lunedì 4 maggio 2015

Brambilla e la squaw – Gianni Brera

il piccolo racconto di Carlo Brambilla, mazziniano che la polizia sta per arrestare, e arriva nell'America degli indiani, fa il medico e sposa la figlia di un capo indiano.
Carlo si comporta con i nativi meglio di tutti gli invasori europei.
una storia che non ti immagini, e non dispiace per niente - franz





Carlo Brambilla – Charles Barembellah, per gli amici inglesi e americani – è uno degli inquilini di Brera: medico nell’Italia di Mazzini, si muove dalla Padania all’Inghilterra fino al Missouri. È un emigrante padano, inseguito per motivi politici dalla polizia, alla ricerca di lavoro e fortuna. I pellerossa – nella solita idealizzazione negativa che si fa dello straniero e dell’altro da sé – gli vengono presentati come temibili e selvaggi: le loro donne appesterebbero il west con le malattie veneree. I pregiudizi di Brambilla – da intendere solo come pre-conoscenza, cioè orizzonte di nozioni non esperite – cadranno uno ad uno in seguito all’incontro di Altero Bisonte, Quaglia Silvestre, Orso Nero, Shoshoanna e la loro tribù. Sposerà la bellissima Shoshoanna, troverà l’oro e tornerà ricco in Padania. Allontanare i pregiudizi porta fortuna: utilizzarli per comprendere la realtà significa non accedere ad essa, sono troppo angusti per far entrare il mondo nella nostra vita. Romanzo di evasione? Sì, dal carcere dei pregiudizi.
Alla domanda «Brera, cosa significa questo romanzo?», lui risponderebbe ironicamente: «Niente, significa».

Quando, ormai vent'anni fa, Gianni Brera scomparve improvvisamente, l'Italia perse il suo più famoso giornalista sportivo, e insieme uno scrittore fantasioso, con mille personaggi in testa. Da anni coltivava l'idea di Brambilla e la Squaw, senza mai avere il tempo di metterlo su carta: ma il suo protagonista, Carlo Brambilla, lombardissimo medico dell'Italia di Mazzini, scalpitava per non restare in un cassetto. Fu così che Gianni ne fece un "romanzo in venti cartelle", come racconta il figlio Paolo nella informata e affettuosa postfazione. 
Emigrante come tanti ma con un destino straordinario, il buon Brambilla baratta il suo amato Ticino con il Missouri, attraversando gli Stati Uniti diretto verso la frontiera inesplorata e i temuti pellerossa. 
Che - si accorge subito - sono un popolo nobile e meno ostile del previsto: fattosi amico il capo Altero Bisonte e i suoi figli Quaglia silvestre e Orso nero, diventa membro rispettato della tribù, scoprendo i piaceri della vita selvaggia e l'inatteso amore per la squaw più corteggiata della prateria. Una storia paradossale e spassosissima, in cui s'incontrano due luoghi dell'anima del grande autore: l'amata Bassa delle sue origini e il Far West di cui si era innamorato al cinema. 


2 commenti:

  1. Che bello conoscere quest'altro aspetto narrativo dell'assai stimato Gianni Brera ... Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ne ho trovato anche un altro, doveva essere un bel tipo, meno male, "Gadda spiegato al popolo", come lo definiva Umberto eco

      Elimina