domenica 21 aprile 2013

La Liberazione alla rovescia -Franco Arminio


La sinistra è arrivata col polso debolissimo sul ring delle elezioni presidenziali. Ha messo i guantoni e ha cominciato a combattere con se stessa. Gli avversari non sono saliti sul ring. L'Italia clericale e fascista non combatte a viso aperto, gli basta che vengano garantiti i propri interessi. E se questo lavoro lo fa un ex comunista non c'è problema. L'elezione di Napolitano per come è maturata è la pagina più nera della nostra storia, un venticinque aprile alla rovescia: dalla liberazione alla mummificazione. Ora quel filo di sinistra che c'è in Parlamento deve a guardare a tutta la sinistra che c'è nel paese. Ora si può fare un partito che sia ispirato a una democrazia profonda. Attento all'Europa, ma ma più ancora ai territori. Innervato dalla dimensione locale e non dai giochi di palazzo. L'elezione di Napolitano azzera di fatto il Partito Democratico e finisce un lungo equivoco. La sinistra si organizzi in un partito che non abbia nessuna compiacenza per il berlusconismo e nemmeno per gli estremisti della moderazione che allignano al centro. L'Italia ha bisogno di un vero conflitto democratico, non di agonizzanti che si prestano soccorso. Abbiamo una figura come Fabrizio Barca che può essere un ottimo punto di coagulo. Non abbiamo bisogno di un leader che parli per slogan e non abbiamo bisogno neppure del comunismo all'antica. Una sinistra radicalmente ecologista, una sinistra per niente supina alle suggestioni della grande finanza. Una sinistra che organizza il suo popolo, che unisce scrupolo e utopia, che fa politica e cultura, che amministra e crea senso, voglia di futuro. Non sarà facile, non sarà un lavoro di pochi mesi, ma non si può più restare in attesa di quello che fanno i vecchi dirigenti del Pd. Se Grillo ha preso un quarto dell'elettorato, non si capisce perché un partito veramente di sinistra non possa prendere la maggioranza dei voti. L'Italia laida e meschina esiste e va affrontata. Senza conflitto, senza sinistra, marciremo in una palude che potrebbe diventare definitiva.

4 commenti:

  1. come già scritto, non credo nella scissione del PD.
    nella sua radicale, totale, rifondazione sì. questa sarà la condizione imprescindibile per la sopravvivenza di una sinistra in Italia.

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  2. io spero nella totale scissione, nello stesso partito chi vuole un governo con Berlusconi e chi no, non è come essere del Milan o dell'Inter, poi tutto si digerisce, ma te lo vedi Civati a fare il sottosegratario di Gelmini, o Puppato nello stesso governo con Santanchè?

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  3. guarda, il governo con il PDL fa ribrezzo a molti e mette molti in enorme difficoltà, me compreso.
    ma abbiamo alternative?
    lo so che ci siamo cacciati in questo disastro da soli, ma ora abbiamo alternative?
    no, dico: se almeno M5S desse un segnale, uno solo. dopo, mica problemi a sbattere la porta in faccia a Berlusconi. anzi, lo auspico! ma alternative ci servono... ci serve un governo, quindi ci serve M5S.
    oppure vogliamo andare ad elezioni, ridurre il PD al 10%, MS5 -se va bene- al 15% ed il PDL con una maggioranza strabordante in entrambe le camere?

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  4. ma che segnale vuoi che dia il M5S, pensi che il PD sarebbe compatto in un governo con loro, o ci sarebbero i franchi tiratori?
    e per chi non votasse il governo con il PdL ci sarebbero le espulsioni, o l'emarginazione
    e per chi non votasse il governo con il M5S si parlerebbe del sano diritto di critica

    è un gioco truccato, per questo penso che se il PD si spezzasse ci sarebbe più chiarezza.

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