Ci dicono tutti i giorni che è una
guerra, basta fare attenzione al linguaggio, invasione, morti, esercito,
bombardare, confini, e così via.
Se
si parte da una guerra vera, la prima guerra mondiale, anche lì il linguaggio
era simile (in tutte le guerre lo è): il Nemico, i Confini, la Sopravvivenza,
Mors tua vita mea.
Pensiamo
al concetto principe di ogni guerra, il Nemico.
Il
Nemico è maiuscolo, impersonale.
Cito
due casi della prima guerra mondiale nei quali il Nemico diventa nemico, e poi
solo uno come te, con un’altra divisa, poi può diventare un amico.
Una
pagina di “Un anno sull’altipiano” (qui)
Un
film, “Joyeux Noel” (qui)
Qualche
lettera (qui)
Lo
stesso accade con l’immigrazione, gli sbarchi, i profughi, i clandestini, i
sans papier, masse anonime e minacciose.
L’antidoto
è dare un nome e una storia a queste persone.
Cinema
e letteratura ci aiutano, eccone alcuni esempi.
“Io
sto con la sposa” (qui)
la
storia di Samia, in “Non dirmi che hai paura”, di Giuseppe Catozzella (qui)
Nel
mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari – Fabio Geda
(un libro nel quale la realtà supera la fantasia.
non puoi non soffrire insieme a Enaiatollah, leggendo il libro.
poi è finita bene, ma quanti altri migliaia non racconteranno mai la loro storia?
per ricordare l’inferno quotidiano)
(un libro nel quale la realtà supera la fantasia.
non puoi non soffrire insieme a Enaiatollah, leggendo il libro.
poi è finita bene, ma quanti altri migliaia non racconteranno mai la loro storia?
per ricordare l’inferno quotidiano)
14
chilometri – Gerardo Olivares, un film che è passato in silenzio nei cinema
qualche anno fa (qui il trailer)
(14
chilometri. Tanti ne misura lo Stretto di Gibilterra. 14 chilometri per
lasciarsi l’Africa alle spalle e mettere i piedi in Europa, terra dei balocchi
dove nessuno piange miseria, che i soldi stanno anche sotto i sassi. Buba ne è
convinto, tanto da vendere tutto ciò che ha e partire col fratello Mukela per
il più disperato dei viaggi della speranza. Vi si unirà anche Violeta, in fuga
da un matrimonio che non vuole. Dal Mali all’Algeria, da qui alla Spagna, su
camioncini stracarichi e piedi sfasciati, strade di fortuna e barconi come bare
sul mare. Con loro – a distanza di pudore – Gerardo Olivares, che filma con 14
Kilometros l’odissea senz’epica dei dannati del pianeta, esuli “da una terra
che li odia per un’altra che non li vuole” (I. Fossati). Uno sguardo al
servizio dei personaggi, di cui condivide la fatica ma non la disperazione,
sfiorando la pietà che non cede alla commiserazione. Genuino, forse persino
brado, teso tra l’estasi immobile dei paesaggi e la calma di una natura che
avvolge ma non soccorre. Fermo nell’inchiodare la crudeltà del potere sulla
croce dei poveri. Morale nel restituire al digitale una forte ragion d’essere,
l’occhio sottratto ai pochi per essere rivolto a tutti. Invisibili in primis. da qui )
Come
un uomo sulla terra – Andrea Segre (qui il film
completo)
il
cinema ci fa vedere, ci racconta storie, che la tv, i documentari, i giornali
faticano a mettere nelle prime pagine, o anche nelle altre, allora ben vengano
film che sono, tra l’altro, buon cinema, come questi.
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