…La realtà vista da Grillo
è difficilmente confutabile: è la sconfitta, enorme, vissuta sabato dall'Italia
del rinnovamento. E il trionfo, non meno vistoso, dei piani del demiurgo di
Forza Italia: il Pd ridotto molto democraticamente in ginocchio; poi un governo
di larghe intese; poi la vittoria elettorale del Pdl. E all'orizzonte, non
lontano: Berlusconi capo dello Stato. Parlando alle Camere, lunedì, Napolitano
ha definito perfettamente consona alla democrazia europea la coalizione
"tra forze diverse". L'orrore che essa suscita, l'ha analizzato in
termini psicologici: è una "regressione" faziosa. Un'immaturità
smisuratamente tenace. Mai Berlusconi è stato così banalizzato. Mai è apparso
lo statista che solo nevrotici bambinizzati avversano.
Ma Grillo sa qualcosa di più. La morte della sinistra italiana, prima innescata dal rifiuto di 5 Stelle di accettare un comune governo, poi accelerata dal no del Pd a candidati di svolta, suggella l'apoteosi, più vasta, di chi da tempo vede l'Europa assediata da dissensi cittadini subito bollati come populisti, quindi euro-distruttori. La speranza che l'Unione cambi, anche su spinta italiana, certo non scompare: presto, nel giugno 2014, voteremo per un Parlamento europeo che finalmente designerà chi sta al timone, alla Commissione di Bruxelles. Ma in Italia è stasi. Il folle volo degli innovatori, come quello di Ulisse verso virtute e canoscenza, da noi s'infrange, e il mare dello status quo sopra di lui si chiude.
Le due cose vanno insieme: la rifondazione delle democrazie, ferite dalle terapie anti-crisi, e un bene pubblico comunitario che i cittadini europei possano far proprio, e influenzare. Chi si batte su ambedue i fronti è chiamato populista perché semplicemente s'è messo in ascolto dei popoli indignati, grandi assenti nelle oligarchie che fanno e disfano l'Unione…
Ma Grillo sa qualcosa di più. La morte della sinistra italiana, prima innescata dal rifiuto di 5 Stelle di accettare un comune governo, poi accelerata dal no del Pd a candidati di svolta, suggella l'apoteosi, più vasta, di chi da tempo vede l'Europa assediata da dissensi cittadini subito bollati come populisti, quindi euro-distruttori. La speranza che l'Unione cambi, anche su spinta italiana, certo non scompare: presto, nel giugno 2014, voteremo per un Parlamento europeo che finalmente designerà chi sta al timone, alla Commissione di Bruxelles. Ma in Italia è stasi. Il folle volo degli innovatori, come quello di Ulisse verso virtute e canoscenza, da noi s'infrange, e il mare dello status quo sopra di lui si chiude.
Le due cose vanno insieme: la rifondazione delle democrazie, ferite dalle terapie anti-crisi, e un bene pubblico comunitario che i cittadini europei possano far proprio, e influenzare. Chi si batte su ambedue i fronti è chiamato populista perché semplicemente s'è messo in ascolto dei popoli indignati, grandi assenti nelle oligarchie che fanno e disfano l'Unione…
il fatto che sia difficilmente confutabile non significa che sia corretta.... ho già parlato, da me, di "paranoia".
RispondiEliminadefinizione non del tutto peregrina, visto che in questa realtà c'è anche un netto contributo di Grillo.
la coalizione è un "orrore", d'accordo. allora perchè M5S non la evita?
giriamo sempre attorno allo stesso punto.
così, anche riformare l'UE è un intento meritevole. ma parliamo di riforma o di distruzione?
se le fondamenta sono solide si può ristrutturare, se non lo sono occorre buttare giù tutto e ricostruire da capo, direbbe Chance il giardiniere:)
RispondiEliminae secondo te vale la pena buttare giù tutto?
RispondiEliminala direzione dev'essere, secondo me, quella di accantonare l'euro, e di fare prima un'unione politica.
RispondiEliminaoggi la moneta non viene gestita da un organismo che ha un qualche legame con la realtà di popoli ed elezioni.
è un pilota automatico, e a me questo concetto ricorda lo "Stranamore" di Kubrick.
farei una costituzione il cui primo articolo sia: tutti i bambini hanno diritto ad essere istruiti, cibati e vestiti, senza distinzione di nazionalità, sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
sono d'accordissimo che dobbiamo dare priorità alla politica, ma non andrei ad eliminare la moneta: sarebbe fare un salto indietro enorme ed ingiustificato.
Eliminaed avrebbe conseguenze disastrose per molte nazioni,italia inclusa.