A Gaza le
restrizioni imposte da Israele continuano a limitare l’elettricità a sole
quattro ore al giorno creando una catastrofe umanitaria per i suoi 2 milioni di
residenti. L’Autorità Palestinese ha collaborato con l’assedio israeliano, per
quanto riguarda il taglio dell’energia elettrica, nel tentativo di isolare e
indebolire il suo rivale politico, Hamas, il gruppo che controlla Gaza negli ultimi
10 anni. Gaza è sotto assedio israeliano da oltre un decennio. Nel 2012
l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che Gaza sarebbe stata
inabitabile entro il 2020, ma ora lo stesso Ente dice che le condizioni di vita
a Gaza si sono deteriorate più velocemente del previsto e che l’area è già
diventata invivibile. Queste sono le parole del coordinatore umanitario U.N.
per il territorio palestinese occupato:
Vedo questo
incredibile, inumano e ingiusto processo di strangolamento graduale di 2
milioni di civili a Gaza che davvero non costituiscono minaccia per nessuno.
Non so – sapete, parliamo della vivibilità di Gaza. Quando hai due ore al
giorno di elettricità, come è successo all’inizio di questa settimana, quando
hai tassi di disoccupazione del 60%, con un futuro veramente così incerto, per
me, per te e, probabilmente per la maggior parte delle persone che osservano,
la soglia della vivibilità è stata superata da parecchio tempo .
AMY GOODMAN: Per approfondire la situazione, andiamo
direttamente a Gaza, dove siamo riusciti a contattare Raji Sourani, avvocato e
direttore del Centro palestinese per i diritti umani a Gaza. Ha ricevuto il
premio Robert F. Kennedy per i diritti umani nel 1991, è stato anche definito
due volte da Amnesty International “Prisoner of conscience”.
Benvenuto a Democracy Now! Raji puoi descrivere quello che sta accadendo adesso
a Gaza?
Raji Sourani
RAJI SOURANI: Beh, è il 50esimo anniversario della
belligerante e criminale occupazione israeliana, e sono passati 11 anni da
quando è stato imposto l’assedio su Gaza, che rimane un assedio illegale,
inumano e consiste in una punizione collettiva. In questo momento,
l’assedio è al culmine, stiamo vivendo la piu’ grande strage umana e, come
Israele ha aveva promesso, ci sta facendo sprofondare ai tempi del Medioevo.
Nel corso di 3 offensive sono riusciti a isolare Gaza dal resto del mondo e a
sottometterla. Nel centro di questo uragano ci sono la popolazione civile e le
strutture civili prese di mira. Dopo tutti questi anni siamo ancora incapaci di
ricostruire le distruzioni fatte.
Tutto questo
ci ha condotto ad una situazione dove il 65% della popolazione è
senza stipendio o è disoccupata, il 90% vive sotto i limiti di povertà. Quasi
l’85% della popolazione dipende da diverse organizzazioni per razioni di cibo
(UNRWA, World Food Program). Effettivamente stanno transformando Gaza in un allevamento d’animali dove la
comunità internazionale ogni tanto butta rifiuti di cibo e medicine. Non possiamo depurare la nostra acqua e le fogne
scaricano nel nostro mare inquinandolo e rendendo l’acqua non potabile.
Hanno portato la popolazione al punto di un collasso in una situazione
senza speranza per il futuro. Ci sono due milioni di persone che stanno
soffrendo tutto questo da 11 anni.
L’ultima
cosa che accade è la mancanza di elettricità. Prima ci concedevano sei o sette
ore al giorno. Adesso solo due ore. Ti puoi immaginare le disastrose
conseguenze in tutti gli aspetti della vita quotidiana, nell’assistenza medica,
in chirurgia, dialisi, operazioni cardiache, su persone che stanno soffrendo,
sul cibo che dovrebbe essere congelato. Tutti gli aspetti della vita
sono al punto di un collasso, e siamo sicuri che ancora non si e’ visto il
peggio di cui è capace la mentalita criminale e diabolica di Israele in questa
parte del mondo.
