I Coordinamenti nazionali di USB,
riuniti ieri 3 settembre in forma congiunta, hanno deliberato di proclamare lo
sciopero generale immediato nel caso in cui la Global Sumud Flotilla venisse
attaccata dall’esercito israeliano e si impedisse agli aiuti umanitari di
raggiungere Gaza e di essere distribuiti alla popolazione palestinese. La
decisione di ricorrere alla forma di protesta più ampia ed estesa a
disposizione dei lavoratori scaturisce da una serie di considerazioni:
1.
il fatto che anche una iniziativa umanitaria, di sostegno a popolazioni
martoriate e che vedono messa a rischio la loro sopravvivenza, venga
interpretata dal governo di Israele come un atto terroristico, è l’ennesima
insopportabile dimostrazione dello spregio che lo Stato di Israele nutre verso
le leggi internazionali e le più elementari norme di convivenza umana;
2.
il fatto che il governo italiano non abbia sentito la necessità, finora, di
prendere una posizione chiara di condanna del comportamento del governo
israeliano e non abbia ancora fatto sapere come intende proteggere i nostri
connazionali impegnati in questa coraggiosa iniziativa di pace;
3.
la larga e spontanea adesione popolare che l’iniziativa sta ricevendo in
tutto il Paese, che segue due anni di mobilitazioni ininterrotte a sostegno del
diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, e la forte spinta che
proviene da diverse categorie di lavoratori, a cominciare dai portuali, di
interrompere i traffici di armi e gli scambi commerciali con lo Stato di
Israele;
4.
il sostegno manifestato da larghi strati della società civile, al Nord come
al Sud, all’interruzione dell’assedio di Gaza e del resto della Palestina e lo
sdegno diffusosi nei confronti degli atti criminali commessi ogni giorno contro
la popolazione civile da parte dell’esercito israeliano.
Le proteste in corso costituiscono per
l’USB il segno che un limite è stato superato all’orrore che abbiamo subito da
due anni. Vedere che migliaia di bambini vengono trucidati sistematicamente,
che si bombardano gli ospedali, che si impedisce l’afflusso degli aiuti e che
si procede, rivendicandolo per bocca dei più alti esponenti del governo
israeliano, alla eliminazione sistematica di un intero popolo senza che nessuno
intervenga, tantomeno il nostro governo o l’Unione Europea, è una condizione
che in tanti consideriamo insopportabile.
Per questi motivi i Coordinamenti
nazionali dell’USB hanno deciso di raccogliere la proposta che è
partita dal porto di Genova e che sta facendo il giro del Paese (e del mondo)
di bloccare le attività, tutte le attività, se attaccheranno il
simbolo della dignità dei popoli, la più grande iniziativa umanitaria mai
realizzata.
L’Esecutivo nazionale USB dà quindi
indicazione a tutte le strutture di categoria e alle federazioni territoriali
di prepararsi alla mobilitazione, favorendo la più ampia partecipazione anche
dei movimenti solidali e del resto della cittadinanza. Bisognerà mettere in
atto ogni iniziativa utile a spiegare il senso della protesta e a coinvolgere i
più larghi strati di lavoratori e lavoratrici.
Si dà inoltre notizia che continuano le
consultazioni con diverse organizzazioni sorelle tra i lavoratori portuali per
promuovere la protesta, sugli stessi obiettivi, a livello internazionale, anche in considerazione della settimana di proteste lanciata
ieri 3 settembre dalla Federazione Sindacale Mondiale a sostegno del popolo
palestinese (dal 16 al 21 di settembre) e della giornata contro
il genocidio della popolazione palestinese indetta per il prossimo 8 settembre dalla Federazione mondiale dei
trasporti della stessa FSM.

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