Qualche giorno fa si è sfilato la fascia tricolore da sindaco non
appena la processione religiosa cui stava partecipando si è fermata davanti
all'abitazione di un ammalato parente del boss della camorra casalese Francesco
Bidognetti. Oggi Raffaele Vitale, giovane sindaco in quota Pd di Parete
(Caserta), afferma con convinzione: "quel gesto lo rifarei in qualsiasi
momento; non sono un paladino della giustizia, ma quella sera non ci ho pensato
un secondo a togliermi la fascia che rappresenta lo Stato, ritengo fosse un
atto dovuto e doveroso verso i cittadini vista l'aria di sfiducia che si
respira in tutta Italia e in particolare nelle nostre terre martoriate dai clan
ma anche dalla mancanza di lavoro e opportunità. Molti concittadini infatti
hanno sostenuto la mia scelta".
Per Vitale è anche e soprattutto una questione di coerenza.
"Sono riuscito - spiega - ad ottenere la villa confiscata al boss
Bidognetti dove a maggio organizzeremo una mostra, ho intitolato il
poliambulatorio al medico Gennaro Falco, vittima innocente della camorra
(ucciso nel 1993, ndr); che esempio avrei dato ai cittadini se mi fossi fermato
con il resto della processione quella sera? Capisco il parroco (don Emilio
Tamburino, ndr), che deve tener conto di valori cristiani come la pietà e la
solidarietà, ma come sindaco rappresento le istituzioni, e la camorra deve
sapere che qui facciamo sul serio".
Non si sente in trincea Vitale, nemmeno rispetto al suo partito,
inizialmente un pò freddo nell'attestargli la vicinanza dopo il suo gesto.
"I vertici provinciali mi hanno chiamato in questi ultimi giorni. Il Pd è
impegnato nella lotta contro i clan, ma è necessario anche che abbia una linea
politica netta e chiara, ora assente, per risolvere i problemi sociali che
attanagliano il nostro territorio. Senza lavoro i clan avranno sempre
manodopera". Per Vitale dunque c'è ancora molto da fare. "Le
istituzioni devono fare di più sotto il profilo culturale, questo è il momento
visto che tra i cittadini c'è la voglia di cambiare" conclude.
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