«Cosa vi sta succedendo?» chiede Yoana Gonen nella sua
rubrica su Haaretz, ai cosiddetti ‘militanti di sinistra’ che hanno giurato di
votare per l’ex primo ministro di destra di Israele, Naftali Bennett.
Sconcertante -denuncia ‘Pagine Esteri’-, ma la risposta alla domanda che si dà
Gonen è chiara: «è ciò che sta accadendo a tutta la società israeliana: un
profondo e accelerato scivolamento verso il fascismo».
Intanto ieri i palestinesi uccisi dalle bombe sono stati almeno 57. Raid
aerei incessanti, come quelli dei primi mesi dell’offensiva militare israeliana
contro Gaza
Prologo all’italiana
Il collega e amico Ugo Tramballi, giornalismo ‘alto’, lamenta sui social:
«Se denuncio la strage di bambini ucraini compiuta da Putin a Kyiv (che per
fortuna non c’è stata, NdR) faccio il giornalista. Perché se scrivo di strage
israeliana di bambini palestinesi a Gaza, sono un antisemita?».
Crimini di guerra come vanto
A nove mesi dall’inizio di una guerra che non ha fine, la campagna di
vendetta israeliana nella Striscia di Gaza, assediata, affamata e devastata,
continua senza sosta. Questo nonostante il numero senza precedenti di vittime,
il costo diplomatico significativo e i crimini di guerra di genocidio a Gaza,
per i quali aleggiano mandati di arresto per il Primo Ministro Benjamin
Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant. Oltre ad alcuni altri
pessimi personaggi del governo come i sue ministri della foto interna.
La corruzione penetra di nascosto
«È molto
difficile per una società bloccata in un continuo stato di trauma valutare o
anche solo notare le trasformazioni che sta subendo in tempo reale», concede
Orly Noi del magazin d’inchiesta ‘+972’ che contesta e assieme cerca di capire.
«L’opinione pubblica israeliana si sta ancora riprendendo dallo shock del 7
ottobre e, mentre il mondo tiene giustamente gli occhi puntati su Gaza,
l’attenzione degli israeliani rimane concentrata sugli ostaggi ancora
intrappolati a Gaza e sui soldati uccisi lì, sulle persone evacuate dalle loro
case nel nord e nel sud, sull’economia in frantumi e su una guerra nel nord che
potrebbe scoppiare in qualsiasi momento».
Solo i
problemi tuoi e il resto del mondo si impicchi?
«Ma è impossibile ignorare come Israele abbia adottato un nuovo ethos
nazionale sotto gli auspici di questa guerra – un ethos che abbandona
completamente qualsiasi formalismo democratico a favore di valori fascisti».
Knesset e la democrazia stracciata
Dall’inizio
della guerra, la Knesset (la sua maggioranza d’ultra destra suprematista
ebraica e razzista), ha sfruttato il caos per promuovere una serie di leggi
platealmente antidemocratiche. «La certificazione dell’IDF e dello Shin Bet».
Esercito e servizi segreti autorizzati (prima lo facevano di nascosto), a
penetrare nei computer privati utilizzati per gestire le telecamere a circuito
chiuso e cancellare, alterare o distruggere i materiali contenuti, all’insaputa
del proprietario del computer e senza l’autorizzazione di un tribunale. Un
emendamento alla «Legge sulla lotta al terrorismo» ora criminalizza la
La legge sui ‘Mi piace’ via Social
La legge sui
‘I like’ penalizza il semplice atto di ‘apprezzare’ i post sui social media
(questo pezzo, ad esempio, che sovente, sulle pagine fb di Geopoltica
Remocontro qualche hacker riesce sistematicamente a far sparire), mentre
un’altra proposta di legge amplierebbe la sorveglianza degli insegnanti da
parte dello Shin Bet. A ciò si aggiunge la chiusura forzata degli uffici di Al
Jazeera, che non ha fatto altro che aumentare la voglia dei ministri israeliani
di promuovere una legge che permetta loro di chiudere i media israeliani senza
alcuna limitazione. Haaretz e ‘+972’ per primi.
‘Avanguardisti’ in divisa da
poliziotti
Un’altra
manifestazione particolarmente allarmante di questo scivolamento verso il
fascismo è la trasformazione della polizia in un corpo ‘di scagnozzi’
(testuale) che serve non le leggi ma gli interessi del governo e della sua
visione del mondo. Invece di proteggere i cittadini israeliani, la polizia sta
reprimendo coloro che protestano contro il governo e la guerra – anche quelli
che chiedono di riportare a casa gli ostaggi -, infliggendo anche orribili
violenze ai manifestanti durante la detenzione e l’incarcerazione.