AMY GOODMAN: Potresti descrivere in modo più dettagliato cosa
significa non avere elettricità? Voglio dire, cosa significa per le persone in
una qualsiasi città. Anche a New York anni fa abbiamo subito il blackout,
ovviamente, catastrofico. Ma spiega cosa vuol dire avere due ore,
se sei fortunato quattro ore di elettricità al giorno, come
influisce sulla vita quotidiana, sul modo in cui colpisce gli ospedali, gli
effetti sull’acqua pulita, ecc.
RAJI SOURANI: Gaza è una delle zone più
densamente popolate della Terra e ora si costruiscono edifici di 14, 16 piani.
E la missione è impossibile, intendo pompare acqua fino a quei piani,
perché serve elettricità anche per pompare questa acqua inquinata.
Quindi, anche l’acqua disponibile non si può utilizzare. In secondo
luogo, le aziende di desalinizzazione, non funzionano. Voglio
dire, se funzionano, funzionano solo due ore, che non sono sufficienti, dovrebbero funzionare almeno 20 ore al giorno per fornire Gaza di
acqua. I depuratori non possono funzionare, se non
funzionano le acque non possono essere trattate e così le acque reflue sono
scaricate in mare. E questo colpisce,
tutto il mare è contaminato. E… nessuno può bagnarsi, perché è completamente
inquinato.
Se andate in una macelleria troverete carne da
consumare in giornata. Non potendo congelarla, si guasta e non è più commestibile
il giorno dopo. Il resto, lo buttano nella spazzatura. La
maggior parte delle persone qui e’ povera e dipende dalla carne e dai pesci
congelati importati dall’esterno.
Se andate
negli ospedali, ecco, è il vero disastro. Le sale operatorie non possono
funzionare e non si possono effettuare le operazioni. Le macchine per la
dialisi sono ferme per la maggior parte del tempo o guaste;
quindi molti pazienti dializzati non possono farla. Per tutti coloro che hanno
bisogno di sistemi respiratori automatici o unità di terapia intensiva, si può
immaginare cosa succede quando manca l’energia elettrica che li
alimenta. Anche cose più semplici, tipo le casalinghe che non possono
usare la lavatrice, non possono conservare cibo nei loro frigoriferi e così via.
Per quanto riguarda le aziende è missione impossibile farle funzionare. Voglio
dire, Gaza è quasi senza gelati, per il momento, o altri tipi di cibo che
ha bisogno di energia elettrica. La maggior parte di Gaza
per 20/22 ore al giorno, è al buio. Di notte non si può avere la luce
nelle strade, e questo causa anche un numero di infortuni mortali.
Succede qui. E la gente, come risultato di tutto questo, paga con la
propria vita.
E riguardo
lo studio, chi vuole solo tornare da scuola, dal lavoro
ai piani alti dei condomini, non puo’, voglio dire, sapete, andare avanti e
indietro per 14/16 piani (senza ascensore
ndt.). Potete immaginare le persone che sono malate o con problemi cardiaci,
che vogliono spostarsi, andare in ospedale o essere curate. Non è una vita
normale. Siamo in pieno medio evo, mentre continuiamo a pagare bollette per
l’elettricità che non sono meno care rispetto a quelle europee.
AMY GOODMAN: Raji Sourani, avvocato premiato per l’impegno
sui diritti umani, che ci parla dalla città di Gaza. Sullo sfondo, si sente un
generatore. Raji, puoi dirci come la situazione è arrivata a questo punto?
Parlare di ciò che dice il governo israeliano, quello che si dice di Hamas e
quale sorta di soluzione vedete per uscire da questa situazione.
RAJI SOURANI: Bene, penso alle belle spiagge di Gaza, penso
che abbiamo uno dei più grandi giacimenti di gas del Mediterraneo.
Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è una condotta per portarlo a Gaza e
alimentare una centrale elettrica, cosi’ potremmo
avere una centrale per noi e forse per tutta la regione. Ma c’è mancanza
di uomini d’affari, di tecnici. C’è mancanza di professionisti, mancanza
di opportunità.
