tra
Douglas Adams e moltissimi altri, un romanzo che è composto da una serie di
episodi nei quali spesso c’è un bar (la
buca della cotica è il suo nome, sembra uscito da un racconto di Stefano Benni),
e anche i cosmonisti, gente d’avventura.
Gli
episodi “minori” meritano di essere letti, gli altri sono da antologia.
Per
molti un libro straordinario, per molti una delusione, a me è piaciuto molto.
A pagina
214 si legge:
“L’universo
si stava sempre più trasformando in un club dove l’ammirazione reciproca era
fondamentale. Si diventò talmente raffinati da smettere di cagare.”
Uno
di quei libri che fa ridere sotto i baffi, e anche sopra, e naturalmente avere
i baffi aiuta - franz
…Come per le pietanze più gustose e raffinate, il segreto, naturalmente, è nella ricetta.
In realtà è piuttosto semplice: prendete simili quantità di caos, universi paralleli, flusso del tempo, esplorazione spaziale, androidi, extraterrestri, tutto a crudo e senza lavare, mi raccomando (preserviamo i sapori che la natura ci regala), quindi mettete tutto nel frullatore. Dopo qualche minuto di miscelazione aggiungete secrezioni aliene, ironia della sorte e spirito d'avventura. Lasciate raffreddare e condite con chicchi di Legge di Murphy secondo il gusto. Servite accanto a gnocchi di Big Bang. Si consiglia infine di accompagnare il tutto con un buon bicchiere di ghiaccio di cometa in purezza.
Potrebbe essere questo il piatto del giorno alla “Buca della Cotica”, locale noto in ogni galassia che si rispetti e punto di ritrovo ambito dai Cosmonisti più affezionati.
Figlia legittima di queste righe, nasce ora la domanda “Ma chi diavolo sono i cosmonisti?”…
Potrebbe essere questo il piatto del giorno alla “Buca della Cotica”, locale noto in ogni galassia che si rispetti e punto di ritrovo ambito dai Cosmonisti più affezionati.
Figlia legittima di queste righe, nasce ora la domanda “Ma chi diavolo sono i cosmonisti?”…
… le sacre parole del Manifesto dei Cosmonisti:
“...1. Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.
2. Non ci senti, testa di rapa? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.
3.Ma quante volte te lo devo ripetere? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.”
2. Non ci senti, testa di rapa? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.
3.Ma quante volte te lo devo ripetere? Non esiste alcun manifesto dei Cosmonisti.”
E poi, più in dettaglio, le auree regole non scritte vigenti a bordo dopo il lancio:
“ -Noi non abbiamo uniformi.
-Del tu a tutti.
-Stipendio parificato.
-Siamo tutti proprietari dell'astronave.
-Sesso libero.
-Non mugugnare. “
-Del tu a tutti.
-Stipendio parificato.
-Siamo tutti proprietari dell'astronave.
-Sesso libero.
-Non mugugnare. “
Invitante, non pensate anche voi?
Da non perdere.
In questo “pastiche fantascientifico”, come è stato definito
in Svezia, ispirato ai grandi classici del genere, da Ray Bradbury a Philip K.
Dick e il Douglas Adams della Guida
galattica per autostoppisti, Mikael Niemi lascia il Tornedal, la regione
svedese al confine con la Finlandia resa famosa dal grande successo di Musica Rock da Vittula, e lo
lascia, non senza un toccante congedo, a bordo di un astrobastimento. Questa
volta è un cosmonista – così si chiameranno i camionisti intergalattici – e uno
dei più esperti. Noi siamo i suoi passeggeri, dei novellini, al primo viaggio
spaziale: Niemi ci prende a bordo e ci guida dalla buona vecchia Terra alle
stazioni di servizio più sperdute sull’anello metallifero esterno, e anche più
in là, oltre il Point of no Return, che solo i più audaci ponoristi superano,
sapendo di non poter mai più rientrare alla base, di avere davanti a sé solo lo
spazio infinito, il cui unico limite è stabilito dalla durata della loro stessa
vita. Niemi ci accompagna tra una galassia e l’altra, portandoci a spasso nello
spazio e nel tempo, facendoci entrare, alla faccia dei tremendi buttafuori,
alla Buca della Cotica, il bar dove si danno appuntamento le più diverse
creature dell’universo, e ci spiega con intelligenza e leggerezza tutti i
segreti di un mondo improbabile ed esilarante. Ma, tra avidi affaristi capaci
di vendere parte di un buco nero ai rappresentanti di un altro universo, sette
religiose che cercano di convincerci con l’inganno che non esistono altre forme
di vita intelligente, androidi costretti a fare “outing” per distinguersi dagli
umani e alieni che ci truffano per garantirsi le nostre riserve di titanio, le
creature che alla fine risultano più buffe e incomprensibili, sono quelle che
provengono dal pianeta Terra, creature capaci di divertire e commuovere,
intrappolate nei loro limiti eppure in grado di sognare e lottare, per non
sprofondare nel buio dell’universo, per esserci quando, un giorno, ricomincerà
tutto da capo.
