1
IL DIRITTO ALL'OZIO
a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
2
IL DIRITTO A SPORCARSI
a giocare con la sabbia, la terra, l'erba, le foglie, l'acqua, i sassi, i rametti
3
IL DIRITTO AGLI ODORI
a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura
4
IL DIRITTO AL DIALOGO
ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare
5
IL DIRITTO ALL'USO DELLE MANI
a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare,
incollare, plasmare la creta, legare corde,accendere un fuoco
6
IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura
7
IL DIRITTO ALLA STRADA
a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
8
IL DIRITTO AL SELVAGGIO
a costruire un rifugio-gioco nei boschetti,
ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi
9
IL DIRITTO AL SILENZIO
ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell'acqua
10
IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle
COME FOSSE UNA INTRODUZIONE - Mi piace giocare, disegnare,
raccontare e ascoltare storie, fare e vedere uno spettacolo di burattini.
Insomma mi piace il mondo dei bambini e delle bambine… anche perché credo sia
importante che in noi resti vivo una parte di bambino. E per 16 anni ho giocato
con i bambini dai 3 ai 6 anni.
Per questo più di 15 anni fa ho scritto il “Manifesto diritti naturali di bimbi e bimbe". Lavorando prima come maestro e poi come dirigente scolastico mi sono accorto che quasi tutti i bimbi e le bimbe d’Europa o delle famiglie ricche del Sud del Mondo hanno riconosciuti i diritti stabiliti dalla Carta Internazionale dei diritti dell’Infanzia (istruzione, salute, gioco…). Ma agli stessi sono pressoché negati quelli che io definisco “diritti naturali”. Questo manifesto è rivolto ai grandi, anche perché i piccoli lo capiscono al volo. Un po' come diceva il Piccolo Principe "…ai grandi bisogna sempre spiegare tutto quello che i bambini capiscono subito".
Per questo più di 15 anni fa ho scritto il “Manifesto diritti naturali di bimbi e bimbe". Lavorando prima come maestro e poi come dirigente scolastico mi sono accorto che quasi tutti i bimbi e le bimbe d’Europa o delle famiglie ricche del Sud del Mondo hanno riconosciuti i diritti stabiliti dalla Carta Internazionale dei diritti dell’Infanzia (istruzione, salute, gioco…). Ma agli stessi sono pressoché negati quelli che io definisco “diritti naturali”. Questo manifesto è rivolto ai grandi, anche perché i piccoli lo capiscono al volo. Un po' come diceva il Piccolo Principe "…ai grandi bisogna sempre spiegare tutto quello che i bambini capiscono subito".
FAR MEMORIA DELLA NOSTRA INFANZIA - Per capire l’infanzia e la
fanciullezza ognuno deve fare memoria, cioè ripensarsi bambino. E per far
questo è bene porsi alcune domande:
- cosa amavamo fare?
- dove giocavamo?
- con chi ci piaceva stare?
A partire da questi tre interrogativi, ritengo utile analizzare la situazione o meglio il rapporto fra mondo dell’infanzia e società moderna, alla luce di quei diritti che io ritengo completamente disattesi:
- cosa amavamo fare?
- dove giocavamo?
- con chi ci piaceva stare?
A partire da questi tre interrogativi, ritengo utile analizzare la situazione o meglio il rapporto fra mondo dell’infanzia e società moderna, alla luce di quei diritti che io ritengo completamente disattesi:
1. IL DIRITTO ALL’OZIO - Siamo in un momento della
storia umana in cui tutto è programmato, curriculato, informatizzato. I bambini
hanno praticamente la settimana programmata dalle loro famiglie o dalla scuola.
Non c’è spazio per l’imprevisto. Non c’è, da parte dei bambini e delle bambine,
la possibilità di qualcosa di autogestito, di giocare da soli. C’è bisogno di
un tempo in cui i bambini siano soli, in cui imparino a “vivere il sistema
delle regole”, imparando da soli a gestire i piccoli conflitti. E questo senza
la presenza eccessiva degli adulti. È solo così che si diventa adulti sani.
2. IL DIRITTO DI SPORCARSI - “Non ti sporcare”, una frase tipica
del genitore della società del benessere. Credo che i bimbi e le bimbe abbiano
il sacrosanto diritto di giocare con i materiali naturali quali la sabbia, la
terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti... Quanta gioia nel pastrocchiare
con una pozzanghera o in un cumulo di sabbia. Proviamo ad osservare
attentamnete bimbi e bimbe in alcuni momenti di pausa dai giochi organizzati
oppure quando siamo in un boschetto... e scopriremo con quanto interesse riescono
a giocare per ore con poche cose trovate per terra.
3. IL DIRITTO AGLI ODORI - Oggi rischiamo di mettere tutto
sotto vuoto. Abbiamo annullato le diversità di naso, o meglio le diversità
olfattive, tipiche di certi luoghi. Pensiamo alla bottega del fornaio,
all’officina del meccanico delle biciclette, al calzolaio, al falegname, alla
farmacia. Ogni luogo ha un proprio odore: nei muri, nelle porte, nelle
finestre. Oggi una scuola, un ospedale, un supermercato o in una chiesa hanno
lo stesso odore di detergente. Non ci sono più differenze. Eppure chi di noi
non ama sentire il profumo di terra dopo un acquazzone e non prova un certo
senso di benessere entrando in un bosco ed annusando il tipico odore di humus
misto ad erbe selvatiche? Imparare fin da piccoli il gusto degli odori,
percepire i profumi offerti dalla natura, sono esperienze che ci
accompagneranno lungo la nostra esistenza.
