Uno dei punti pratici più importanti del vertice dello SCO a Tianjin in Cina è la creazione della Banca di sviluppo dell'organizzazione. A prima vista può apparire come un evento burocratico nell'ambito dell'organizzazione, ma che nella realtà si tratta di una decisione che può avere conseguenze strategiche molto importanti sia in ambito finanziario che in ambito geopolitico in generale.
Innanzitutto vi è un tema fondamentale legato ai pagamenti transfrontalieri
tra paesi facenti parte dell'organizzazione. Infatti il commercio tra i paesi
della SCO supera complessivamente ormai i 2000 miliardi di dollari ma dove la
stragrande maggioranza dei pagamenti sono ancora legati a infrastrutture
controllate dall'Occidente. Una evenienza questa che crea una vulnerabilità
strategica esiziale perché - in un contesto di guerra sanzionatoria dove ormai
si parla apertamente anche di sanzioni secondarie – potrebbe comportare un
rischio sistemico per la sopravvivenza dell'organizzazione stessa.
È importante sottolineare subito un concetto fondamentale: per chi scrive
la Banca di sviluppo della SCO non nasce come un analogo del FMI e dunque in
sua concorrenza. Il FMI è certamente uno strumento figlio di un epoca ormai sul
viale del tramonto sia perchè fondata sul dollaro sia perchè incentrata sul
concetto di equilibrio della bilancia commerciale e del saldo delle partite
correnti. Concetti questi fondamentali ma che, essendo applicati rigidamente,
hanno evidentemente tagliato le ali allo sviluppo dei paesi del Sud Globale.
E' chiaro che in questa fase storica, questi paesi, grazie alle iniziative
delle loro organizzazioni (come lo SCO, appunto) intendano superare il sistema
nato a Bretton Woods incentrato sulle riforme e sulla riduzione della spesa
pubblica come strumenti fondamentali per “abbattere la domanda interna” dei
paesi in deficit strutturale verso l'estero e quindi come strumento di
riequilibrio dei conti nazionali. Una logica che se dal punto di vista
meramente economico era ed è impeccabile, perchè fondata sul principio che «A
lungo termine, però, bisogna che quei flussi di capitali fisiolgicamente
s’invertano: bisogna che i debiti degli uni siano ripagati, e che il denaro
accumulato dagli altri sia speso.
Se invece i movimenti sono a senso unico, allora alimentano squilibri
persistenti, e diventano i sintomi patologici di una crescita cancerosa» (cito
i diari di Keynes dove sono annotate le sue riflessioni precedenti alla
conferenza di Bretton Woods) e chiaro però che, dal punto di vista politico, i
suoi prestiti si tramutavano in strumenti di controllo politico neocoloniale
che spesso portavano a privatizzazioni e all'apertura dei mercati alle
multinazionali occidentali. Il risultato definitivo è stato una trappola del
debito e la perdita di sovranità per tutti i paesi del sud globale che finivano
sotto la tagliola delle riforme strutturali chieste dall'FMI in cambio di
prestiti emergenziali. E' evidente che in prospettiva i paesi del Sud Globale
vogliano affrancarsi da questa trappola che li ha condannati al sottosviluppo e
alla “minorità” politica rispetto agli occidentali che imponevano ricette
dietro il paravento “tecnico” dell'FMI (ma anche della Banca Mondiale); ma
ancora la strada e lunga e a mio avviso manca un corpus teorico in ambito
economico in grado di superare il Washington Consensus.
Mi sembra corretto sottolineare che i paesi dello SCO siano pienamente consapevoli
delle difficoltà a superare Bretton Woods nel breve e medio termine e che
saggiamente si pongano obiettivi più raggiungibili. Sicuramente con
l'istituzione della Banca di Sviluppo dello SCO uno degli obbietti principali
che si vuole raggiungere è quello di costruire un'architettura finanziaria
alternativa per i pagamenti transfrontalieri. Questo potrebbe voler dire, nel
medio termine, una propria camera di compensazione per gestire i
pagamenti dell'Import-Export tra i paesi dell'organizzazione, magari anche con
la creazione di uno SWIFT non occidentale e dunque indipendente da Bruxelles e
Washington. La Cina ha già CIPS, la Russia ha SPFS, l'India ha UPI. La
sincronizzazione di questi sistemi sotto l'ombrello della SCO permetterà di
effettuare pagamenti direttamente nelle valute nazionali senza intermediari e
soprattutto il commercio verrebbe posto al riparo da sanzioni secondarie
occidentali in ambito finanziario spuntando così una delle più importanti armi
occidentali.
Secondo l'importante analista geopolitica russa Elena Panina “anche il
trasferimento del 30-40% del commercio reciproco (equivalente a circa 700-800
miliardi di dollari) su una piattaforma indipendente come quella della appena
nata Banca di Sviluppo dello SCO creerà un potente centro di attrazione per i
paesi che vogliono liberarsi dalla dipendenza occidentale. Dove peraltro tutto
questo – sempre secondo la Panina – genererà un risparmio di miliardi di
dollari in commissioni per le banche occidentali con un effetto economico
importante per i paesi del Sud Globale che si affrancherebbero da quello
che viene percepito come un vero e proprio “pizzo”.
Un altro obbiettivo plausibile che potrebbe essere perseguito da questa
nuova entità finanziaria è il finanziamento dello sviluppo dei paesi dell'area
asiatica al momento più svantaggiati. Questo può essere fatto sia dal punto di
vista del finanziamento alle infrastrutture sia alla delocalizzazione di
aziende a basso valore aggiunto attualmente situate in Cina. E si, perchè ormai
la Cina non è più un paese sottosviluppato che vive di sfruttamento del lavoro
e dunque le aziende a basso valore aggiunto (per esempio, i produttori di
abbigliamento) necessitano di nuove realtà dove insediarsi: è chiaro che una
banca che finanzi il trasferimento per esempio in Kirghizistan o addirittura in
un Afganistan finalmente pacificato è assolutamente necessaria.
Infine, la domanda fondamentale che tutti gli osservatori si pongono è
quello se questa nuova entità finanziaria possa funzionare. La memoria di tutti
va ovviamente alla Banca di sviluppo dei BRICS istituita una decina di anni fa
tra squilli di tromba e tripudio degli astanti e che fino ad ora non ha
mantenuto le aspettative a causa di burocrazia, dei disaccordi tra paesi e
della dipendenza quasi “inerziale” nei confronti del dollaro e delle altre
valute occidentali. In questo caso le cose potrebbero andare meglio,
perchè lo SCO è una organizzazione che appare molto più omogenea
geograficamente e politicamente rispetto ai BRICS. Un fatto questo che permette
di ragionare in termini più concreti e pragmatici rispetto a quanto si riesca a
fare nell'ambito dei BRICS.
Infine una curiosità, i Paesi membri della SCO hanno concordato
anche “la creazione di una rete indipendente di centri analitici per promuovere
la cooperazione in ambito finanziario. priorità separata è
l'indipendenza delle valutazioni” rispetto a quelli che sono i mantra delle
società di rating occidentali. Quasi gramscianamente i paesi dello SCO
sembrano dire che l'ideologia delle agenzie di rating è quella dei paesi
dominanti che le ospitano e che quindi è necessario fornirsi anche di questi
strumenti se ci si vuole realmente affrancare dall'Occidente.
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