E insomma, come volete che diventi Roma? L’altro giorno c’è stato
l’ennesimo atto poliziesco: con motivazioni risibili, hanno messo i sigilli al circolo DalVerme, nel quartiere
Pigneto, uno dei pochi posti di questa città a fare musica decente, a portare
artisti internazionali a suonare a un prezzo abbordabile, ad aver creato un
luogo a cui potersi affezionare.
Non so che idea di cultura avete per questa città, se chiudete il Circolo
degli artisti, il Rialto, il Valle, Scup, se minacciate di sgombero l’Esc, la palestra popolare di San Lorenzo, l’Angelo
Mai, se minacciate di sgombero o sgomberate qualunque teatro occupato,
qualunque cinema occupato, qualunque cosa, se non avete i soldi per finanziare
nessun progetto, se l’amministrazione comunale e regionale hanno a disposizione
pochi spicci che elargiscono dopo anni, se pensate di fare un cartellone di
un’estate romana con il volontarismo e la frustrazione degli artisti che non
hanno un posto dove esibirsi.
Vi beate di celebrare la romanità, Pasolini, Fellini, Scola, Verdone, la
Magnani, e dove pensate che si siano formati gli artisti, dove pensate che
abbiano cominciato a lavorare? Vi riempite la bocca della Roma alternativa,
citate a memoria le battute di Amore tossico e Lo chiamavano
Jeeg Robot ma non avete mai messo piede nel teatro occupato di Ostia o
in quello di Tor Bella Monaca.
Celebrate la grande stagione dell’effimero di Renato Nicolini e delle
cantine, delle gallerie artistiche dove nascevano i pittori che oggi riempiono
i musei del mondo, Pino Pascali, Mario Schifano, i collettivi come il
pastificio, e avete ridotto il centro storico a una serie di trattorie
fintotipiche con un’amatriciana a 14 euro, la camorra che ricicla i soldi con
le pizzerie e i bar alla moda, i negozietti di souvenir con le statuine del
gladiatore con la tunica della Lazio.
Avete riempito questa città di agenzie immobiliari e di agenzie interinali,
avete fatto diventare tutti quanti gestori di un airbnb, avete detto ai ragazzi
di vent’anni di non preoccuparsi se non hanno una laurea, dell’estro, una
competenza, ma di assicurarsi che la nonna riservi a loro la proprietà di un
appartamentino a Portuense.
Avete sostituito l’arte, la cultura, la vita con la sicurezza e la
legalità. E la legalità in questa città sono le crostacerie, le hamburgherie,
le lasagnerie, le tiramisuerie, i negozi di patatine olandesi, l’invasione di
posti per sbocconcellare a trenta euro a persona che si chiamano “officine
della nduja”, “smart trattoria”, “liquidi e solidi”, i diecimila locali in cui
si fa un’apericena con gli alcolici del discount mescolati, un po’ di riso
scotto e verdurine bruciacchiate e minisupplì appena decongelati.
La legalità sono i concerti in programma quest’estate, a 70, a 80, a 120
euro, sono le piazze, le strade, i cortili, piazza del Popolo, i Fori
imperiali, tutto occupato ogni sabato, ogni domenica dai gazebo di qualche
company che deve pubblicizzare le tariffe nuove del telefonino, stand con
qualche uomo sandwich travestito da cellulare gigante che ondeggia sotto la
musica a palla, circondato dagli animatori che si sgolano per far ballare ai
bambini un po’ di pessima techno.
La legalità è un calendario di iniziative di solidarietà che ha sostituito
il calendario degli eventi, sono le librerie che chiudono, come la libreria
Croce, Bibli, Invito alla lettura, le Arion, o che si devono reinventare come
librerie-bar dove i libri sono relegati a qualche scaffaletto e c’è un poster
con una fotocopia ingrandita di un romanzo di David Foster Wallace. Sono i
teatri come l’Eliseo che mettono un ristorante di lusso all’interno...
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