venerdì 14 settembre 2018

La ferrovia sotterranea - Colson Whitehead

quando il paese lavorava per l'accumulazione primaria, milioni di esseri umani, uguali a loro, erano tenuti in schiavitù.
è sempre bene leggere cosa era (e cosa è) la schiavitù, per non dimenticare.
Colson Whitehead mette fra i protagonisti, anzi, il protagonista è la ferrovia sotterranea, una ferrovia misteriosa che porta al nord, libero dalla schiavitù.
chi ha visto 12 anni schiavo sa di cosa si tratta.
la cosa terribile è l'esistenza di bande di legali cacciatori di schiavi fuggiti, capaci di ogni violenza pur di (ri)portare neri al Sud (come anche il film racconta)
quello che stupisce Cora e tutti i neri schiavi è la violenza e la gratuità e impunità della crudeltà.
non so se questo libro è un capolavoro, lo diranno i posteri, solo dico che è un libro necessario.
buona lettura.




…Colson Whitehead scrive una storia che non soltanto sovverte qualche canone, una pretesa letteraria onnipresente e quasi banale, ma mescola alcuni ingredienti in una ricetta che ha una certa pretesa, non del tutto campata in aria, di originalità.
La storia è di schiavismo nelle sterminate piantagioni di cotone del sud degli Stati Uniti, quindi possiamo approssimativamente collocarci nella prima metà dell’Ottocento, comunque prima della guerra di secessione tra stati Confederati e stati Unionisti. Determinare un riferimento storico però non è indispensabile e forse anche sbagliato da assumere. Nel senso che per quel che sappiamo della storia, la vicenda potrebbe benissimo essersi svolta in un tempo e luogo completamente immaginario, dove nessuna guerra civile americana si è svolta e lo schiavismo non è mai stato abolito dagli stati del sud.
Questo non è un romanzo storico. Chi lo assume come tale fa una supposizione del tutto arbitraria (e si perde gran parte del gusto, dico io).
La storia segue la vita della protagonista, Cora, giovane schiava in una piantagione della Georgia. La storia è quella di una fuga per la libertà, dagli orrori della schiavitù verso un mitico nord nel quale anche i neri sono liberi. Niente di originale in questo, anzi, storia classica, raccontata molte volte, cinematografata, televisiva, mitizzata, manipolata e distorta a piacere da chiunque, razzisti e attivisti, liberal e conservatori. Storia ancora non conclusa, come l’attualità ci ricorda, le immagini degli orrori dello schiavismo americano toccano corde sensibili nelle coscienze di molti e forse hanno una funzione civica per i moltissimi con evidenti problemi di memoria. Tuttavia, chi leggendo il libro si accontenta di questo, si accontenta dell’attualità.
Whitehead fa un’altra operazione, sfruttando la vicenda tradizionale della storia americana e anche il momento propizio per toccare certi temi: scrive una storia gotica della natura dell’uomo…

La ferrovia sotterranea conta 376 pagine ma non me ne sono neanche accorta. Non riuscivo a staccarmene, troppo presa dagli eventi, dai personaggi e dalle storie che costellano il cammino di Cora. C'è Caesar che per primo dà il via a questo lungo e difficile viaggio, c'è il capostazione Lumbly, il terribile cacciatore di schiavi Ridgeway, gli spietati fratelli Randall, c'è la tenuta dei Valentine dove gli schiavi liberati assaggiano per la prima volta un brandello di libertà e ci sono figure femminili straordinarie come la vecchia Ajarry e Mabel.
E, infine, l'altro grande personaggio, la ferrovia sotterranea, che assume contorni e sfumature diversi a ogni tappa, a ogni nuova stazione. Cosa ci sarà oltre quelle scalette che salgono in superficie, oppressione o libertà? L'incognita è sempre in agguato: La ferrovia sotterranea è più grande delle persone che ci lavorano: comprende anche tutti voi. Le piccole diramazioni, le grosse direttrici. Abbiamo le locomotive più all'avanguardia e quelle antiquate, e abbiamo carrelli a mano come quello che hai visto. La ferrovia arriva dappertutto, in posti che conosciamo e altri che non conosciamo. C'è questo tunnel qui, proprio sotto di noi, e nessuno sa dove porta. Se continuiamo a tenere in funzione la ferrovia, e nessuno di noi arriva a capirlo, magari potresti capirlo tu…

In un mondo in cui i giornali fanno della violenza uno spettacolo e si rincorrono nel pubblicare foto di bambini spiaggiati o di neonati morti di fame e in cui la narrativa, letteraria, cinematografica e televisiva poco importa, la iperdrammatizza e la enfatizza, Whitehead infatti fa una cosa rivoluzionaria: lascia parlare la violenza da sola, senza didascalie, senza troppi indugi e senza retorica.
Ne La ferrovia sotterranea di violenza ce n'è ad ogni pagina, praticamente ad ogni riga. Sarebbe stato difficile d'altronde il contrario, visto che il romanzo è la storia della drammatica fuga di una giovane schiava dalla piantagione dei suoi proprietari attraverso gli Stati Uniti del primo Ottocento. La bravura di Whitehead sta proprio nel lasciare che la violenza insita in ogni cosa che racconta si faccia avanti da sola, senza iperrealistici e inutili indugi. La morte è quasi sempre questione di un momento, di una frase. E anche quando è resa lenta e terrificante dalla tortura, questa arriva al lettore in poche istantanee, quelle che bastano.
«Quando ho scritto La ferrovia sotterranea non ho pensato all'America contemporanea». Ecco il segreto, la confessione dell'autore, il trucco: non c'è nessuna volontà morale o educativa nella penna di Whitehead. C'è solo il piacere (in questo caso piuttosto doloroso) di raccontare una storia di libertà e di sofferenza, di razzismo, di eroismo e codardia, di umanità e disumanità. «Volevo semplicemente scrivere qualcosa che fosse attuale nel 2015, ma anche nel 1995, nel 1985 e così via», continua, «L'America era un paese razzista 150 anni fa e lo è tutto tuttora, quindi è ovvio che quando parli di una storia di schiavi e di razzismo negli Stati Uniti d'America, anche si stratta di una storia che appartiene a un mondo scomparso da 150 anni, la prima cosa che ti viene in mente è l'America di Trump. Ma non scrivo libri per mandare messaggi, nemmeno in questo caso»…

…Se la condizione della vita degli schiavi e i costumi degli Stati schiavisti sono realistici, l’unica libertà che Whitehead si è preso è stata quella di inventare la ferrovia sotterranea. Questo è l’espediente che utilizza l’autore per spostare i suoi personaggi dal Sud verso il Nord degli Stati Uniti. I treni sotterranei non sono mai esistiti, ma io voglio credere che qualche bianco, nel profondo Sud o nelle colonie dell’Est, abbia aiutato qualche schiavo a fuggire dall’inferno.
L’America in quel periodo non era un buon posto per chi stava dalla parte degli schiavi: gli schiavisti erano numerosi e la legge era dalla loro parte; c’erano punizioni molto cruente per i bianchi che aiutavano gli schiavi a fuggire o peggio se li nascondevano in casa in attesa di farli scappare. La legge permetteva agli schiavisti di poter recuperare gli schiavi di loro proprietà anche a distanza di chilometri e spesso anche se si erano rifugiati negli Stati abolizionisti…

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