4. IL DIRITTO AL DIALOGO - Dobbiamo constatare sempre di
più la triste realtà di un sistema di comunicazione e di informazione
“unidirezionale”. Siamo spettatori passivi dei tanti mass media: soprattutto la
televisione. In quasi tutte le case si mangia, si gioca, si lavora, si
accolgono gli amici “a televisione accesa”. E la televisone trasmette modelli
culturali, ma soprattutto plasma il consumatore passivo. Con la televisione non
si prende certo la parola. Cosa diversa è il raccontare fiabe, narrare
leggende, vicende e storie, fare uno spettacolo di burattini. In questi casi
anche lo spettatore-ascoltatore può prendere la parola, interloquire,
dialogare.
5. IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI - La tendenza del mercato è
quella di offrire tutto preconfezionato. L’industria sforna ogni giorno
miliardi di oggetti “usa e getta” che non possono essere riparati. Nel mondo
infantile i giocattoli industriali sono talmente perfetti e finiti che non
necessitano dell’apporto del bambino o della bambina. L’abitudine al
video-gioco è spesso incentivata dalla stessa scuola che, nel proporre
l’introduzione del computer, ne suggerisce l’accattivante utilizzo ludico. E
nel contempo mancano le occasioni per sviluppare le abilità manuali ed in
particolare la manualità fine. Non è facile trovare bambini e bambine che
sappiano piantare chiodi, segare, raspare, cartavetrare, incollare... anche
perchè è difficile incontrare adulti che vanno in ferramenta a comprare i
regali ai propri figli. Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più
disattesi nella nostra società post-industriale.
6. IL DIRITTO AD UN “BUON INIZIO” - Mi riferisco alla problematica
dell’inquinamento. L’acqua non è più pura, l’aria è intrisa di pulviscoli di
ogni genere, la terra è inquinata dalla chimica di sintesi. Si dice sia il
frutto non desiderato dello sviluppo e del progresso. Eppure oggi è importante
anche “tornare indietro”. Ritrovato il gusto del camminare per la città, lo
stare insieme in maniera conviviale. Ed è questo che spesso i bimbi e le bimbe
ci chiedono. Da qui l’importanza dell’attenzione a quello che fin da piccoli
“si mangia”, “si beve” e “si respira”.
7. IL DIRITTO ALLA STRADA - La strada è il luogo per mettere in
contatto le persone, per farle incontrare. La strada e la piazza dovrebbero
permettere l’incontro. Oggi sempre più le piazze sono dei parcheggi e le strade
sono invivibili per chi non ha un mezzo motorizzato. Piazze e strade sono
divenute paradossalmente luoghi di allontanamneto. É praticamente impossibile
vedere bambini giocare in piazza. Gli anziani sono continuamente in pericolo in
questi luoghi. Dobbiamo ribadire che, come ogni luogo della comunità, la strada
e la piazza sono di tutti... così come ancora è in qualche paesino di montagna
o in molte città del Sud del mondo.
8. IL DIRITTO AL SELVAGGIO - Anche nel cosidetto tempo
libero tutto è preorganizzato. Siamo nell’epoca dei “divertimento”. I parchi
gioco sono programmati nei dettagli. Così accade anche nel piccolo, nei parchi
delle scuole o nelle aree verdi delle città, compreso l’arredo urbano. Ma dov’è
la possibilità di costruire un luogo di rifugio-gioco, dove sono i canneti e i
boschetti in cui nascoondersi, dove sono gli alberi su cui arrampicarsi? Il
mondo è fatto di luoghi modificati dall’uomo, ma è importante che questi si
compenetrino con luoghi selvaggi, lasciati al naturale. Anche per l’infanzia.
9. IL DIRITTO AL SILENZIO - I nostri occhi possono
socchiudersi e così riposare, ma l’apparato auricolare è sempre aperto. Così
l’orecchio umano è sottoposto continuamente allle sollecitazioni esterne. Mi
sembra ci sia l’abitudine al rumore, alla situazione rumorosa al punto da
temere il silenzio. Sempre più spesso è facile partecipare a feste di
compleanno di bimbi e bimbe accompagnate da musiche assordanti. E così è anche
a scuola. L’emblema di tutto ciò è dato da coloro che si spostano alle
periferie delle città e a piedi o in bicicletta si portano nella natura per una
bella passeggiata con le cuffie dell’Ipod ben inserite nelle orecchie. Perdiamo
occasioni uniche: il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare
dell’acqua. Il diritto al silenzio è educazione all’ascolto silenzioso.
10. IL DIRITTO ALLE SFUMATURE - La città ci abitua alla luce,
anche quando in natura luce non c’è. Nelle nostre case l’elettricità ha
permesso e permette di vivere di notte come di fosse giorno. E così spesso non
si percepisce il passaggio dall’una all’altra situazione. Quel che più è grave
è che pochi riescono a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto. Non si
percepiscono più le sfumature. Anche quando con i bambini usiamo i colori non
ci ricordiamo più delle sfumature. Il pericolo è quello di vedere solo nero o
bianco. Si rischia l’integralismo. In una società in cui le diversità aumentano
anziché diminuire, quest’atteggiamento può essere realmente pericoloso.
Cerchiamo insieme di guardare il mondo con gli
occhi dei bimbi e delle bimbe.
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