Non avete
mai sentito parlare di test Baby PISA? Beh, siete in buona compagnia, vista la
quasi assoluta segretezza con cui l’Organizzazione per lo Sviluppo e la
Cooperazione Economica (OCSE) ha costruito la sua ultima impresa educativa.
Suscitando sconcerto per l’opacità e la mancanza di trasparenza:“Orrore: arrivano
i test PISA ai bambini di 5 anni” scrive Diane Ravitch, “I test Baby Pisa sono dietro l’angolo, come mai nessuno ne
parla?” continuano negli USA. Il Telegraph di
recente ha paragonato i bambini di 5 anni delle scuole inglesi a cavie da
laboratorio (Guinea pigs). La
sperimentazione sulle “competenze emergenti” dei bambini dai 4.5 ai 5.5 anni è
stata ribattezzata immediatamente Baby PISA. Attualmente, i paesi coinvolti
sono tre: Stati Uniti, Inghilterra ed Estonia. Anche se altre nazioni si sono
rifiutate di partecipare, i Baby PISA potrebbero comunque seguire le orme dei
loro fratelli maggiori, i test PISA sui 15enni, che, partendo da poche nazioni,
sono ormai arrivati a coprire 80 paesi. E l’Italia? Pur non aderendo alla
prima fase dello studio OCSE, qualche discussione sul tema valutazione a
4-5 anni deve esser stata avviata dalle parti dell’INVALSI. La responsabile area infanzia , che
presiede il Gruppo di lavoro sullo sviluppo-dati della “rete infanzia”
dell’OCSE, è stata anche responsabile di INVALSI VIPS, “un progetto pilota per la
Valutazione Iniziale della Prontezza Scolastica e all’apprendimento”
(CNEL,2014). Nonostante i diversi e documentati riscontri dell’esistenza di
tale progetto, l’INVALSI ha affermato in una recente nota stampa che “non ha avviato alcuna
sperimentazione”. Una smentita che conferma l’utilità di tenere gli occhi bene
aperti anche sulle attività a cui viene data poca o nessuna visibilità nel sito
ufficiale dell’Istituto.
Avete mai
sentito parlare di test Baby PISA? si
domanda il professor Helge Wasmuth del New York’s Mercy
College, dalle pagine di un blogamericano dedicato
all’educazione nella prima infanzia. Nel
caso in cui voi non ne sappiate nulla, continua, non preoccupatevi. Siete in buona compagnia,
vista la quasi assoluta segretezza con cui l’Organizzazione per lo Sviluppo e
la Cooperazione Economica (OCSE), ha costruito la sua ultima impresa educativa.
Non si tratta di ipotesi fantasiose o di scenari futuribili, ma di attualità.
“Orrore: arrivano i test PISA ai bambini di 5 anni”
scrive in un recente post del suo blog Diane Ravitch, responsabile dell’Office of Educational Research and
Improvement nel U.S. Department of
Education, all’epoca di George Bush. “I test Baby Pisa sono dietro l’angolo, come mai nessuno ne
parla?”, continuano negli USA alcuni analisti delle politiche
educative. Anche in Europa il Telegraph di recente ha paragonato i
bambini di 5 anni delle scuole inglesi che prossimamente aderiranno al progetto
alle cavie da laboratorio (Guinea pigs)
impiegati nelle sperimentazioni animali.
I test standardizzati dell’OCSE,
l’Organizzazione dello Sviluppo e della Cooperazione Economica, sono arrivati
al capolinea: i bambini di 5 anni. Si tratta dello “Studio Internazionale
sull’apprendimento precoce e il benessere” nella prima infanzia (IELS, International Early Learning and Child
Well-being Study)[*], una delle azioni strategiche
previste dal recente rapporto Starting
Strong 2017[1], ennesimo
resoconto che l’OCSE ha dedicato al suo ultimo “bottino”: l’infanzia. Il
progetto, avviato nel 2018-2019 nella quasi totale segretezza[2] e
ribattezzato Baby PISA[3],
prevede la “misurazione delle competenze emergenti” (emerging
literacies) di bambini dai 4.5 ai 5.5 anni mediante “test con tablet” (tablet-based test) da svolgersi in “circa
15 minuti” (approximately 15 minutes).