L’occupazione
ci vuole così, farci vivere in queste condizioni. Vogliono trasformare Gaza da patria di Hamas a paese dell’ISIS. Quando metti insieme 2 milioni di persone sotto
pressione, nessuno che possa entrare o uscire. Il movimento degli
individui è missione impossibile. Quando ti tolgono la possibilità di
ricevere assistenza medica specializzata, quando ti rendono impossibile
soddisfare i bisogni fondamentali, quando ti isolano dal mondo esterno,
quando ti proibiscono di spostarti all’esterno per ricevere assistenza medica
importante o per studiare, quando non ti è permesso importare ed esportare
normalmente merci, ma solo in base alle loro regole, quando si crea
giorno e notte morte e distruzione intorno, quando fai
perdere la speranza di un domani, questa è la ricetta per
promuovere l’ ISIS. Io intendo vivere in questa parte del
mondo, ma ciò che abbiamo qui, il Corano dell’ISIS, è la
legge della giungla. Questo è quello
che abbiamo qui!
Tutto ciò
che stiamo cercando, chiedendo, è il rispetto delle regole del diritto, nulla
di meno, nient’altro. Ci sono 2 milioni di civili che vivono in questa parte
del mondo. Sono sottomessi.
Persino
l’ICRC, Human Rights Watch, Amnesty International, nell’arena internazionale e
nella comunità internazionale, tutti concordano che questa
è punizione illegale, inumana e collettiva e dovrebbe essere subito e
totalmente rimossa assicurando alla gente il diritto di movimento. Non
stiamo chiedendo altro che ciò che il diritto sancisce e dovrebbe essere
garantito dalla comunità internazionale, i diritti garantiti nel diritto
internazionale e nel diritto internazionale umanitario. Questo non è un crimine di guerra. Questo è un crimine contro
l’umanità. Ma non vediamo nessuno muoversi in questo senso. Nessuno
pensa, dopo 50 anni, di porre fine all’occupazione. Se non alla fine
dell’occupazione, che è nostro diritto: è il nostro diritto assoluto a livello
individuale e collettivo – ma almeno, voglio dire, ci diano il diritto di
movimento. Il diritto di poter godere delle condizioni minime per un essere
umano.
AMY GOODMAN: In qualche modo, che tipo di effetto ha avuto il
nuovo presidente degli Stati Uniti, il Presidente Trump, sulla situazione? E
cosa pensi che gli americani possano fare?
RAJI SOURANI: Gli americani possono fare molto, molto. L’America è
un grande paese e puo’ contribuire positivamente. Il presidente Eisenhower, nel
1957, quando Israele occupò Gaza in un giorno, ordinò loro di uscire e lasciarono
Gaza.
E
ovviamente, dal momento che il Presidente Trump è salito
alla presidenza, penso che i palestinesi siano uno dei capri espiatori
della sua politica e che stiamo pagando molto e pesantemente, sta sostenendo al
100 %, in modo totale, la politica israeliana criminale contro il Popolo
palestinese. Non parla di fine
dell’occupazione. Non parla della fine delle sofferenze dei palestinesi. Non
parla di una soluzione a due stati. Sta solo lasciando agli israeliani il pieno
controllo dei palestinesi. Non ha criticato il governo americano, in maniera
continuata, condannando la politica degli insediamenti e la politica
dell’assedio. Non sta facendo altro che sostenere la politica israeliana.
Ogni critica a Israele negli Stati Uniti o nell’UNESCO, la considera un
crimine, e ha fatto giuramento. E il suo rappresentante al
Consiglio di sicurezza dell’U.N. ha dichiarato: “Non permetteremo che accada
nulla contro lo stato di Israele”, come se Israele fosse un piccolo Dio,
mini Dio, al di sopra di ogni critica, non stanno facendo nulla.
