sabato 27 aprile 2013

Cambiare rotta: dalla finanza-casinò a uno strumento al servizio della società - Andrea Baranes


Quella finanziaria è solo la più evidente delle multiple crisi che stiamo vivendo: economica, sociale, ambientale, di democrazia. La finanza dovrebbe essere uno strumento al servizio dell’economia e dell’insieme della società. Oggi questo ruolo è andato quasi del tutto smarrito. La finanza si è in massima parte trasformata in un fine in sé stesso per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile. Il PIL, la ricchezza “reale” prodotta nel mondo, è di poco superiore ai 60.000 miliardi di dollari l’anno. Una singola banca statunitense detiene strumenti derivati – alla base di buona parte delle attività speculative – per un nozionale che si aggira sui 78.000 miliardi di dollari. Complessivamente quattro banche controllano un ammontare di derivati intorno ai 200.000 miliardi di dollari. “L’eccessivo” debito pubblico italiano, una delle prime dieci economie del pianeta, è circa l’1% di questa cifra.
Gli esempi potrebbero essere diversi altri. Giganteschi capitali ruotano freneticamente alla ricerca di profitti nel brevissimo termine, mentre una parte sempre più rilevante della popolazione, nel Nord come nel Sud del mondo, è totalmente esclusa dall’accesso al credito e dai servizi finanziari. Le stesse fasce più deboli su cui in massima parte ricadono gli impatti delle crisi e degli eccessi di questo sistema finanziario. Un sistema che va in crisi nel 2007 negli USA, trascinando l’intero pianeta nella peggiore recessione degli ultimi decenni.
Dopo lo scoppio della crisi il mostruoso debito creato dalla finanza speculativa per moltiplicare i profitti eludendo regole e controlli viene trasferito agli Stati, poi da questi passa ai cittadini. Oggi non c’è nessun altro su cui scaricarlo. Siamo rimasti con il cerino in mano e dobbiamo pagare il conto. Ed è un conto estremamente salato in termini di tagli al welfare e allo Stato sociale, disoccupazione, precarietà e rimessa in discussione di diritti dati per acquisiti. Al culmine del paradosso siamo chiamati a stringere la cinghia e accettare tali sacrifici perché occorre “restituire fiducia ai mercati”, come se all’opposto non fosse questa finanza a dovere radicalmente cambiare rotta per riconquistarla, la nostra fiducia…

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