Oltre ai quesiti computer basedper
i piccolissimi, sono previste anche “misure indirette” (indirect
assessment) delle loro competenze attraverso questionari a genitori e
insegnanti o osservazioni aggiuntive fornite dai “funzionari coinvolti nel
progetto”[4](study administrators). I campi di indagine (domains), sebbene provvisori, cercano un
“equilibrio tra competenze cognitive e socio-emozionali” (cognitive,
social and emotional skills), “emergenti e predittive di risultati
positivi per la vita”[5] (early
skills that are predictive of positive life outcomes).
Questo, in estrema sintesi, il progetto di
misurazione delle competenze dei bambini promossa quasi “a porte chiuse”, con
un pericoloso “deficit di democrazia”[6] segnalato
ampiamente alla comunità scientifica internazionale da diversi studiosi[7], tra i quali Peter Moss e Mathias Urban,
due ricercatori del Regno Unito, che ne hanno denunciato mancanza di
discussione, pubblicizzazione e partecipazione.
Le finalità del Baby PISA potrebbero essere
racchiuse in questo passaggio:
“aiutare I
paesi a migliorare le performance dei loro sistemi educative e garantire
migliori risultati e rapporto costi/benefici (value for money) per i cittadini.
Comparare i dati mostrerà quali paesi tra i partecipanti sono in grado di
ottenere migliori risultati (performing best), in quali aree e per quali gruppi
di studenti.”[8]
L’assunzione, geniale quanto sconcertante
nella sua semplicità, è la seguente:
“nel tempo
[i test Baby PISA] potranno fornire informazioni sui collegamenti tra i
risultati ottenuti a 5 anni e quelli a 15 anni [età dei test OCSE PISA
“classici”]. In questo modo, i paesi partecipanti potranno avere un’indicazione
più specifica dell’evoluzione delle competenze e abilità dei loro giovani”[9].
Un’illusione razionalista che pretende di
stabilire correlazioni al solo scopo di legittimare scelte politiche in linea
con lo spirito dei tempi e i suoi due giganteschi simulacri: l’ossessione
quantitativa della misura della performance e
la continua delegittimazione del giudizio delle comunità professionali e delle
specificità dei contesti, sostituiti dall’ apparente neutralità della
comparazione numerica.
Una precisa idea di società, tutta contenuta
nell’immagine di un’infanzia “taglia unica”, da costruire con “attrezzi”
universali, disegnati per risolvere in un colpo solo problemi complessi oltre
che estremamente dipendenti dal contesto storico-culturale. L’impiego di
termini come life-outcomes o value for money, sebbene si continui incessantemente
a battere su apprendimento e benessere,
sottolinea che proprio questi ultimi non possono essere considerati un fine in
sé. L’obiettivo, da perseguire quasi in una logica di causalità, è il
miglioramento dei risultati da adulti,
membri effettivi in quanto forza-lavoro della società del futuro.
Attualmente i paesi coinvolti nel progetto di
misura delle competenze di bambini di 5 anni sono tre: Stati Uniti, Inghilterra
ed Estonia[10]. Alcuni stati hanno mostrato posizioni
fortemente critiche, rifiutando di partecipare alla prima fase della
sperimentazione (Germania, Canada, Francia, Norvegia, Danimarca, Nuova Zelanda,
Giappone)[11] a
causa dell’elevata resistenza incontrata nelle comunità locali. Non è tuttavia
da escludersi che i test Baby PISA possano subire la stessa sorte dei loro
fratelli maggiori, i test PISA sui 15enni, cominciati con un ristretto numero
di partecipanti nell’anno 2000, per poi arrivare a coprire 80 paesi nel 2018. Per questo è necessario
tenere vivo il dibattito e vigilare attentamente sulle traiettorie che le
politiche educative nazionali prenderanno, considerata l’opacità e la mancanza
di trasparenza dell’Organizzazione.
L’Italia finora, per quanto a nostra conoscenza[12], non ha aderito alla prima fase dello
studio.
Sappiamo che è l’Istituto INVALSI a gestire la partecipazione dei nostri
studenti quindicenni ai test OCSE – PISA internazionali.
