Non so quanto mi piacerà tornare a
scuola l’anno prossimo!!!
Mentre alla camera si discutono gli ultimi passaggi del decreto sulla scuola
a noi insegnanti, che, questa volta in modo pressoché unanime, abbiamo tentato
di combattere in tutti i modi legittimi questi provvedimenti, non rimane che
trarre le nostre amare conclusioni su quanto sta accadendo. Nella speranza che
questo possa servire a ricordarci, quando sarà il momento, chi ha tradito non
solo il mandato elettorale che gli era stato affidato, ma anche alcuni dei
principi più alti sanciti dalla costituzione (e dal buon senso) in materia di
educazione.
Mi limito a sottolineare solo uno degli aspetti più critici del provvedimento: il potere conferito ai presidi.
Presidi che potranno scegliere i docenti da assumere nella propria scuola e che potranno valutare i docenti non si capisce in base a quali criteri. Presidi che vedono aumentare il proprio potere discrezionale su molti dei capitoli più importanti della gestione della scuola. Tutto questo a danno degli organi collegiali che, “riforma” dopo “riforma” vengono sempre più svuotati del loro significato. Siamo stufi di insegnare ai ragazzi l’importanza della democrazia, quando questa sta scomparendo da ogni ganglio della società.
Possiamo immaginare cosa significherà tutto questo in un paese come l’Italia? Fra i valori più alti del nostro ordinamento c’è la libertà di insegnamento, che significa pluralismo, autonomia e responsabilità. Quanti insegnanti avranno il coraggio di esprimere liberamente il loro pensiero? Quanti oseranno esprimere il loro dissenso sul modo in cui viene gestita la scuola o utilizzate le risorse? Quanti insegnanti resisteranno alla tentazione di autocensurarsi?
Si parla di autonomia. Ma dove sta l’autonomia in un sistema come questo, dove gli stessi presidi saranno valutati e controllati da ispettori ministeriali. Non avranno più il problema di ascoltare insegnanti, studenti e genitori, ma sentiranno il fiato sul collo dei livelli superiori della burocrazia. Ci ritorna in mente la scuola verticistica di tanti anni fa da cui ingenuamente pensavamo di esserci definitivamente emancipati.
Tutto questo significa inoltre la definitiva rinuncia da parte dello stato a una seria formazione in entrata degli insegnanti, che noi chiediamo da sempre. E’ qui che si fa la qualità della scuola. In persone che prima di diventare insegnanti devono affrontare un lungo, duro, selettivo percorso.
Non è assolutamente vero che noi insegnanti non vogliamo la riforma della scuola, siamo noi i primi interessati. Siamo noi che l’abbiamo cercata anche contro i sindacati, capaci di dire solo di no, senza proporre nient’altro.
Ma questa riforma va contro i principi che, per molti di noi, rendono questa professione degna di essere esercitata.
Per questo, per molti di noi, questi sono giorni tristi.
Per questo motivo scrivo queste inutili parole. Almeno per poter dire in futuro: “ Quando è stata approvata la legge sulla “buona scuola”, IO NON ERO D’ACCORDO!!!
Mi limito a sottolineare solo uno degli aspetti più critici del provvedimento: il potere conferito ai presidi.
Presidi che potranno scegliere i docenti da assumere nella propria scuola e che potranno valutare i docenti non si capisce in base a quali criteri. Presidi che vedono aumentare il proprio potere discrezionale su molti dei capitoli più importanti della gestione della scuola. Tutto questo a danno degli organi collegiali che, “riforma” dopo “riforma” vengono sempre più svuotati del loro significato. Siamo stufi di insegnare ai ragazzi l’importanza della democrazia, quando questa sta scomparendo da ogni ganglio della società.
Possiamo immaginare cosa significherà tutto questo in un paese come l’Italia? Fra i valori più alti del nostro ordinamento c’è la libertà di insegnamento, che significa pluralismo, autonomia e responsabilità. Quanti insegnanti avranno il coraggio di esprimere liberamente il loro pensiero? Quanti oseranno esprimere il loro dissenso sul modo in cui viene gestita la scuola o utilizzate le risorse? Quanti insegnanti resisteranno alla tentazione di autocensurarsi?
Si parla di autonomia. Ma dove sta l’autonomia in un sistema come questo, dove gli stessi presidi saranno valutati e controllati da ispettori ministeriali. Non avranno più il problema di ascoltare insegnanti, studenti e genitori, ma sentiranno il fiato sul collo dei livelli superiori della burocrazia. Ci ritorna in mente la scuola verticistica di tanti anni fa da cui ingenuamente pensavamo di esserci definitivamente emancipati.
Tutto questo significa inoltre la definitiva rinuncia da parte dello stato a una seria formazione in entrata degli insegnanti, che noi chiediamo da sempre. E’ qui che si fa la qualità della scuola. In persone che prima di diventare insegnanti devono affrontare un lungo, duro, selettivo percorso.
Non è assolutamente vero che noi insegnanti non vogliamo la riforma della scuola, siamo noi i primi interessati. Siamo noi che l’abbiamo cercata anche contro i sindacati, capaci di dire solo di no, senza proporre nient’altro.
Ma questa riforma va contro i principi che, per molti di noi, rendono questa professione degna di essere esercitata.
Per questo, per molti di noi, questi sono giorni tristi.
Per questo motivo scrivo queste inutili parole. Almeno per poter dire in futuro: “ Quando è stata approvata la legge sulla “buona scuola”, IO NON ERO D’ACCORDO!!!
Jean Luc Nuvoli
Un Insegnante
Un Insegnante
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