La portata della devastazione economica nei Territori occupati palestinesi è “sbalorditiva”. Il declino senza precedenti supera lungamente tutte le precedenti operazioni militari su Gaza: sia quella del 2018 che del 2012, sia l’attacco del 2014 che quello del 2021. Solo per citare gli ultimi.
La Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (UNCTAD) ha
rilasciato giovedì 12 settembre un rapporto sullo stato dell’economia a Gaza e
in Cisgiordania. Lo scenario è catastrofico. “L’economia palestinese è in
caduta libera” ha dichiarato in conferenza stampa il vicesegretario
dell’UNCTAD, Pedro Manuel Moreno. 201.000 posti di lavoro sono stati persi a
Gaza e 306.000 in Cisgiordania dal 7 ottobre 2023 alla fine di gennaio 2024.
Due terzi dei lavoratori della Striscia sono rimasti senza un impiego. Nella
West Bank il tasso di disoccupazione è passato dal 12,9 pre-7 ottobre al 32%.
All’inizio di gennaio 2024 gli attacchi israeliani avevano distrutto tra
l’80 e il 96% delle risorse agricole della Striscia di Gaza. I bombardamenti
hanno colpito anche il settore privato, danneggiando e devastando l’82% delle
imprese. L’Onu ha rivelato che “A metà del 2024 l’economia di Gaza si era
ridotta a meno di un sesto del suo livello 2022”. Il Prodotto interno lordo
della Striscia è crollato dell’81% nell’ultimo trimestre del 2023.
Intanto, in Cisgiordania “un’ondata di violenza, demolizione di beni
palestinesi, confische ed espansione di insediamenti” ha danneggiato
enormemente l’economia. Il rapporto ONU evidenzia che “L’impatto combinato
dell’operazione militare a Gaza e le sue ripercussioni in Cisgiordania hanno
prodotto uno shock senza precedenti che ha sopraffatto l’economia palestinese
in tutto il territorio occupato”.
A Gerusalemme Est i trasporti, il turismo e il commercio sono stati
pesantemente danneggiati e l’80% delle imprese nella Città Vecchia ha
ridimensionato o chiuso le proprie attività. In tutta la Cisgiordania il 96%
delle imprese hanno diminuito le proprie attività, soprattutto a causa delle
restrizioni negli spostamenti. Già prima dell’attacco di Hamas a Israele del 7
ottobre i posti di blocco, gli ordini di chiusura, i checkpoint limitavano
fortemente il commercio. Dall’inizio della guerra i posti di blocco si sono
moltiplicati, da 567 sono divenuti 700 a febbraio 2024. L’ampliamento delle
colonie e la conseguente occupazione
delle proprietà palestinesi ha diminuito le capacità
imprenditoriali, l’ondata di arresti ha sottratto manodopera, soprattutto
maschile, ad attività spesso di tipo familiare, i raid dell’esercito hanno
causato enormi danni economici nei più grandi campi profughi. In Cisgiordania
sono stati uccisi, dal 7 ottobre 2023, 662 palestinesi secondo il Ministero
della Salute. Circa 30 gli Israeliani uccisi da attacchi palestinesi fuori da
Gaza secondo le fonti israeliane.
“La stabilità fiscale del governo palestinese è sottoposta a un’immensa
pressione, mettendo a repentaglio la sua capacità di funzionare efficacemente e
fornire servizi essenziali”. Insieme alla diminuzione degli aiuti
internazionali, secondo il report dell’organismo delle Nazioni Unite, le
detrazioni e le trattenute da parte israeliana sui fondi dell’Autorità
Palestinese sono il problema maggiore. L’ONU afferma che tali “trattenute”,
ossia una sorta di dazio, una percentuale che il governo di Tel Aviv sceglie di
tenere per sé dai soldi destinati al governo palestinese, sono aumentate dal 7
ottobre. Il Ministro israeliano delle finanze, Bezalel Smotrich, ha
dichiarato a giugno di aver trasferito circa 130 milioni di NIS (35
milioni di dollari) di fondi fiscali dell’Autorità palestinese alle vittime
degli attacchi di Hamas del 7 ottobre, accusando l’ANP di sostenere il
terrorismo. Accusa che i vertici dell’Autorità hanno rigettato. Ad agosto,
sempre Smotrich ha
fatto sapere di aver sequestrato circa 100 milioni di NIS (26 milioni di dollari)
destinati a Ramallah. Tra il 2019 ad aprile 2024 Israele ha sottratto dai fondi
destinati al governo palestinese 1,4 miliardi di dollari, con un aumento
significativo dopo il 7 ottobre: “Queste sfide fiscali hanno ostacolato la
capacità del governo di pagare i dipendenti, i debiti di servizio e mantenere i
servizi pubblici fondamentali come l’assistenza sanitaria e l’istruzione. La
situazione ha anche portato a un indebitamento crescente, a ritardi dei
pagamenti ai fornitori privati e a una riduzione dei trasferimenti sociali ai
poveri. I dipendenti pubblici hanno ricevuto solo stipendi parziali da novembre
2021”.
L’UNCTAD ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire
immediatamente per fermare la caduta libera dell’economia e affrontare la crisi
umanitaria, attraverso la realizzazione di un piano di recupero globale per i
Territori palestinesi occupati e l’aumento degli aiuti. Fondamentale, per le
Nazioni Unite, riconsegnare al governo palestinese i fondi trattenuti da
Israele e, come già più volte richiesto dal segretario generale, interrompere
il blocco su Gaza.
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