesi europei, uno dei tre poteri indipendenti su cui si
costruisce l'architettura di ogni democrazia liberale.
Il problema non riguarda soltanto la Polonia ma anche la Spagna che, a
quanto afferma Boye, non solo non ha tutelato un suo cittadino, ma in mancanza
di prove ha fornito in segreto alla giustizia polacca quegli elementi utili a
giustificare il prolungamento della sua detenzione.
Andiamo con ordine. Pablo Gonzalez è stato arrestato con l'accusa di essere
una spia del Cremlino. Come prova era stato inizialmente presentato il suo
passaporto russo, con il nome di Pavel Rubtsov. Ma Pablo Gonzalez ha un
passaporto russo con un nome russo, per il semplice fatto che è russo. Pablo
infatti è il nipote di un niño de guerra, come erano chiamati i figli dei
partigiani della guerra civil española, che venivano evacuati in Unione
Sovietica. È nato in Russia nel 1982 e successivamente si è trasferito con la
madre in Spagna, dove ha preso un cognome spagnolo. Lo ius sanguis vigente in
Europa gli ha garantito la cittadinanza spagnola fin dalla nascita.
Da giornalista, dunque, Pablo si è specializzato nel mondo post sovietico,
lavorando per emittenti spagnole come Publico e La Sexta. Ha documentato la
guerra in Donbass da entrambi i lati. Per il suo lavoro da reporter di guerra è
stato accusato dalla Polonia di condurre "operazioni a beneficio della Russia,
approfittando del suo status di giornalista".
Boye afferma che "non solo Pablo non è mai stato condannato, ma quasi
in due anni e mezzo le autorità polacche non sono stati in grado di provare
nulla contro di lui".
In assenza del benché minimo indizio, a maggio del 2023 venne accusato da
una rivista dell'opposizione russa, Agentzvuo, di spiare la figlia di Nemtzov.
La rivista tirò fuori delle "rivelazioni" talmente poco attendibili
che non servirono alla giustizia polacca neanche a fabbricare prove false per
il processo (mai celebrato)
La messa in scena fu sostenuta anche da Novaya Gazeta, l'iconica rivista
russa simbolo della lotta per la libertà di stampa contro la repressione.
Ironico, vero?
Pablo Gonzalez è stato arrestato perché russo ed è stato liberato grazie al
lavoro diplomatico della Russia. In quanto cittadino russo è tornato nel suo
Paese natale. Non è noto se potrà tornare in Spagna e se sarà al sicuro
nell'UE. Appena potrà rilascerà dichiarazioni alla stampa.
L'Europa non ha avuto alcuna remora a sacrificare la libertà di un
giornalista spagnolo sull'altare delle necessità imperiali di Washington, che
può deliberatamente decidere di privare un cittadino europeo della sua libertà
ed utilizzarlo come moneta di scambio. La drammatica esperienza di Pablo
Gonzales della moglie Ohiana e dei suoi figli, privati per così tanto tempo
dell'amore paterno, non solo è un'enorme vergogna dell'Europa e del giornalismo
europeo ( i tanti colleghi europei di Gonzalez non hanno mostrato alcuna
solidarietà nei suoi confronti), ma getta un'ombra inquietante sullo stato di
diritto e sulla sicurezza di tutte e tutti nel "giardino europeo".
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