Il Libano è ancora scosso da due ondate di esplosioni di cercapersone e
walkie-talkie, attribuite a Israele, che hanno ucciso 32 persone e ne hanno
ferite altre migliaia.
Sebbene Israele non abbia rivendicato la responsabilità degli attacchi, le
voci pro-Israele si sono affrettate a lodare l'attacco come un ottimo esempio
dell'abilità del Paese nel condurre attacchi chirurgici che colpiscono i suoi
nemici senza infliggere danni collaterali.
Questo nonostante il fatto che negli attacchi siano stati uccisi due
bambini e feriti numerosi civili, con conseguente condanna da parte dei gruppi
per i diritti che sostengono che la natura indiscriminata delle armi potrebbe
violare le leggi di guerra.
Una fonte vicina a Hezbollah ha dichiarato a Middle East Eye che i
cercapersone sono stati utilizzati da una “vasta rete di persone, tra cui
amministratori, operatori medici, paramedici, operatori dei media e altri
membri civili”.
“Di solito vengono utilizzati per impartire direttive, convocare riunioni,
per le emergenze o per lo stato di allerta”, ha spiegato la fonte.
Ma questa non è certo la prima volta che Israele usa metodi poco ortodossi
in stile trappola esplosiva per colpire il Libano, né è il primo esempio di
civili e bambini mutilati e uccisi con tali armi.
MEE analizza questa storia controversa.
Bombe a grappolo e mine terrestri
Più di un milione di bombe a grappolo sono state disseminate nel Libano
meridionale a seguito degli assalti israeliani al territorio nel corso degli
anni.
Dal conflitto del 2006 tra Israele e Hezbollah, che ha visto un uso senza
precedenti di queste armi ampiamente vietate, molte persone sono state uccise
in Libano dopo averle ritrovate.
Molti bambini che giocano nella regione hanno trovato queste munizioni
inesplose.
“Sembrano innocue, soprattutto per la mente curiosa di un bambino”, spiegò
nel 2006 Chris Clark del Centro di coordinamento dell'azione antimine delle
Nazioni Unite (UNMACC) in Libano.
“Sono piccoli, si nascondono facilmente tra le macerie o i detriti dei
bombardamenti. Ci accorgiamo che i bambini le raccolgono inconsapevolmente e
poi, purtroppo, ne subiscono le ferite”.
Sia il Libano che Israele sono tra i 33 Paesi che non hanno firmato la Convenzione
per la messa al bando delle mine antiuomo (APMBC).
Israele ha occupato il Libano meridionale tra il 1982 e il 2000 e in quel
periodo ha piazzato centinaia di migliaia di mine.
Quando se ne andò, si ritiene che circa 37.000 acri del Libano fossero
contaminati da mine inesplose ed esplosivi improvvisati piantati dalle diverse
parti coinvolte nella guerra civile libanese.
Nel 2023, le attività di sminamento avevano liberato circa l'80% di
quest'area dagli esplosivi.
La necessità di proteggere i bambini del Libano meridionale dalle mine e
dalle bombe a grappolo ha portato ad alcune soluzioni innovative, tra cui il
coinvolgimento di gruppi di clown per educarli ai pericoli degli ordigni
inesplosi.
Tuttavia, secondo Mine Action Review, il lavoro di rimozione delle mine è
stato sospeso a causa dello scoppio delle ostilità tra Israele e Libano da
ottobre.
“Di conseguenza, il Libano non è in grado di rispettare la scadenza per la
bonifica dell'articolo 4 della Convenzione sulle munizioni a grappolo (CCM), prevista
per il 1° maggio 2026, e alla capacità attuale prevede che non rispetterà i
suoi obblighi fino al 2030”, si legge nel sito.
Bombe nei giocattoli
Ma dagli anni '90 circola anche un'accusa molto più sinistra: quella di
bombe sganciate dagli aerei israeliani nel Libano meridionale intenzionalmente
nascoste nei giocattoli dei bambini.
Il quotidiano libanese L'Orient-Le Jour ha
parlato del fenomeno nel 1997, citando una serie di esempi, tra cui quello di
una bambina di nove anni che si è ritrovata con la mano destra distrutta dopo
aver trovato una “grande jeep di plastica verde mela, con sei grandi ruote
nere” che le è esplosa in mano dopo averla trovata vicino al suo villaggio.
Hanno anche citato l'esempio di un bambino che riportò gravi ustioni dopo
aver trovato una torcia esplosiva e di un'altra bambina che rimase uccisa dopo
aver esclamato “Ho trovato una bambola!” prima di saltare in aria.
Un ufficiale della Forza interinale delle Nazioni Unite in Libano (Unifil)
ha confermato all'AFP che gli oggetti sono stati lanciati principalmente da
elicotteri.
“Può essere un giocattolo o avere la forma di una normale pietra”, ha
precisato a condizione di anonimato.
Nel 1998, una lettera della Missione permanente del Libano presso le
Nazioni Unite indirizzata al Segretario generale ha ripetuto l'affermazione che
gli aerei da combattimento israeliani avevano “tentato di uccidere i bambini
lanciando migliaia di giocattoli con trappole esplosive su villaggi e città
libanesi”.
“Le forze di occupazione israeliane hanno utilizzato questo metodo nel
corso degli anni e continuano a farlo, l'esempio più recente è stato quello del
lancio di giocattoli con trappole esplosive sulla città di Nabatiyah, uccidendo
e ferendo bambini e sfigurandone altri in modo permanente”, si aggiunse nella
missiva.
Da parte loro, gli Hezbollah raccontarono che tra gli oggetti trovati
c'erano un uovo d'oro, coni gialli fluorescenti, un cane Snoopy e una bambola
parlante che, secondo loro, era destinata a esplodere quando veniva tirata la
corda.
All'epoca Israele negò le accuse, definendole “spregevoli”.
Tuttavia, nel 2000, un rapporto del Comitato per gli Affari Esteri del
Regno Unito ha messo in guardia dai pericoli delle bombe inesplose nel Libano
meridionale, menzionando l'uso di “giocattoli con trappole esplosive,
presumibilmente sganciati dall'aviazione israeliana nei pressi dei villaggi
libanesi adiacenti alla cosiddetta zona di sicurezza”.
Parlando alle Nazioni Unite lo scorso mercoledì, il Segretario generale dell'ONU
Antonio Guterres ha ribadito che “gli oggetti civili” non dovrebbero far parte
della guerra.
“Penso che sia molto importante che ci sia un controllo effettivo degli
oggetti civili, che non vengano armati - questa dovrebbe essere una regola
che... i governi dovrebbero essere in grado di attuare”, ha ribadito.
“Quello che è successo è particolarmente grave, non solo per il numero di
vittime che ha causato, ma per le indicazioni che esistono sul fatto che è
stato innescato, direi, in anticipo rispetto a un modo normale di innescare
queste cose, perché c'era il rischio che venisse scoperto”.
(Traduzione de l’AntiDiplomatico)
*Alex MacDonald è un reporter di Middle East Eye e ha lavorato in Iraq,
Turchia, Qatar e Bosnia, esaminando le lotte sociali e ideologiche della
regione.
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