Se
il sistema mediatico non fosse quello che è, l’incontro tra Tony Blair e Matteo
Salvini sarebbe stata la notizia di apertura su cui discutere e far discutere
per giorni. Siccome invece il sistema mediatico deve rispondere agli interessi
dei suoi padroni, allora la notizia è stata quasi censurata.
Ma
come? il leader della destra populista, che ha fatto le sue fortune urlando che
la sinistra è contro il popolo e sta coi ricchi, incontra il più importante
esponente della sinistra dei ricchi, si fa la foto sorridente con lui e in un
post esprime compiacimento e riconoscimento del comune pragmatismo; e tutto
questo non meriterebbe titoli da prima pagina ben più che gli scontati incontri
con Orban? No, se chi guida i mass media ha da un lato interesse a che
l’incontro si sia svolto, ma dall’altro che esso non offuschi l’immagine con la
quale Salvini ha scalato il potere.
Tony
Blair non é solo il principale esponente di quella terza via seguendo la quale
la sinistra occidentale e italiana si è suicidata sull’altare della sudditanza
al mercato e al profitto. Oggi Blair è un agente, molto concreto come ha
scritto Salvini, lautamente retribuito di quel sistema finanziario
multinazionale che si ostina a voler comandare il mondo, anche se per fortuna
con crescenti difficoltà.
Blair
ha incontrato il ministro degli Interni prima di tutto in quanto lobbista delle
multinazionali che sostengono il TAP, il gasdotto che devasterebbe la Puglia e
altre parti del nostro Paese. Quella grande opera è stata voluta dal PD e ha il
totale consenso della Lega: i due partiti sulle questioni economico sociali
sono molto più vicini di quanto facciano credere. Non avrà dunque avuto
difficoltà Salvini a ribadire nell’incontro con il suo nuovo amico britannico
che il TAP si farà, alla faccia dei poveri cinquestelle che in campagna elettorale
si erano impegnati contro di esso. E naturalmente da quel consenso sugli affari
ne saranno seguiti altri sulla politica e su tutto il resto. Quel mondo
funziona così e Blair ha dei precedenti. Anni fa aveva incontrato e benedetto
Matteo Renzi, prima che questi divenisse presidente del Consiglio. Allora l’ex
premier britannico operava soprattutto come consigliere politico della Banca
Morgan. Sì proprio quella banca che nel 2013 produsse quel documento contro le
costituzioni antifasciste europee, che i malevoli dicono abbia ispirato la
controriforma costituzionale di Renzi.
Blair
da tempo lavora come cacciatore di teste politiche per conto dei poteri forti;
e questo ruolo non solo gli dà potere e ricchezza, ma lo protegge anche dalla
responsabilità di esser stato un criminale di guerra. Come capo del governo
britannico infatti Blair è stato autore e complice di tutte le più sporche
guerre che USA e NATO hanno scatenato. I milioni di profughi e disperati che
soffrono e muoiono sulle coste del Mediterraneo devono la loro sciagura anche a
Tony Blair. Che per le sue guerre e per le menzogne con cui le ha giustificate,
oggi rischia di essere processato in patria e all’estero. Immagino che
consideri una possibile incriminazione una medaglia, come il suo interlocutore
Salvini per il sequestro della nave Diciotti.
Un
incontro fra un criminale lobbista delle multinazionali e un ministro non
avviene mai per caso. Esso viene preparato prima e accuratamente dagli sherpa
rispettivi e viene realizzato solo quando entrambi gli interlocutori sono
sicuri che l’incontro possa servire a entrambi. Quali sono allora gli interessi
comuni di Blair e Salvini? Per capirlo basta dare uno sguardo alla grande
stampa italiana.
Da
diverse settimane sul Corriere della
Sera gli editoriali si rivolgono direttamente al ministro degli
Interni e nella sostanza gli chiedono di mettere fine alle doppiezze del
governo, in particolare su vincoli europei, grandi opere e privatizzazioni. E
alla fine Salvini ha risposto. Quale migliore garanzia di continuare con grandi
opere e privatizzazioni che un incontro con il più importante rappresentante
politico di esse in Europa? E sui vincoli dell’austerità UE il leader della
Lega (ex “no euro”) è stato diretto ed esplicito: li rispetteremo, ha detto, e
lo spread ha subito applaudito.
D’altra
parte in questi mesi il ministro degli Interni mica ha visto accrescere il suo
consenso per pronunciamenti contro banche, finanza, multinazionali, alle quali
anzi ha promesso bei guadagni fiscali. Il consenso a Salvini è cresciuto non
perché abbia aggredito i poteri forti dei ricchi ma perché si è mostrato
spietato con i più deboli dei poveri senza potere.
Come
nel passato, la grande borghesia liberale prima disprezza la barbarie dei
movimenti di estrema destra ma poi si accorda con essi quando scopre che tutti
i suoi interessi ne verranno garantiti. I conservatori, che assieme ai
socialdemocratici hanno sinora guidato la UE, ovunque si stanno accordando con
le destre xenofobe per conservare il potere. E in Ucraina sostengono
addirittura un governo con ministri neonazisti. Salvini non é più contro la UE
perché la UE non è più contro di lui: la conservazione delle politiche
economiche liberiste può ben accordarsi con politiche autoritarie e violente
contro i migranti e contro ogni dissenso sociale. Chi oggi pensa di
contrapporre la UE a Salvini è un illuso o un imbecille e dovrebbe passare le
giornate a guardare la foto del leader leghista e di Blair sorridenti e
soddisfatti.
Mentre
la magistratura sequestra i fondi della vecchia Lega di Bossi, i poteri forti
hanno scelto quella nuova di Salvini, il quale ha promesso loro che continuerà
a fare ciò che ha sempre fatto: essere forte con i deboli e debole coi forti.
C’è solo da sperare che la benedizione di Blair, che poi ha portato Renzi alla
rovina, alla fine abbia gli stessi effetti sul ministro degli Interni. C’è da
sperare e da darsi da fare affinché questo accada.
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