Ci sono momenti in cui le contraddizioni che innervano la perfidia feroce di questa epoca appaiono evidenti, un orizzonte chiaro al diradarsi della nebbia.
Momenti di perfetta chiarezza che giungono come consapevolezza e dolore.
Si snodano tra le dita del ricordo, rosario di occasioni mancate, di fiducia
riposta maldestramente. Sogni spezzati sull’altare di una modernità che
sembrava ineluttabile e scintillante, una specie di conquista delle coscienze
che inavvertitamente lasciavano cadere il carico ideale del passato in cambio
di un niente sotto vuoto spinto. Un niente che ci ha portato in questa risacca
etica.
Che cosa abbiamo fatto in questi decenni mentre il mondo indossava la camicia nera culturale, in chi abbiamo creduto, chi abbiamo votato come il meno peggio della serie?
In quale deriva scivolosa abbiamo fatto inaridire le speranze di un mondo
migliore, l’idea che la libertà è partecipazione?
E oggi siamo inermi, senza rappresentanza, delusi, frustrati. Però sappiamo che la storia
insegna, anche se ci vogliono far credere che non insegni. Insegna che sempre i
poteri esagerati, crudeli, ottusi e intangibili crollano. Perché sono giganti
con i piedi d’argilla e i granelli siamo noi. E noi granelli abbiamo soltanto
questo potere enorme: far crollare il gigante, e non importa quanto ricco,
quando potente, quanto armato. Crollerà.
Per farlo occorre mettersi in strada. Facendo del pensiero un’azione, anche se è
scomodo uscire dal coro, anche se fuori piove, anche se la società truce dello
spettacolo ha capito che le persone tendono a non capire più ciò che è vero e
ciò che è falso. Anche se siamo in pochi, anche se ci sembra che tutto intorno
le persone si godano l’assuefazione all’ingiustizia, al conformismo, al rumore
crescente che martella la mente e impedisce di pensare.
Non bastano più il rito sterile dell’indignazione, il telecomando e i
social come scuse virtuali inutili per dirsi che ci stiamo battendo. Occorre
sottrarre granelli di argilla dai piedi del gigante.
Ed è quello che lentamente sta avvenendo. Sulla soglia del nostro essere umani, della nostra
resistenza civile, dí ciò che possiamo davvero fare per non essere complici.
Sta già avvenendo, e la speranza di un mondo migliore veleggia in queste
ore su piccole barche di libertà e coscienza. Per non essere complici dei
criminali che governano il mondo.
Per restare umani. Anzi, per ricominciare a essere umani.
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