La Guantanamo di Israele
La polizia
ha arrestato centinaia di cittadini palestinesi di Israele per aver espresso
solidarietà con il loro popolo a Gaza, per essersi opposti alla guerra o per
aver partecipato a proteste non violente. Lo spaventoso trattamento dei
prigionieri e dei detenuti palestinesi è una categoria a sé stante, con prove
sempre più agghiaccianti di ciò che avviene all’interno del centro di
detenzione Sde Teiman e di altre strutture carcerarie.
Spiate, persecuzioni, tradimenti
Una
trasformazione altrettanto preoccupante si sta verificando tra i cittadini
comuni, che denunciano alle autorità colleghi, vicini, compagni di classe,
insegnanti e professori che hanno osato deviare dalla monolitica narrazione
nazionale. Insegnanti come Meir Baruchin sono stati licenziati; la dottoressa
Anat Matar ha dovuto affrontare una campagna spregevole per aver elogiato il
prigioniero palestinese Walid Daqqa. E l’Unione Nazionale degli Studenti
Israeliani sta proponendo una legge per il licenziamento di qualsiasi
accademico che metta in dubbio il carattere di Israele come «Stato ebraico e
democratico». Ebraico certamente, democratico per decreto.
Genocidio, Hitler come esempio
Gli esempi
di dichiarazioni ‘genocide’ da parte di funzionari eletti sono troppo numerosi
per essere contati, ma molti di essi sono stati presentati dal Sudafrica nella
denuncia contro Israele alla Corte internazionale. Più recentemente, il rabbino
Eliyahu Mali -direttore di una scuola religiosa di Jaffa- ha dichiarato che
l’ebraismo impone di uccidere tutti i residenti di Gaza (la polizia ha
raccomandato di chiudere il caso). E proprio il mese scorso, l’ex deputato del
Likud Moshe Feiglin ha sostenuto che, come Hitler disse di non poter dormire
finché un solo ebreo fosse rimasto nel mondo, così anche gli israeliani «non
possono vivere in questo Paese se un solo islamico-nazista rimane a Gaza».
Camerati scopertamente fascisti
Poi c’è il
linguaggio esplicitamente fascista che è diventato parte del linguaggio
quotidiano della maggior parte degli israeliani: gli appelli alla violenza
inondano i social network in ebraico, e le autorità israeliane non muovono un
dito per cercare di fermarli. Un giorno -e chissà quanta distruzione e morte ci
sarà ancora prima che arrivi questo giorno- la guerra finirà. E la società
israeliana emergerà più violenta, più nazionalista, più militarista e più
apertamente fascista. Già ora dobbiamo iniziare a prepararci a questo giorno
costruendo un ampio fronte antifascista che possa frenare gli impulsi peggiori
di questa nuova società e tracciare un percorso diverso.
Un nuovo centro sinistra
Il
centro-sinistra ebraico che ha reso un servizio formale all’idea di democrazia
solo per stabilire più saldamente la supremazia ebraica tra il fiume e il mare
è quasi del tutto scomparso dalla mappa politica. E non potrà essere guidato da
Benny Gantz, il bellicoso generale che più volte ha salvato la carriera
politica di Netanyahu e che si è unito al gabinetto di guerra del primo
ministro in ottobre solo per lasciarlo in ritardo e senza alcun serio rimprovero.
Non sarà guidato nemmeno da Yair Golan, fusione Labor-Meretz nota come ‘I
Democratici’ e astro nascente della sinistra sionista, che si è affrettato a
precisare di essere pronto a sedersi a parlare con il Likud e Mansour Abbas, ma
non con altri partiti arabi. E non sarà guidato da Yair Lapid, per il quale
nemmeno Abbas è abbastanza buono per fare il ministro, e che respinge tutti i
partiti palestinesi in blocco.
Fronte antifascista palestinese
Il fronte
antifascista che deve sorgere qui può essere guidato solo dai cittadini
palestinesi – non solo perché nessun altro schieramento politico si avvicina al
loro passato di lotta contro il fascismo israeliano, ma perché nessun altro ha
una visione politica coerente, basata sui valori della democrazia sostanziale e
della piena uguaglianza, come i cittadini palestinesi hanno articolato in varie
piattaforme partitiche e dichiarazioni della società civile.
Riscatto
dopo l’orrore 7 ottobre
Oggi, dopo lo shock del 7 ottobre che ha sconvolto la società israeliana,
i cittadini onesti si trovano di fronte a una scelta esistenziale. Possono
continuare ad aggrapparsi all’idea di un Israele “ebraico e democratico”, un
pericoloso inganno che maschera uno Stato etnocratico sempre più fascista.
Oppure possono lottare per una democrazia sostanziale, senza la quale la
società israeliana precipiterà inesorabilmente nell’abisso.
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