…proveniente dalla letteratura non
specializzata, Mikael Niemi, prova una volta per tutte la fantascienza come
letteratura di Serie A: è tutto un mix perpetuo tra futurismo, surrealismo,
realismo visionario proiettato nel futuribile quotidiano possibile, quando gli
umani finalmente colonizzeranno almeno il Sistema Solare e oltre : e lavorarci
quasi routine quotidiana almeno. Alla fine nulla di nuovo sotto l'universo,
anzi persino universi paralleli, come in una delle puntate racconti di questo
fantastico e letterale romanzo senza fili, wireless. Tutto un sequel apparentemente
disarticolato, pure fortemente ancorato al racconto manifesto dei cosmonisti,
password della trama: manifesto di un futurumanesimo prossimo venturo, indizio
in ogni caso del destino progressista degli umani: nessun Eden all'orizzonte,
come nelle visioni neociniche e diversamente nichiliste di di Dick, ma sempre
una accelerazione al passo con il Tempo dell'universo, dagli umani quasi
impercettibilmente percepita, eppure la velocità del Tutto!...
… Fantascienza decisamente di periferia
verrebbe da dire, molto lontana - anche geograficamente - dalle esigenze
commerciali che caratterizzano la produzione anglosassone, scritta da un autore
che deve averne letta molta e vista ancora di più. E fantascienza che compare
piuttosto sorprendentemente in una collana specializzata che pare essa stessa
abbastanza stupefatta dallo strano contenuto del libro. Questa almeno è l'impressione
nel leggere la postfazione della traduttrice che spara nomi piuttosto casuali
(Adams e Bradbury, che ok, magari per certi versi c'entrano pure… ma Dick???) e
non sembra molto a suo agio con la materia narrata. In ogni caso questa de Il
Manifesto dei Cosmonisti è fantascienza sopraffina che mescola
abilmente il sapore dei vecchi classici con una sensibilità decisamente attuale
e un punto di vista inconsueto che dona nuova freschezza a panorami che ai
lettori più smaliziati potranno apparire come già ripetutamente visitati..
Sarà il fascino dell'estremo nord, terra di contrasti estremi e gusti semplici, che ben rieccheggiano tra le pagine piene di meraviglie e strani soggetti che animano la lettura, sarà la capacità dell'autore di lasciarti sempre sorridente pur senza chiudere le porte al dubbio e all'oscurità che ci circondano. Saranno tutti i dettagli curiosi e i particolari stravaganti, ma per me Il Manifesto dei Cosmonisti s'è rivelata una lettura davvero piacevole.
Sarà il fascino dell'estremo nord, terra di contrasti estremi e gusti semplici, che ben rieccheggiano tra le pagine piene di meraviglie e strani soggetti che animano la lettura, sarà la capacità dell'autore di lasciarti sempre sorridente pur senza chiudere le porte al dubbio e all'oscurità che ci circondano. Saranno tutti i dettagli curiosi e i particolari stravaganti, ma per me Il Manifesto dei Cosmonisti s'è rivelata una lettura davvero piacevole.
inizia così:
CONGEDO
IN RIVA AL LIVIÖJOKI
Il
narratore fa una sauna in riva al Liviöjoki e si congeda temporaneamente dal
Tornedal. Il sole, a nord, era basso sull’orizzonte della foresta. Il tremolante
disco scarlatto si rifletteva sull’acqua, scomposto in larghe pennellate rosse
che galleggiavano sulla superficie fluida. Seduto sulla riva, lasciai scorrere
via la tristezza dal corpo. Nell’aria aleggiava l’odore greve del fango e della
vegetazione di luglio. Era mezzanotte e un quarto e il silenzio regnava
assoluto: niente vento, neanche un fruscio nel fogliame degli ontani. Solo
l’impetuoso scorrere del fiume, migliaia di tonnellate d’acqua che
s’inoltravano nelle vaste foreste, un dorso liquido nell’eternità. Si sarebbe
potuto starlo a guardare all’infinito. Per quanto in perenne divenire, era
sempre lo stesso fiume, esattamente come il fuoco. Il fuoco da campo
dell’umanità: milioni di anni d’amicizia…
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