sabato 28 giugno 2025

“Siamo!” La strage clusiva - Miguel Martinez

 

Leggo che Mark Rutte, segretario generale della Nato, presentando l’Assemblea dell’Alleanza all’Aja, abbia detto che siamo in un’alleanza dove «combattiamo insieme e, se necessario, soffriamo e moriamo anche insieme».”

“We are in an alliance where we fight together and, if necessary, where we also suffer and die together”

Vi lascio due letture diverse.

La prima è che Mark Rutte sia una persona molto coraggiosa.

Il signor Rutte, secondo Wikipedia, non è sposato e non ha figli, e possiamo ipotizzare che si tratti di una rinuncia altruista: lui ha scelto, assieme ai suoi amici più cari, una vita di sofferenze sul campo di battaglia, e poi di morire con i capelli ancora scuri. Non vuole lasciarsi dietro vedove o orfani.

La seconda lettura è che Mark Rutte voglia dire,

“io ho deciso di dirigere da qualche protettissimo bunker una guerra mondiale. Per farla, sono disposto a prendere tuo figlio, età diciotto anni, e farlo storpiare, accecare o morire tra atroci dolori. E siccome credo alla parità di genere, farò la stessa cosa anche a tua figlia, e se tu ti opponi, ti faccio arrestare o fucilare.

Nel mentre, ordino di votare una legge che chiude la scuola dove va tua figlia per dare a mio cugino l’appalto per farci una caserma.

Comunque a guerra finita, ordinerò di fare un Avatar Virtuale pure dei tuoi figli, quindi non ti preoccupare.”

Ovviamente non ho idea quale dei due sia il vero Rutte.

Il dubbio infatti nasce per un motivo grammaticale, la clusività di prima persona.

Nelle lingue indoeuropee e semitiche, “noi” vuol dire due cose totalmente diverse.

“Noi mangeremo questo pranzo”

può significare,

“Io Miguel e te che mi ascolti, mangeremo insieme questo pranzo” (noi inclusivo)

come può invece significare:

“Io Miguel, e mio cugino detto Er Maiale, mangeremo insieme questo pranzo, e te chi mi ascolti, se osi avvicinarti alle briciole, ti spaccheremo la faccia” (noi esclusivo)

Insomma, l’indoeuropeo e semitico “noi” include o esclude – quindi sappiamo solo che clude.

Nel primo caso, la lingua malesiana, ad esempio, usa il pronome inclusivo di prima persona, kita.

Nel secondo quello esclusivo, kami.

Noi speriamo che l’auspicio ruttiano di soffrire e morire ammazzati (“We are in an alliance”) sia un noi esclusivo.

Simpaticamente, in questo caso, c’è sempre un piccolo, umano tocco di pudicizia. La guerra è come il sesso, si parla poco del piacereNella retorica bellica moderna, si piagnucola infatti solo dei nostri che soffrono, muoiono e si sacrificano.

Come se lo scopo di fare la guerra fosse quello di farsi male da soli.

No.

Spessissimo, gli umani si divertono, come tanti altri animali, a sottometterea fare male e a uccidere. Non escludo che mi divertirei anch’io, semplicemente è una di quelle cose, come il crac, che non ho mai provato.

 

E siccome gli umani almeno di sesso maschile si divertono così da quando esiste la storia, e pur di poter uccidere sono disposti persino a morire, non neghiamo a Rutte e ai suoi “noi” questo piccolo piacere di fare strage, prima che esalino l’ultimo respiro su qualche campo di battaglia.

Questo non cambia il discorso sui pronomi: anche nel caso di un noi esclusivo (“io e i miei amici intimi vogliamo ammazzare prima e solo dopo crepare”), Rutte sogna di storpiare, mutilare e accecare gente che non sono dei miei “noi”.

Ragazzini russi, o arabi o con gli occhi a mandorla, o roba del genere.

Questa foto invece ci dà un’ottima idea di come sarebbe un Rutte inclusivo, dove il suo “noi” ci mette dentro anche le persone che vuole soffrire e far morire ammazzati.

 

Ma aveva già detto tutto Georges Brassens:

“Oh voi, fomentatori
Oh voi, buoni apostoli
Morite voi per primi, vi cediamo il passo
Ma per carità, diamine
Lasciate vivere gli altri
La vita è quasi l’unico lusso che hanno quaggiù
Perché, in fin dei conti, la Morte
È abbastanza vigile
Non ha bisogno che le teniamo la falce”

da qui

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