domenica 3 maggio 2015

I mali minori - Luis Mateo Díez

un libretto piccolo, composto da trentotto micro-racconti (genere letterario diffuso sopratutto nelle letterature in spagnolo), alcuni sono bellissimi, gli altri solo belli.
cercateli - franz

eccone alcuni:


Il sicario
I dati erano sbagliati e uccisi un uomo che non era quello previsto. Questi lavori così rapidi, così segreti, ti portano spesso a commettere errori irreparabili.
Ricordo un caso lontano in cui l'errore si ripetè tre volte. Tutte le vittime mi guardarono con stupore e solo quella giusta lo fece con tranquillità.
- Ti aspettavo - sussurrò quando gli conficcai il pugnale.
Come sempre dopo aver finito un lavoro, andai a ubriacarmi; alcuni giorni più tardi, quando mi ripresi dai postumi della sbornia, tornai a casa e trovai una lettera spedita la data stessa della morte.
- Ti perdono per quello che stai per fare - diceva, - ma ti maledico per come l'hai fatto male. Un morto che costa tre morti non è un morto innocente. Oltre a uccidermi mi hai fatto sentire colpevole e profondamente infelice.

Destinazione
Ricordo un viaggio a Buenos Aires che terminò a New York, un altro a Lima che si concluse ad Atene ed uno a Roma che finì a Berlino.
Tutti gli aerei che prendo vanno dove non devono, ma ormai ci sono abituato perché, sovente, esco di casa per andare in ufficio e passo la mattina dentro vari taxi che vanno e vengono senza che io riesca a dare un indirizzo preciso.
Quando torno alla sera nessuno sa niente di mia moglie né dei miei figli e, stanco di cercare le mie stesse tracce, me ne vado a dormire in un albergo.
Meno male che in queste occasioni viene mio padre a cercarmi. Non so che ne sarà di me il giorno che verrà a mancare.

Il cappotto
Il giorno in cui arrivai in ufficio, un martedì di novembre millenovecentocinquantasei, e , nell'appendere il cappotto all'attaccapanni, il collo si staccò dal resto come se le tarme ne avessero favorito la decapitazione definitiva, il dolore mi fece capire che gli oggetti familiari muoiono sempre nel cuore degli umili.
Tre generazioni giacevano appese all'attaccapanni assassino e il loro calore andò via via svanendo fino a raffreddarmi le mani e a lasciarmi nel tatto un flebile rantolo di inverni e di solitudine.
Un crimine
Sotto la luce della lampada la mosca rimase ferma.
Allungai con cautela il dito indice della mano destra.
Poco prima di spiaccicarla, si sentì un grido, e poi il tonfo del corpo che cadeva.
Subito dopo bussarono alla porta della mia camera.
- L'ho uccisa - disse il mio vicino.
- Anch'io - mormorai tra di me senza capirlo.

La lettera
Tutte le mattine arrivo in ufficio, mi siedo, accendo la lampada, apro il portacarte e, prima di cominciare il lavoro quotidiano, scrivo una riga della lunga lettera in cui, da quattordici anni, spiego minuziosamente le ragioni del mio suicidio

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