Israele è guidato da un governo crudele e da un primo ministro senza cuore. Un tale livello di crudeltà non si era mai visto prima nel paese. Questo governo non ha alcun interesse per le vite umane, né per quelle degli abitanti di Gaza né per quelle degli ostaggi o dei soldati israeliani. Sta massacrando i civili palestinesi e sta abbandonando gli ostaggi di Hamas e i soldati al loro destino.
A contrastare il governo c’è un piccolo movimento extraparlamentare, umano
e coraggioso, che riconosce il valore di tutte le vite senza alcuna
distinzione. A metà strada tra questo manipolo di contestatori e il governo c’è
il campo moderato. La maggior parte delle persone che ne fanno parte lotta
contro la mancanza di solidarietà e le mistificazioni del governo. Chi fa parte
di questo schieramento è scioccato dai video, e non riesce più a dormire al
pensiero degli ostaggi che soffrono la fame e dei soldati caduti in battaglia.
Ma quando sente le notizie di un orrendo massacro in un ospedale palestinese
sbadiglia, disinteressato.
Queste persone sono migliori del governo e dei suoi sostenitori. Mostrano
solidarietà, ma solo in modo selettivo. Non si possono avere dei princìpi
morali parziali: così come la moralità del doppio standard non è moralità, lo
stesso vale per quella parziale. È il contrario della vera moralità. Le persone
del campo moderato sono così: si preoccupano della vita di venti ostaggi ma
sorvolano sul fatto che il loro paese sta uccidendo in media venti persone
innocenti ogni ora.
Per loro la moralità si ferma ai confini del proprio stato. Farebbero
qualunque cosa per aiutare un israeliano, ma voltano lo sguardo con
disinteresse di fronte al caso di un palestinese la cui sorte è spesso molto
peggiore. Sono infuriati per l’insensibilità di Benjamin Netanyahu, ma la loro
insensibilità è altrettanto evidente. Quando si tratta dei palestinesi, sono
altrettanto perfidi e indifferenti.
È difficile comprendere questo fenomeno, che ha raggiunto il suo apice
nella guerra attuale. Come si può essere sconvolti alla vista dell’ostaggio
Evyatar David ridotto alla fame e fare spallucce, o perfino esultare, per le
uccisioni di persone che si erano messe in fila per ricevere viveri? Come si
può essere scioccati dall’assassinio della famiglia Bibas e non mostrare alcun
interesse per i mille neonati e i 19mila bambini uccisi dall’esercito
israeliano, o per i quarantamila orfani di Gaza? Come si può perdere il sonno
per quello che succede nei tunnel di Hamas e non mostrare alcun interesse per
quello che accade, con nostra grande vergogna, nei centri di detenzione di Sde
Teiman o di Megiddo, dove migliaia di palestinesi sono tenuti prigionieri in
condizioni disumane? Come si può chiedere alla Croce rossa di far visita agli
ostaggi, sapendo che Israele nega questo diritto a migliaia di palestinesi
dietro le sbarre?
Preoccuparsi innanzitutto per la propria gente è nella natura umana ed è
comprensibile. Ma manifestare indifferenza totale verso le persone di un’altra
nazione, massacrate a decine di migliaia mentre il loro paese viene distrutto
davanti ai nostri occhi dalle nostre stesse mani, rende disumane anche molte
delle brave persone presenti alle manifestazioni di Kaplan street e della
Piazza degli ostaggi a Tel Aviv, dove il governo è stato contestato. Per loro –
e alcuni lo dicono esplicitamente – Israele deve fare tutto il possibile per
liberare gli ostaggi, per poi poter tornare alla guerra, al genocidio e alla
pulizia etnica. L’importante è liberare gli ostaggi. Questa non è moralità né
umanità. Questo è ignobile ultranazionalismo.
Considerare degli esseri umani – bambini, disabili, anziani, donne e altre
persone inermi – come polvere, come persone che è legittimo uccidere e
affamare, senza dignità, giudicando senza valore i loro beni, significa essere
come Netanyahu e come i suoi ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich.
Per contrastare il male totale bisogna difendere tutta l’umanità. E quasi
nessuno in Israele lo fa. La scappatoia di chi appende un nastro giallo allo
sportello dell’auto e si dice preoccupato per gli ostaggi non ha niente a che
fare con la moralità. Perfino un ultranazionalista ipocrita come il giornalista
Almog Boker, che dice che “a Gaza non ci sono innocenti”, vuole la liberazione
degli ostaggi. Questo non fa di lui una persona meno ultranazionalista o meno
spregevole.
La forza morale del movimento di protesta moderato è solo parziale a causa
di questa sua natura selettiva. Se avesse veramente una morale, il suo
interesse principale sarebbe la battaglia contro il genocidio. La lotta per la
liberazione degli ostaggi, in quel caso, non sarebbe sminuita, ma rafforzata.
Non ci si può sottrarre ai numeri: venti ostaggi ancora prigionieri e due
milioni di palestinesi la cui vita è un inferno. Il cuore di una persona non
può che stare con entrambi. ◆ fdl
Questo articolo è uscito sul quotidiano israeliano Haaretz.
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