Un appello contro il decreto sicurezza di un governo fascista che si prepara alla guerra
Ho ricevuto
(e firmato) un appello contro il cosiddetto decreto sicurezza che mira a
trasformare compiutamente l’Italia in un paese autoritario.
Ecco il
testo dell’appello:
“La
democrazia, così come la cultura, sono fondate sulla possibilità di dissentire.
Solo il dissenso permette la diversità delle posizioni e delle idee, solo il
dissenso mette al vaglio la verità e la giustizia, solo il dissenso è alla base
del pensiero.
L’itinerario
che l’attuale governo sta perseguendo fin dal primo giorno e che culmina con
una legge che proibisce in tutte le sue forme, attiva e passiva, disarmata e
non violenta, ogni dissenso, manda oggi al macero la democrazia e la cultura
che il dopoguerra ha pazientemente costruito, con il sostegno
della Costituzione della Repubblica Italiana, proclamata da Enrico De
Nicola il 27 dicembre 1947.
Noi,
cittadine e cittadini italiani ci riconosciamo in questa Costituzione, nei
principi e nelle libertà che ci ha fino a oggi garantito, e ci rifiutiamo di
rinnegare 77 anni di democrazia e di cultura, compiendo l’orribile salto
indietro in a una stagione che credevamo sepolta.
Noi
cittadine e cittadini italiani ci riconosciamo nella libertà di pensare e di
esprimere il nostro pensiero sotto ogni forma, parlata e scritta, stampata e
diffusa con qualsiasi mezzo, di riunirci e associarci pacificamente, di
informare ed essere informati, di insegnare ed essere istruiti, di scegliere
liberamente la nostra occupazione, il nostro domicilio e liberamente viaggiare;
e riconosciamo queste libertà per noi, gli stranieri e gli apolidi, i rifugiati
e i richiedenti asilo, e intendiamo esercitare i nostri diritti inviolabili, a
cominciare dal diritto di solidarizzare con chi si oppone, sia con lo sciopero
che con l’occupazione pacifica o con manifestazioni pubbliche di dissenso, e
con chi reclama dallo Stato leggi che permettano alla nostra terra di
difendersi da catastrofi climatiche o dagli orrori delle guerre e infine con chiunque
risponda al richiamo della giustizia e della pietà: e se questi sono reati, ci
autodenunciamo responsabili di questi reati, tutti e ciascuno, consapevoli che
solo così facendo possiamo proteggere la democrazia e la cultura che da 77 anni
ci appartengono e di cui andiamo fieri.”
Vi invito a
firmare questo testo ed a mandare la vostra adesione a
democraziaedissenso@gmail.com
Ho firmato
questo appello con la consapevolezza di compiere un atto doveroso e
inutile: è necessario non lasciare nulla di intentato quando il pericolo della
guerra si fa concreto, ma è inutile rivolgere parole ragionevoli a chi è
accecato dall'ignoranza, dall'odio, e dalla furia omicida, cioè a coloro che
detengono il potere in questo paese dove la maggioranza vota per i discendenti
di Mussolini.
Il decreto
sicurezza sancisce pene inverosimili per chiunque si sogni di manifestare
dissenso nei confronti di qualsiasi cosa decida il potere economico e
poliziesco.
Punizioni
per chi protesta in carcere dove negli ultimi mesi il suicidio è un evento
quotidiano.
Carcere per
chi protesta contro un’opera pubblica (inutile, dannosa, non importa).
Carcere per
chi blocca una strada per protesta.
Punizione
per chi si azzarda a salvare vite umane che annegano nel mediterraneo.
Carcere,
punizione, violenza contro un corpo sociale stremato, silente, moribondo.
___________________________
Il genocidio
che lo stato nazista di Israele ha scatenato contro il popolo palestinese sta
diventando dovunque il paradigma del potere.
Dovunque i
fanatici e i razzisti si accaniscono contro una società che non ha più
l’energia per ribellarsi in maniera efficace, e di tanto in tanto emette
flebili lamenti, o firma appelli ragionevoli.
Nel frattempo a Bologna,
“Sabato 21
settembre ci riverseremo nelle strade di Bologna per rifiutare l’uso
sistematico della repressione delle forze dell’ordine. Alla violenza
istituzionale noi opponiamo le nostre azioni dirette e la nostra immaginazione
affinché in futuro essere realiste significhi prendersi cura degli altri e di
un mondo in comune. Lo stato delle cose deve cambiare, e l’azione diretta ci
permette di farlo.”
Esistono
dunque persone pronte all’azione diretta contro il fascismo, ma sappiamo che
sono una piccola minoranza.
La società
sembra incapace di solidarietà, di intelligenza, e soprattutto di energia.
Quando il
nazismo hitleriano aggredì la società europea negli anni trenta e quaranta
esistevano le energie per reagire. Esisteva una società giovane che poteva
credere in un futuro di democrazia e di pace, e poteva dire “Mai più guerra mai
più nazismo mai più barbarie”.
La società
del nostro tempo, dopo quaranta anni di guerra economica contro l’uguaglianza e
di guerra psichica contro l’autonomia di pensiero - è una società di vecchi
smemorati e di giovani invecchiati anzitempo e depressi, incapaci di reagire
alla violenza. E sappiamo che la violenza (come l’anfetamina) può essere una
cura devastante per la depressione. Una cura suicida.
L’Unione europea arma gli ucraini perché si facciano
ammazzare in una guerra che rischia presto di coinvolgere l’intero continente.
Ma gli
europei camminano lungo il precipizio come sonnambuli, reduci da decenni di
competizione e precarizzazione, incapaci di amicizia e di solidarietà, abituati
allo sterminio allo schiavismo e alla deportazione.
Possiamo
ripetere “mai più nazismo”, ora che il nazismo è tornato con la stella di
Davide al posto della svastica, e gli europei si voltano dall’altra parte
come si voltarono dall’altra parte quando sei milioni di ebrei venivano
eliminati?
Ma allora,
se nessun gesto è all'altezza della barbarie, che dobbiamo fare? Adeguarci alla
barbarie, trasformare noi stessi in mostri fanatici?
No.
Forse la
cura, come spesso accade, sta proprio là dove sta la malattia, e la forza sta
proprio là dove vediamo debolezza, l’energia sta proprio là dove vediamo
depressione.
Dovremmo
riconoscere che tutto è perduto, che solo la disperazione è vera, che solo la
disperazione può diventare una forza inarrestabile.
Solo la
disperazione può vincere.
Fin quando
ci aggrappiamo a parole come democrazia, dissenso, protesta, non faremo
che subire questa violenza e lo scherno degli infami.
Un’ondata di
disperazione dichiarata, organizzata, praticata potrebbe fermare finalmente
tutto: migliaia di corpi immobili distesi per terra nelle strade delle
metropoli.
La
disperazione è la risorsa più potente.
Un’ondata di
diserzione silenziosa: diserzione da ogni atto di guerra, da ogni discorso di
guerra, diserzione dal consumo, diserzione dal lavoro.
E diserzione
dalla procreazione, come sanno a fare le donne che in tutto il nord del pianeta
sembrano aver deciso di non mettere al mondo le vittime della guerra nucleare
che si prepara.
L’esperimento
umano è fallito, la civiltà è annegata nelle acque del mediterraneo, annegata
nel sangue di diecimila bambini palestinesi.
Se il
sintomo di cui soffriamo è la depressione, la cura sta nel prescrivere il
sintomo: la debolezza è un’arma pacifica ma inflessibile, se sappiamo
trasformarla in diserzione attiva.
Disertiamo.
Nessun commento:
Posta un commento