Quella
finanziaria è solo la più evidente delle multiple crisi che stiamo vivendo:
economica, sociale, ambientale, di democrazia. La finanza dovrebbe essere uno
strumento al servizio dell’economia e dell’insieme della società. Oggi questo
ruolo è andato quasi del tutto smarrito. La finanza si è in massima parte
trasformata in un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve
tempo possibile. Il PIL, la ricchezza “reale” prodotta nel mondo, è di poco
superiore ai 60.000 miliardi di dollari l’anno. Una singola banca statunitense
detiene strumenti derivati – alla base di buona parte delle attività
speculative – per un nozionale che si aggira sui 78.000 miliardi di dollari.
Complessivamente quattro banche controllano un ammontare di derivati intorno ai
200.000 miliardi di dollari. “L’eccessivo” debito pubblico italiano, una delle
prime dieci economie del pianeta, è circa l’1% di questa cifra.
Gli esempi potrebbero essere diversi altri. Giganteschi capitali
ruotano freneticamente alla ricerca di profitti nel brevissimo termine, mentre
una parte sempre più rilevante della popolazione, nel Nord come nel Sud del
mondo, è totalmente esclusa dall’accesso al credito e dai servizi finanziari.
Le stesse fasce più deboli su cui in massima parte ricadono gli impatti delle
crisi e degli eccessi di questo sistema finanziario. Un sistema che va in crisi
nel 2007 negli USA, trascinando l’intero pianeta nella peggiore recessione
degli ultimi decenni.
Dopo lo scoppio della crisi il mostruoso debito creato dalla
finanza speculativa per moltiplicare i profitti eludendo regole e controlli
viene trasferito agli Stati, poi da questi passa ai cittadini. Oggi non c’è nessun
altro su cui scaricarlo. Siamo rimasti con il cerino in mano e dobbiamo pagare
il conto. Ed è un conto estremamente salato in termini di tagli al welfare e
allo Stato sociale, disoccupazione, precarietà e rimessa in discussione di
diritti dati per acquisiti. Al culmine del paradosso siamo chiamati a stringere
la cinghia e accettare tali sacrifici perché occorre “restituire fiducia ai
mercati”, come se all’opposto non fosse questa finanza a dovere radicalmente
cambiare rotta per riconquistarla, la nostra fiducia…
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