Sappiamo inoltre che la responsabile area infanzia INVALSI attualmente
presiede il Gruppo di lavoro sullo sviluppo-dati (Working
group on data developement) della rete ECEC (Early
Childhood Education and Care) dell’OCSE, oltre ad essere stata
responsabile di un progetto INVALSI per la Valutazione Iniziale della
Prontezza Scolastica e all’apprendimento [13] dei bambini di alcune scuole
d’infanzia italiane (progetto INVALSI VIPS). Nonostante diversi
riscontri[14] dell’esistenza di tale progetto
(non trascurabile un rapporto del CNEL del 2014[15]curato dagli stessi responsabili INVALSI[16], che lo definisce “progetto pilota”)
l’Istituto di Valutazione ha pubblicamente affermato in una nota stampa che “non ha avviato alcuna
sperimentazione” né ha in programma test standardizzati su bambini di 4-5 anni.
Una smentita che sicuramente conferma
l’utilità di tenere gli occhi bene aperti anche sulle attività a cui viene data
poca o nessuna visibilità nel sito ufficiale dell’Istituto.
[*] nota aggiunta per completezza e grazie alla
segnalazione di un lettore il 12/09/18 > questo il link ufficiale in cui è
descritto il progetto
http://www.oecd.org/education/school/international-early-learning-and-child-well-being-study.htm
[1] Rapporto “Starting Strong 2017: Key OECD Indicators on
Early Childhood Education and Care “ http://www.charlotte-buehler-institut.at/wp-content/uploads/2017/10/Starting-Strong-2017.pdf pag.
40.
[2] M. Urban in
“We need meaningful, systematic evaluation,
not a Preschool PISA” in Global Education Review, Mercy College, New York,
2017 https://www.academia.edu/35674680/We_Need_Meaningful_Systemic_Evaluation_Not_a_Preschool_PISA .
[3] P.
Moss in “Early Years PISA testing”, Early Years Educator 2016 https://www.researchgate.net/publication/308781178_Early_years_PISA_testing .
[4] Tutti i
virgolettati fin qui sono tratti dal documento del prof. Urban citato in nota
2, traduzione di chi scrive.
[5] OCSE Call for tenders: International Early Learning
Study, 2016, pag. 18, traduzione di chi scrive http://www.oecd.org/callsfortenders/CfT%20100001420%20International%20Early%20Learning%20Study.pdf
[6] P. Moss and
M Urban, public presentation in London, 2018 in: https://www.researchgate.net/publication/323253735_OECD%27s_IELS_Wasted_Opportunity_Democratic_Deficit
[7] P.
Moss et al. in “The OECD’s International
Early Learning Study: Opening for debate and contestation”, 2016
[8] OCSE Call for tenders, cit. pag. 103, traduzione
di chi scrive
[9] OCSE, Call for Tenders, cit. pag 103, traduzione
di chi scrive.
[10] Comunicazione
personale tramite email di chi scrive con il referente internazionale OCSE del
progetto.
[11] Comunicazione
personale tramite email di chi scrive con il Prof. M. Urban, citato
precedentemente.
[12] Comunicazione
personale tramite email di chi scrive con il referente internazionale OCSE del
progetto. Si rileva inoltre la presenza, tra gli autori del contributo critico
citato in nota 7, della prof.ssa Susanna Mantovani, dell’Università di Milano
Bicocca.
[13] Così è
riportato nel suo curriculum pubblico http://www.invalsi.it/operazionetrasparenza/cv/po/CV_Cristina_Stringher_2016.pdf.
Si rimanda inoltre all’ articolo seguente: C. Stringher, “Assessment of Learning to Learn in Early
Childhood: An Italian Framework”, Italian Journal of Sociology of
Education, 8(1), 2016.
[14] Per
l’elenco completo dei riferimenti, si rimanda https://www.roars.it/online/invalsi-anche-allasilo-il-progetto-semi-segreto-invalsi-vips-per-testare-qualita-e-prontezza-scolastica-a-3-5-anni-di-eta/ .
[15] Rapporto
CNEL sulla qualità della Pubblica Amministrazione, 2014, pag 275 e 276, in note
a piè di pagina nr. 60,65 http://www.condicio.it/allegati/159/Relazione_CNEL_2014.pdf
[16] Rapporto
CNEL 2014 cit., pag. 5.
Orrore e sgomento! Ora vogliono già classificare i bimbi. Ti ho linkato e messo questo post su facebook.
RispondiElimina