Non siamo
noi a parlare contro Israele. Dimentica ciò che le
organizzazioni palestinesi dei diritti umani e la società civile stanno dicendo
contro Israele. Ascolta invece cosa dicono le organizzazioni israeliane per i
diritti umani sulle politiche di Israele. Guarda cosa
sta dicendo B’Tselem contro Israele. Guardate a come tutte le
organizzazioni internazionali per i diritti umani, senza eccezione, criticano
Israele e le politiche sui crimini di guerra e sui crimini contro l’umanità.
Anche se vogliamo ricorrere alla ICC, Corte Penale Internazionale, per
denunciare le responsabilità di Israele, l’U.S. minaccia.
Così,
effettivamente, il presidente Trump dà a Israele la licenza di
uccidere. Danno loro l’autorizzazione incondizionata a fare tutto
ciò che vogliono contro i civili palestinesi. Non siamo in difesa di Hamas o
Fatah o PFLP. Difendiamo – siamo in difesa dei civili palestinesi, che – nel
diritto internazionale – hanno diritto ad una protezione assoluta.
Diritto contemplato nelle Convenzioni di Ginevra in riferimento alla protezione
dei civili, il che significa che vi è obbligo reale per legge di proteggere i
civili palestinesi nei Territori Occupati. Questi sono invece nell’occhio del
ciclone delle politiche penali israeliane nei Territori Occupati.
AMY GOODMAN: Voglio ringraziarti, Raji Sourani, per esserti
collegato con noi dalla città di Gaza in queste condizioni estremamente
difficili, quello che l’U.N. chiama “invivibile”. Ultimi 30 secondi di
collegamento satellitare con te, Raji, per il tuo commento finale?
RAJI SOURANI: Non abbiamo il diritto di rinunciare e non ci
arrendiamo. Abbiamo una giusta, giusta causa. Siamo forti, abbastanza forti,
perché stiamo combattendo per lo Stato di diritto, non per il governo della
giungla, come vuole Israele. Manteniamo il nostro livello di superiorità morale
in un’occupazione criminale. Sappiamo che non siamo soli. Per
la libertà, persone libere impegnate in tutto il mondo solidarizzano con noi.
Solidarizzano con la giustizia, lo stato di diritto, la dignità
dell’uomo.
AMY GOODMAN: Raji Sourani ci ha parlato dalla città di Gaza.
Adesso siamo a New York, collegati con Tareq Baconi, autore del
libro in uscita, Hamas Contained: The Rise & Pacification
of Palestinian Resistance, collaboratore di Al-Shabaka,
network di politica palestinese. Ha anche scritto un recente articolo:
“Come dieci anni di blocco israeliano hanno portato Gaza al collasso”.
Molto
brevemente, Tareq, tu sei qui negli Stati Uniti anche se naturalmente sei stato
a Gaza, non c’è praticamente nessuna copertura per ciò che sta accadendo
a Gaza, quindi la maggior parte degli americani non è informata.
TAREQ BACONI: Credo che sia assolutamente giusto. Penso che siano
due i modi in cui Gaza e’ rappresentata nei media americani. È rappresentata come nient’altro che una
catastrofe umanitaria, una sorta di realtà post-apocalittica in cui la vita è
catastrofica che, ovviamente, è un lato della
situazione a Gaza. L’altro modo in cui viene spesso rappresentata è come un rifugio di terroristi, si conosce come un’enclave nel
Mediterraneo governata da un’organizzazione terroristica sanguinaria.
Entrambi i
modi di rappresentare Gaza sono estremamente semplicistici. Non lasciano spazio
alla comprensione della complessità della situazione, alla comprensione di
quello che sta affrontando quotidianamente la popolazione di
Gaza su un piano umano. Questo disumanizza tutto nella
Striscia di Gaza; toglie ogni spazio all’empatia o alla comprensione della
complessità e elimina il fatto che questo è un problema politico creato
dall’uomo.
AMY GOODMAN: Le cose sono peggiorate da quando il presidente
Trump è entrato in carica?
