…Don Torta ha scritto ai suoi parrocchiani che queste morti si
devono assolutamente interrompere – nel Veneto si contano 65 suicidi legati
alla crisi economica – e per fermare questo tributo di vita umane prendere i soldi ai ricchi non è un peccato.
“Che
non capiti mai che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io
per primo, lo aiuterò a prendersi quanto gli serve per sopravvivere da chi si è
arricchito sulla pelle dei poveri”. Don Torta aggiunge: “Oggi l’emergenza vera
è il lavoro, sono cose che non stanno né il cielo né in terra queste, bisogna
fare una rivoluzione, i politici devono mettere da parte l’orgoglio, trovare un
compromesso per due anni e risollevare la nazione”. Nel suo messaggio sul
foglio domenicale della parrocchia il parroco veneziano si era rivolto
direttamente alla coppia di Civitanova Marche, chiedendogli scusa in modo
accorato e toccante. “Ieri», scrive il parroco, «quando ho letto del biglietto
dove marito e moglie dicevano “scusateci ma abbiamo una dignità”, mi sono
sentito annichilito, meno di niente. Questo è un macigno che dobbiamo tutti
portarci sulla coscienza, perché quanto successo, anche se in tono minore, ci
sta attorno, quasi sempre vediamo simili situazioni ma non vogliamo guardarle e
saperne portare il peso». «Non siete voi, fratelli nostri», dice rivolto alla
coppia, «che dovete chiedere scusa a noi: siamo noi che dobbiamo chiedere
perdono a voi se siete arrivati a questo punto di disperazione da togliervi il
dono più grande che è la vita. È vero, tutti abbiamo problemi e la vita è
diventata difficile, ma per molti è faticosamente sopportabile e per alcuni è
davvero insopportabile e tutti ne siamo corresponsabili: anche se ci diciamo
cristiani di fatto non lo siamo e le nostre preghiere sono intrise del sangue
di Caino, che ha rifiutato di essere il custode di suo fratello.”
Le parole di Don Torta non hanno lasciato
indifferente il patriarcato di Venezia, che ha espresso condivisione per il
messaggio di dolore lanciato dal parroco di Dese. Monsignor Valter Perini, vicario
episcopale per l’evangelizzazione, si è espresso in termini altrettanto netti,
sposando il pensione del prelato: «Questo è il grido di dolore di un pastore
che, come ha detto Papa Francesco, ha l’odore delle pecore». Monsignor Perini,
nelle sue dichiarazioni riportata da “Repubblica”, cita la teologia
morale della chiesa: “Quando una persona è ridotta agli stenti può appropriarsi
di un bene altrui e procurarsi il cibo necessario per vivere. Ciò che ruba non
è furto è l’applicazione del diritto naturale primario. Dio ha destinato i beni
della terra universalmente a tutti gli uomini. La strada migliore è quella di
trovare chi ti aiuti con forme di legalità, ma la dottrina della chiesa parla
chiaro”.
ho letto anche io l'intervento e prontamente diffuso. certo, resta da capire come ed in che misura... mica che 100.000 Euro sono uno scandalo.
RispondiEliminaperò è uno sprono interessante
penso al giubileo:
RispondiEliminaNon c'è dubbio che con la proposta del giubileo, così come nelle leggi dell'anno sabbatico e dei giorno di riposo, si cerca di modellare una società le cui relazioni socioeconomiche siano giuste, e tutto ciò legittimato da Dio, descritto come liberatore. La redistribuzione della terra, la remissione dei debiti, la liberazione degli schiavi, il riposo della terra e dei lavoratori non mirano, in una realtà che ne ha bisogno, che a questo…(http://xoomer.virgilio.it/ikthys/giubileo.htm)