Recentemente il Premier Renzi ha messo avanti la martoriata Costituzione
per giustificare la necessità del concorso ad eliminazione dal quale usciranno
solo 60.000 docenti dei 160.000 abilitati ammessi (anche se già gli esclusi non
abilitati hanno vinto il ricorso ).
I vincitori verranno poi sottoposti ad un tirocinio di ben tre anni (dopo
quello fatto per abilitarsi) in qualche remoto ambito d'Italia scelto in base
ad un algoritmo, da effettuarsi a stipendio ridotto, come se già non fosse
abbastanza miserabile quello intero, che non consente neanche di sobbarcarsi un
fitto di casa.
Non vogliamo qui fare l'apologia del "docente itinerante" o
"migrante" ma della Costituzione italiana ancora una volta manipolata
da chi la dovrebbe difendere.
E' vero che la Costituzione asserisce all'art. 97 che "Agli impieghi
nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso" ma aggiunge
"salvo i casi stabiliti dalla legge" .
Il concorso deve essere dunque correlato ad un posto di lavoro, ad un
"impiego" non ad un territorio di libero reclutamento (la Legge 107
prevede infatti titolarità non più di sede ma di ambito territoriale).
Con questa operazione da leguleio piuttosto che da legislatore, il Premier
ha cercato solo di creare un ponte tra la Costituzione e la vergogna della
"chiamata diretta" di mussoliniana memoria da lui voluta e
introdotta.
In realtà, infatti, chi opera il reclutamento in base alla legge 107/2015 é
un Dirigente scolastico, senza criteri stabiliti dalla norma, ma da lui
medesimo, e questo non lo prevede la Costituzione italiana, che anzi sempre
all'art. 97 pretende imparzialità e buon andamento per la pubblica
amministrazione, ma la malafede di chi gestisce ormai lo Stato come cosa
privata, personale, di chi non si relaziona con nessuna parte sociale, ma solo
con lobby di speculatori e di affaristi, per i quali la scuola pubblica non é
un servizio al cittadino, ma il prossimo ennesimo business per imprenditori
assistiti dallo Stato.
É vero anche che la Costituzione all'articolo 36 recita "Il lavoratore
ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo
lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia
un'esistenza libera e dignitosa."
Non ci pare che un docente fuori sede possa, con quello stipendio, per giunta
ridotto, sopravvivere senza aiuti dai familiari, se quelli che lavorano a
Milano a stipendio pieno, nei giorni festivi, sono costretti a praticare
giardinaggio a cottimo per non riuscire neanche così a sbarcare il lunario.
Inoltre, il Premier dimentica che il suo governo con il voto di fiducia ha
"scelto", non costretto né vincolato da nessuno e da niente, di
assumere 50.000 docenti in Fase C, di cui non tutti avevano i requisiti
previsti dalla sentenza della Corte europea del 26 novembre 2014 , mentre
molti, che devono passare oggi dalle Forche Caudine di questo concorso, ce li
hanno.
Perché dunque il Governo con questa discutibile legge delega non ha invece
scelto di assumere solo chi aveva maturato quei requisiti e non anche altri che
in una scuola non avevano mai messo piede, come invece é avvenuto ?
Il concorso di oggi é stato infatti appositamente predisposto solo perché
la maggior parte dei docenti ingiustamente esclusi dal piano assunzioni perdano
definitivamente quei diritti riconosciuti loro dalla sentenza che avevano
maturato con corsi universitari appositamente predisposti costati dai due ai
tremila euro versati alle università pubbliche, ormai gestite in maniera
privatistica, e diversi anni di servizio.
Non dimentichiamo che col piano assunzioni terminato a novembre sono stati
creati migliaia di esuberi, sotto il nome di "Docenti di
potenziamento," senza che fossero effettivamente coperti i posti vacanti
in alcune classi di concorso, un vero capolavoro del danno erariale e del disservizio
oltre che un oltraggio alla professionalità dei docenti.
In tutto ciò , poi, il premier non ha neanche lontanamente pensato con
l'occasione di questa riforma, di ottemperare alla sentenza del TAR del Lazio
che prevedeva il ripristino delle ore di insegnamento ingiustificatamente
tagliate dalla Gelmini, per cui il Miur é commissariato da un anno.
Solo così si sarebbe, infatti, potuto assumere chi aveva maturato il
diritto ripristinando un servizio pubblico reso da quei tagli molto meno
efficace!
il premier ha pensato bene di mettere in atto una norma vessatoria nei
riguardi dei docenti perché si giungesse ad una selezione darwiniana, non del
migliore, in funzione delle esigenze dell'utenza, ma del più economicamente
forte e politicamente meglio appoggiato.
Per questo, oggi i Partigiani della Scuola Pubblica sono in prima linea
nella raccolta delle firme contro quattro gravissimi aspetti della legge
107/2015 , nella prospettiva che nel frattempo, una forza politica alternativa
a quella che l'ha generata possa riservarle la definitiva "damnatio
memoriae" che merita.
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