“Finiremo questo lavoro il più velocemente possibile” ha dichiarato il carnefice
Netanyahu davanti all’assise vuota e svuotata di senso delle Nazioni Unite.
L’unico senso l’avrebbe avuto un arresto immediato, seduta stante del premier
israeliano, ricercato dalla Corte Penale dell’Aja per crimini contro l’umanità.
E per genocidio, gridano migliaia di piazze nel mondo, al cospetto di esecutivi
che condannano ma non agiscono, timorosi verso il protettore principe del
malfattore: il governo degli Stati Uniti d’America. Non nuovo a coperture di
malavitosi e malavitoso esso stesso per invasioni e guerre seminate e praticate
per un secolo intero, dedicato all’altrui sottomissione per mano militare o per
intrighi politici. Un ottimo esempio offerto alla banda Netanyahu intenta a
strappare vite e terra ai palestinesi, un’entità etnica da cancellare. Questo
il piano. Cui s’aggiunge il gentlemen agreement fra premier
Erode e presidente Paperone per monetizzare. E dunque: sgombro,
deportazione, ricostruzione di Gaza trasformata in resort, posto che
distruzione, sterminio, oblìo sono in corso e tutto sommato accettati dai
concittadini israelo-statunitensi che col voto e la noncuranza tengono in vita
i due leader. Nel suo astioso proclama all’Onu, una verità Netanyahu l’ha
detta: “Abu Mazen e Autorità Nazionale Palestinese sono corrotti fino al
midollo”. Lo sa per certo, anch’egli ha contribuito, come altri premier
d’Israele a pagare la svendita dei diritti di quel popolo. Una liquidazione che
parte da lontano. Passa per gli Accordi di Oslo, premessa di tutte le truffe
cui lo stesso Arafat s’era prestato. Per ingenuità? per vanagloria? per aver
creduto alla politica dei piccoli passi? Le motivazioni le ha portate nella
tomba. Ma già un quindicennio prima il suo popolo, in Cisgiordania e Gaza,
aveva voltato le spalle a lui, al suo partito e all’imbroglio d’un simil Stato
che, chi vuole sotterrare i palestinesi e la loro causa, continua a rilanciare
con la vuota formula dei “due Stati per due popoli”. Malvisto non solo dal
sionismo-ortodosso ora rampante. Malvisto dal sionismo intero e dalla comunità
ebraica mediorientale e mondiale. Una formula vuota, servita solo a ingannare,
visto che il territorio della West Bank è da decenni infiltrato da coloni che
diventano padroni di tutto, armi in pugno e Israeli Defence Forces alle
spalle. Nel suo manicheismo, tipico d’ogni colonialista, d’ogni nazionalista,
Netanyahu cita la missione ebraica contro il Male, cioè Hamas, Hezbollah, Pasdaran e
l’Iran intero, più gli Houti. E con la propaganda rovescia i
termini d’una realtà ormai chiara a tutti. Lo Stato d’Israele, il distruttore
del Medioriente sin dalla sua nascita nel 1948, vuole divorare chi ha intorno.
E’ uno Stato antropofago, mangia il cuore di chi lo circonda, dopo essersi
posto come entità virale su esistenze millenarie. Fermarlo? Sembra impossibile,
vista la crisi identitaria d’un istituto creato per bloccare le guerre
mondiali, ma mai le locali. Visto il dissesto del multilateralismo e della
cooperazione cui gli Usa tagliano fondi, con Cina e Russia disinteressate e
concentrate su altre assisi (Brics, Organizzazione della
cooperazione Shanghai). Del resto anche l’Occidente si trova a suo agio
nel G20 o nella Nato, in un mondo che chiude
le porte alle trattative e impone la legge del più ricco e forte,
tecnologicamente e militarmente. Mentre il carnefice Netanyahu e suoi simili
sorridono.
La Libertà Non Sta Nello Scegliere Tra Bianco E Nero, Ma Nel Sottrarsi A Questa Scelta Prescritta. (Theodor W.Adorno)
lunedì 29 settembre 2025
Carnefice - Enrico Campofreda
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