una (o la) storia messicana, ci si mette un po' a entrare dentro, poi (quasi) tutto diventa più chiaro (però solo chi è messicano "capisce" il libro meglio di noi, almeno per ora, penso).
narcotraffico, riciclaggio di soldi sporchi, amicizia, redenzione, omicidi, musica, turismo della paura sono alcune delle (tante) cose che trovate in questo libro, dove non c'è niente da ridere, se non ve ne eravate accorti.
Juan Villoro sa scrivere, merita di essere letto, il Messico è vicino - franz
narcotraffico, riciclaggio di soldi sporchi, amicizia, redenzione, omicidi, musica, turismo della paura sono alcune delle (tante) cose che trovate in questo libro, dove non c'è niente da ridere, se non ve ne eravate accorti.
Juan Villoro sa scrivere, merita di essere letto, il Messico è vicino - franz
… “La Piramide” è un romanzo dello
scrittore messicano Juan Villoro (gran vía edizioni, traduzione di Maria
Cristina Secci) ma è anche il luogo fisico e mentale dove i protagonisti e il
lettore vengono rinchiusi per quasi 250 pagine. La Piramide è un hotel piazzato
in un luogo devastato del Messico, Kukulcan: una costa assediata da una
speculazione edilizia che si è lasciata dietro di sé rovine, immondizie,
inquinamento, desolazione…
…questo
"thriller tropical distopico", pubblicato lo scorso anno per Anagrama, che è stato
finalista al Ròmulo Gallegos di quest'anno. In realtà non so se si possa
definire thriller nè tantomeno distopico, ma tropicale sì, e forse, alla fine
dei conti, è pure un thriller distopico, anche se in verità non dovrebbe
fregare niente a nessuno di come catalogare un bel libro.
…Juan Villoro è abile nell’intreccio di
una storia meno visionaria di quel che potrebbe apparire, ma soprattutto scrive
divinamente. Il senso del ritmo, la costruzione delle attese e il gioco degli
svelamenti, certi passaggi illuminanti fanno di La Piramide un romanzo eccellente. Il romanzo,
senza ombra di dubbio, di un grande scrittore.
…Gli stessi hotel abbandonati sono un affare: servono a
riciclare denaro, alla maniera delle Anime morte gogoliane: "Se in Russia potevi
incassare per dei servitori morti, qui lo fai per camere vuote. Il denaro del
traffico d'armi, della tratta delle bianche, del narcotraffico non può arrivare
come se nulla fosse in una banca, deve per forza fare un giro: Kukulcán è perfetta
per simulare che i guadagni siano stati generati qui". Il coro dei
personaggi che circondano i due protagonisti è disegnato con tratto sicuro:
l'ex cubista ora maestra di yoga che addestra a fingere la violenza, il viscido
responsabile della sicurezza, l'amministratore gringo che ha perso un figlio e
vuole rovinarsi con le corse dei cavalli, i creativi del "colonialismo
sostenibile" che pensano di trasformare la Piramide in un centro
culturale, il tosto ispettore messicano che la domenica predica rassegnazione
dal pulpito di una setta. Nel finale, il romanzo accelera. Mario si rivela
malato terminale e, prima di morire teatralmente, vuole che Tony adotti sua
figlia, ospitata in un istituto per donne maltrattate. L'ex bassista scopre
così che non solo il male, ma anche il bene, sbilenco quanto caparbio, ha le
sue reti di "amici degli amici" e gli regala una fuga con addirittura
una specie di famiglia, per quanto piena di cicatrici - Danilo Manera
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