di Umberto De Giovannangeli
“Putin sì, Trump no? Chi può dire quale capo di stato rappresenta un pericolo maggiore?” si chiede su Haaretz. “La risposta non può essere che a Israele è tutto permesso: il mondo si sta stancando”
La domanda che pone Gideon Levy a fondamento delle sue
riflessioni è tutt’altro che retorica. E nell’Israele dei Netanyahu, dei Ben-Gvir, dei Katz, dei Smotrich, la
risposta è la chiave per provare a guardare ad un futuro sempre più oscuro, non
solo per Israele ma l’intero Medio Oriente. E per il mondo. È giusto uccidere
un capo di Stato?
Così Levy su Haaretz: “È giusto parlare di uccidere il
capo supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei? È giusto
uccidere un capo di Stato, tranne in casi super rari? Se sì, chi decide quali
capi di Stato sono un bersaglio giusto e quali no? Chi può affermare con
certezza che Khamenei può essere ucciso, ma Netanyahu no? Che Vladimir Putin
può essere ucciso, ma Donald Trump no? Chi di loro rappresenta un pericolo
maggiore per il mondo? Tutto dipende dal punto di vista di chi guarda. Quali scienziati possono essere
uccisi? Gli scienziati nucleari iraniani sì, quelli israeliani no? Su
quali basi? Entrambi i gruppi sono scienziati al servizio della più mostruosa
industria di morte. Ciò porta naturalmente alla domanda se un paese abbia il
diritto di possedere armi nucleari, mentre un altro no”. Chi decide in
un mondo dove il diritto internazionale è diventato carta straccia e
l’unico “diritto” che conta è quello del più forte?
Prosegue Levy: “Dopotutto, il livello di pericolosità di un paese può
cambiare nel tempo. L’Iran non è sempre stato un paese pericoloso e Israele non
sarà sempre un paese non pericoloso. In Israele ci sono già molti politici
pericolosi che rappresentano un rischio per l’intera regione. Sarebbe legittimo
affidare loro il codice segreto? Sarebbe legittimo ucciderli? Queste domande
sono estremamente delicate e Israele evita di discuterle e di dare risposte,
citando l’argomento sacrosanto: ‘Come si può fare un paragone?’. Israele non
può essere paragonato a nessun’altra entità al mondo. Yigal Amir, che ha
assassinato l’ex primo ministro Yitzhak Rabin nel 1995, credeva che Rabin
rappresentasse una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele. Non sono
molti gli israeliani che pensano che questo desse ad Amir il diritto di
uccidere il primo ministro. Ora Israele ritiene che Khamenei costituisca
una minaccia esistenziale e quindi è lecito ucciderlo: ‘uccidere’ è il termine
corretto in questo caso, il più preciso. Se mettiamo da parte l’idea che
Israele si è inventato, secondo cui può fare ciò che è proibito al resto del
mondo, è davvero difficile rispondere a queste domande. Dire che Israele è un
caso speciale, perché a noi è permesso tutto, perché siamo sopravvissuti
all’Olocausto e al massacro del 7 ottobre, non è una risposta adeguata. Anche
il mondo si sta stancando di questa storia. La risposta a queste domande deve
essere universale”.
Universale. Perché crea un precedente che può diventare normalità, prassi
consolidata. Che disegna un mondo-giungla o, in “onore” del
tycoon, Far West globale.
“Israele – rimarca Levy – invoca un paragone tra Khamenei e
Hitler per giustificare l’imminente assassinio. È evidente che Hitler doveva
essere eliminato, ma Khamenei non è Hitler. Israele sostiene di astenersi
dal danneggiare i civili. Khamenei è un civile, non il capo di
stato maggiore o un generale. Possiamo anche mettere da parte, per un momento,
la questione della legittimità e chiederci se sia saggio ucciderlo”. Qui
sta il passaggio cruciale. Che richiama al vero obiettivo in testa a chi
governa oggi Israele. Che non è quello, sbandierato per avere la benevolenza
del “mondo libero” – impedire la bomba atomica a un regime che ha
dichiarato di voler cancellare dalla faccia della terra Israele e il popolo
ebraico – ma è quello, che i più estremisti nel governo estremista di
Netanyahu, dicono ormai apertamente: cancellare il regime degli
ayatollah una volta per tutti. Farli fuori, a cominciare dalla
Guida suprema.
Avverte Levy: “La guerra in Iran sta per diventare più complicata. Yaniv
Kubovich ha riferito che i funzionari militari israeliani stanno
improvvisamente affermando che Israele non può essere soggetto a scadenze
temporali. È così che si rischia di affondare nella palude. Assassinare
Khamenei non farebbe che peggiorare le cose. Nel frattempo, il ministro
della Difesa sta facendo il Dio in persona. In questa veste, Israel Katz ha
annunciato che Khamenei non può essere autorizzato a “continuare a esistere”.
Quali sono i criteri di Katz per poter “esistere”? È lui a decidere chi deve
vivere e chi deve morire? Un tribunale celeste presieduto da un ridicolo membro
del governo israeliano? Il ministro della Difesa iraniano può minacciare di
morte il suo omologo israeliano? I commentatori nei notiziari israeliani
parlano della ‘caccia agli scienziati’ in Iran, forse alludendo alla caccia
agli scienziati tedeschi in Egitto da parte del Mossad negli anni ‘60. La
terminologia è importante ed è vile quanto il respiro del ministro della Difesa.
Non si ‘dà la caccia’ agli scienziati, perché non sono animali (la cui caccia è
comunque orribile), anche se sono iraniani. Chiedere l’assassinio di capi
di Stato non è mai giusto, da nessuna parte. Il nostro Netanyahu è ora responsabile
dell’uccisione di decine di migliaia di persone a Gaza. È lecito
invocare il suo assassinio per salvare ciò che resta della nazione lì? Molti
israeliani pensano che sia un tiranno che sta distruggendo il Paese e rovinando
la democrazia israeliana, che sia l’ebreo più spregevole della storia e gli
rivolgono una serie di altri insulti, ma nessuno, si spera, immagina nemmeno di
discutere della sua eliminazione”.
Le conclusioni a cui giunge il grande giornalista israeliano, indicano un
pericolo mortale in un mondo sempre più simile a una giungla globale, dove
sopravvive chi elimina il più debole. “Il dibattito sull’eliminazione di
Khamenei – avverte Levy – apre la porta alla legittimità:
d’ora in poi, l’eliminazione dei capi di Stato sarà considerata lecita. L’unica
cosa ancora in discussione è chi è un bersaglio legittimo e chi no. Gli
israeliani non lo sono”.
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