Malgrado l’utilità che crediamo di trarne, le scienze non
possono farci felici, perché l’uomo è un essere parlante, che ha bisogno di
esprimere in parole gioia e dolore, piacere e afflizione, mentre la scienza ha
in ultima analisi di mira un essere muto, che sia possibile conoscere numero
et mensura, come tutti gli oggetti del mondo. Le lingue naturali che gli
uomini parlano sono al limite un ostacolo alla conoscenza e, in quanto tali,
devono essere formalizzate e corrette, eliminando come “poetiche” quelle
ridondanze a cui invece innanzitutto badiamo quando esprimiamo i nostri
desideri e i nostri pensieri, i nostri affetti come le nostre avversioni.
Proprio in quanto si rivolge a un uomo muto, la scienza non può mai produrre
un’etica. Che scienziati illustri abbiano compiuto senza alcuno scrupolo
nell’interesse della scienza esperimenti sui corpi dei deportati nei Lager o
dei condannati nelle carceri americane non dovrebbe in questo senso
sorprenderci. La scienza si fonda infatti sulla possibilità di separare a tutti
i livelli la vita biologica di un essere vivente dalla sua vita di relazione,
la muta vita vegetativa che l’uomo ha in comune con le piante dalla sua
esistenza spirituale di essere parlante. È bene ricordarlo, oggi che gli uomini
sembrano aver messo da parte tutto ciò in cui credevano, per affidare alla
scienza un’aspettativa di felicità che non potrà che essere delusa e tradita.
Come gli anni recenti hanno mostrato al di là di ogni dubbio, uomini che
guardano alla propria vita con gli occhi del loro medico sono per questo
disposti a rinunciare alle loro più elementari libertà politiche e ad
assoggettarsi senza limiti ai poteri che li governano. La felicità non può mai
essere separata dalle semplici, trite parole che ci scambiamo, dal grido e dal
riso di gioia né dalla commozione che ci fa piangere, non sappiamo se di pena o
diletto. Lasciamo gli scienziati al silenzio e alla solitudine dei numeri,
vegliamo lucidamente a che non invadano l’ambito dell’etica e della politica, che
è il solo che possa veramente appagarci.
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