giovedì 26 giugno 2025

“Perché dovrebbe essere giusto uccidere Khamenei e non Netanyahu?”, la riflessione di Gideon Levy

di Umberto De Giovannangeli

 

“Putin sì, Trump no? Chi può dire quale capo di stato rappresenta un pericolo maggiore?” si chiede su Haaretz. “La risposta non può essere che a Israele è tutto permesso: il mondo si sta stancando”

La domanda che pone Gideon Levy a fondamento delle sue riflessioni è tutt’altro che retorica. E nell’Israele dei Netanyahu, dei Ben-Gvir, dei Katz, dei Smotrich, la risposta è la chiave per provare a guardare ad un futuro sempre più oscuro, non solo per Israele ma l’intero Medio Oriente. E per il mondo. È giusto uccidere un capo di Stato?

Così Levy su Haaretz: “È giusto parlare di uccidere il capo supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei? È giusto uccidere un capo di Stato, tranne in casi super rari? Se sì, chi decide quali capi di Stato sono un bersaglio giusto e quali no? Chi può affermare con certezza che Khamenei può essere ucciso, ma Netanyahu no? Che Vladimir Putin può essere ucciso, ma Donald Trump no? Chi di loro rappresenta un pericolo maggiore per il mondo? Tutto dipende dal punto di vista di chi guarda. Quali scienziati possono essere uccisi? Gli scienziati nucleari iraniani sì, quelli israeliani no? Su quali basi? Entrambi i gruppi sono scienziati al servizio della più mostruosa industria di morte. Ciò porta naturalmente alla domanda se un paese abbia il diritto di possedere armi nucleari, mentre un altro no”. Chi decide in un mondo dove il diritto internazionale è diventato carta straccia e l’unico “diritto” che conta è quello del più forte?

 

Prosegue Levy: “Dopotutto, il livello di pericolosità di un paese può cambiare nel tempo. L’Iran non è sempre stato un paese pericoloso e Israele non sarà sempre un paese non pericoloso. In Israele ci sono già molti politici pericolosi che rappresentano un rischio per l’intera regione. Sarebbe legittimo affidare loro il codice segreto? Sarebbe legittimo ucciderli? Queste domande sono estremamente delicate e Israele evita di discuterle e di dare risposte, citando l’argomento sacrosanto: ‘Come si può fare un paragone?’. Israele non può essere paragonato a nessun’altra entità al mondo. Yigal Amir, che ha assassinato l’ex primo ministro Yitzhak Rabin nel 1995, credeva che Rabin rappresentasse una minaccia esistenziale per lo Stato di Israele. Non sono molti gli israeliani che pensano che questo desse ad Amir il diritto di uccidere il primo ministro. Ora Israele ritiene che Khamenei costituisca una minaccia esistenziale e quindi è lecito ucciderlo: ‘uccidere’ è il termine corretto in questo caso, il più preciso. Se mettiamo da parte l’idea che Israele si è inventato, secondo cui può fare ciò che è proibito al resto del mondo, è davvero difficile rispondere a queste domande. Dire che Israele è un caso speciale, perché a noi è permesso tutto, perché siamo sopravvissuti all’Olocausto e al massacro del 7 ottobre, non è una risposta adeguata. Anche il mondo si sta stancando di questa storia. La risposta a queste domande deve essere universale”.

Universale. Perché crea un precedente che può diventare normalità, prassi consolidata. Che disegna un mondo-giungla o, in “onore” del tycoon, Far West globale.
“Israele – rimarca Levy – invoca un paragone tra Khamenei e Hitler per giustificare l’imminente assassinio. È evidente che Hitler doveva essere eliminato, ma Khamenei non è Hitler. Israele sostiene di astenersi dal danneggiare i civili. Khamenei è un civile, non il capo di stato maggiore o un generale. Possiamo anche mettere da parte, per un momento, la questione della legittimità e chiederci se sia saggio ucciderlo”. Qui sta il passaggio cruciale. Che richiama al vero obiettivo in testa a chi governa oggi Israele. Che non è quello, sbandierato per avere la benevolenza del “mondo libero” – impedire la bomba atomica a un regime che ha dichiarato di voler cancellare dalla faccia della terra Israele e il popolo ebraico – ma è quello, che i più estremisti nel governo estremista di Netanyahu, dicono ormai apertamente: cancellare il regime degli ayatollah una volta per tutti. Farli fuori, a cominciare dalla Guida suprema.

Avverte Levy: “La guerra in Iran sta per diventare più complicata. Yaniv Kubovich ha riferito che i funzionari militari israeliani stanno improvvisamente affermando che Israele non può essere soggetto a scadenze temporali. È così che si rischia di affondare nella palude. Assassinare Khamenei non farebbe che peggiorare le cose. Nel frattempo, il ministro della Difesa sta facendo il Dio in persona. In questa veste, Israel Katz ha annunciato che Khamenei non può essere autorizzato a “continuare a esistere”. Quali sono i criteri di Katz per poter “esistere”? È lui a decidere chi deve vivere e chi deve morire? Un tribunale celeste presieduto da un ridicolo membro del governo israeliano? Il ministro della Difesa iraniano può minacciare di morte il suo omologo israeliano? I commentatori nei notiziari israeliani parlano della ‘caccia agli scienziati’ in Iran, forse alludendo alla caccia agli scienziati tedeschi in Egitto da parte del Mossad negli anni ‘60. La terminologia è importante ed è vile quanto il respiro del ministro della Difesa. Non si ‘dà la caccia’ agli scienziati, perché non sono animali (la cui caccia è comunque orribile), anche se sono iraniani. Chiedere l’assassinio di capi di Stato non è mai giusto, da nessuna parte. Il nostro Netanyahu è ora responsabile dell’uccisione di decine di migliaia di persone a Gaza. È lecito invocare il suo assassinio per salvare ciò che resta della nazione lì? Molti israeliani pensano che sia un tiranno che sta distruggendo il Paese e rovinando la democrazia israeliana, che sia l’ebreo più spregevole della storia e gli rivolgono una serie di altri insulti, ma nessuno, si spera, immagina nemmeno di discutere della sua eliminazione”.

Le conclusioni a cui giunge il grande giornalista israeliano, indicano un pericolo mortale in un mondo sempre più simile a una giungla globale, dove sopravvive chi elimina il più debole. “Il dibattito sull’eliminazione di Khamenei – avverte Levy – apre la porta alla legittimità: d’ora in poi, l’eliminazione dei capi di Stato sarà considerata lecita. L’unica cosa ancora in discussione è chi è un bersaglio legittimo e chi no. Gli israeliani non lo sono”.

da qui


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