In questo mese di giugno due notizie si sono diffuse quasi contemporaneamente. La prima riguarda la delibera del neo commissario dell’Asl di Oristano che indice una selezione interna per il conferimento di un incarico professionale di altissima professionalità per uno specialista nella terapia elettroconvulsivante -TEC (ovvero Elettroshock) per il Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura dell’ospedale “S. Martino”. La seconda è la dichiarazione di una dirigente psichiatra dell’Asl 8 di Cagliari che annuncia entusiasticamente a mezzo stampa e TV la possibilità di una nuova terapia: «La stimolazione transcranica» per combattere la ludopatia e soprattutto il GAP (Gioco d’Azzardo Patologico). Per adesso la relativa apparecchiatura (Stimolatore Magnetico Transcranico) è disponibile solo a Cagliari, Oristano e Sassari ma presto lo sarà anche a Nuoro, Olbia, Ogliastra, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente. Si tratta di una terapia non invasiva e non farmacologica che utilizza il campo magnetico per stimolare o inibire specifiche aree cerebrali.
Le due notizie sono accomunate
dall’uso “terapeutico” dell’elettricità, spacciando per nuovo e moderno
un approccio che, francamente, credevamo definitivamente relegato tra le
cattive pratiche del passato. In realtà esse denotano la persistenza della
vecchia cultura di stampo manicomiale che considera la malattia mentale
alla stregua di un accidente “naturale” che colpisce quello “sventurato”
paziente che così resta di esclusiva competenza dello specialista psichiatra.
Tale cultura attraversa oggi un felice periodo di revival in un Paese dove
tutti gli spazi democratici, faticosamente conquistati ed
erroneamente considerati acquisiti per sempre, si stanno vertiginosamente
restringendo: vedi la recente approvazione del decreto sicurezza e la
proposta del senatore Zaffini (FdI) in discussione al Senato e capace di
affossare la legge 180 faticosamente difesa per quasi 50 anni.
Così senza un’apparente reazione
assistiamo al ritorno di pratiche che annullano la soggettività della
persona e le profonde contraddizioni che segnano la sua storia
personale, familiare e soprattutto il livello politico-sociale (vogliamo
parlare delle connivenze dello Stato nel favorire e lucrare sul gioco
d’azzardo?).
Prevale la tendenza di nascondere
dietro un tecnicismo “scientifico” tutti gli effetti di una società sempre
più ingiusta con disuguaglianze crescenti e una povertà materiale
e culturale che, soprattutto in Sardegna, non si era mai vista.
E’ ora di reagire a tutti i
livelli: scientifico, culturale, accademico, sociale e politico tanto
più che stiamo repentinamente scivolando in un’economia di guerra.
Nessun commento:
Posta un commento