venerdì 7 agosto 2015

Quel naso tappato - Saverio Tommasi

Matteo Salvini è entrato in un ex ospedale che oggi è un rudere che è diventato casa per migranti. E si è fatto fare una foto mentre si tura il naso. Io penso, caro Matteo, che se uno si tappa il naso di fronte all’odore di chi resiste, non valga niente. Non vali niente se l’odore del sudore degli ultimi ti rende nervoso, ancora prima che come politico, come uomo.
I bambini si turano il naso per scherzare di fronte alla scureggia di un compagno, oppure quando passano accanto a un inceneritore e la mamma dice loro: “non respirate, bambini, che fa male”. Di adulti che si turano il naso, invece, conosco solo te. Perché gli adulti di solito non si turano il naso chiamando il fotografo per immortalare il gesto.
Mia zia, o qualcosa del genere, sta morendo. Ha un tumore che non si può operare, mia zia, e in casa ha un cattivo odore. Intendiamoci: la casa è pulita e lei si lava, ma la casa puzza perché ci sono tumori che devastano pezzi di corpo che una saponetta non basta. Io non mi sono mai tappato il naso, entrando in casa sua. Esattamente come se a qualcuno mancano le mani io non chiamo il fotografo per farmi riprendere mentre gioco di fronte allo specchio a sasso carta o forbice. E non perché io abbia un’alta soglia di tolleranza ai cattivi odori, figurati che una volta chiusi il cane in terrazza dopo che si era mangiato la merda di un altro cane, semplicemente io tollero bene i senza colpa. Compreso il cane, infatti poi mi pentii e gli feci il bagno.
Caro Matteo, è facile avere un buon odore quando ci si può permettere di entrare in un albergo senza aver chiesto prima il preventivo per una camera. È facile profumare quando si può scegliere fra le marche dei profumi e acquistare la saponetta con le scorze di limone biologico, oppure no, meglio quella all’arancia siciliana, anzi aspetta, le compro tutte e due e poi uso quella che mi piace di più.
Caro Matteo, può anche darsi che in quel rudere con gli stanzoni collettivi ci fosse un odore a cui tu, che vivi fra l’europarlamento e la tv, soprattutto la tv, non sei abituato. Però queste genti che vengono da un altro Paese hanno un profumo che non si può comprare né a chili né ad etti. Si chiama speranza, questo profumo, ed è la stessa speranza di mia zia. E per sentirla, e starci bene accanto, bisogna avere un certo cuore, perché un certo naso non basta.
Ciao puzzone.

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