TAREQ BACONI: Assolutamente. Penso che le cose siano andate molto
peggio, e in un periodo molto breve, per una serie di ragioni. Penso che ciò
che vediamo accadere nella regione, diciamo ora tra il GCC e il Qatar (ndt. Il
Consiglio di cooperazione del Golfo – in inglese Gulf Cooperation
Council, GCC), si rispecchia nel microcosmo che è ora Gaza o nei
territori palestinesi. Il modo in cui questi paesi hanno trovato sostegno
nell’amministrazione Trump, il modo in cui hanno iniziato a muoversi giorno
dopo giorno contro “l’estremismo islamico”, vediamo che succede su scala
molto ridotta nei territori palestinesi. Quindi la
decisione del presidente Mahmoud Abbas in Cisgiordania di iniziare a stringere
il blocco di Gaza rappresenta un segnale per l’amministrazione Trump
dicendo: “Sai questa è la realtà: sto prendendo una
posizione dura contro l’estremismo islamico, sto prendendo una
posizione dura contro Hamas. Se c’è un processo di pace che sta per iniziare,
io sono il tuo uomo in terra.” E così il messaggio gioca in questa
logica di isolare la Striscia di Gaza e di utilizzare 2 milioni di
abitanti come pedine politiche.
AMY GOODMAN: Qual’è la tua sensazione, in questo momento,
riguardo Israele nei confronti di Hamas e delle vittime che sono i 2 milioni di
persone a Gaza? Quale soluzione intravedi?
TAREQ BACONI: Vedi, penso che Gaza sia stato un
problema per Israele, anche ancor prima che Hamas fosse creato, prima che
prendesse il potere.Quindi l’idea che le politiche
israeliane verso la Striscia di Gaza siano in qualche modo condizionate da
Hamas è un errore di lettura della storia della situazione. La
ragione per cui Gaza presenta un simile problema per gli israeliani è che in
maggioranza si tratta di profughi, che hanno diritti politici, che rivendicano
i loro diritti politici. E così Hamas, in un certo senso, per
Israele è come una foglia di fico, una scusa per mantenere le politiche di
isolamento e le politiche di contenimento. Quindi, anche se Hamas
dovesse essere rimosso dal confronto domani, le politiche attuate a Gaza non
necessariamente cambieranno. E così, a mio avviso, finché non cominciamo a
parlare di Gaza come di un problema politico, piuttosto che di un problema
economico o di un problema religioso, finché non affrontiamo i nodi politici
che animano la resistenza a Gaza – il diritto al ritorno, il diritto
all’autodeterminazione, il Dr. Sourani ha parlato molto
eloquentemente circa il diritto di vivere e la libertà di movimento – finché
non cominciamo a parlare di questi diritti politici, la situazione a Gaza non
cambierà.
E l’U.S. ha
un grande ruolo da svolgere in questo. Gli Stati Uniti, non solo sotto
l’amministrazione Trump, ma anche nelle precedenti amministrazioni, hanno
svolto un ruolo molto forte nel sostenere le politiche israeliane per dividere
la Striscia di Gaza dalla Cisgiordania e per impedire qualsiasi forma di
governo di unità tra AP e Hamas. Il blocco non è per nulla
criticato dagli Stati Uniti, anche se è una forma di punizione collettiva e
anche se tutti sanno che tre attacchi militari hanno causato migliaia di morti,
di morti civili, sproporzionati e crimini contro l’umanità. Così, finché non affrontiamo Gaza
come problema politico anziché come problema umanitario, finché non lo vediamo
come parte integrante della lotta palestinese per l’autodeterminazione, nulla
cambierà.
AMY GOODMAN: Tareq Baconi, voglio ringraziarla per essere stato
con noi.
TAREQ BACONI: Grazie.
*************************
Fonte
italiana e traduzione: Invictapalestina.org
La seguente
intervista e’ stata condotta il 17 luglio 2017 per “Democracy
Now!” da Amy Goodman, giornalista e autrice statunitense. L’articolo è
ricavato da un intervento televisivo trascritto in inglese da Democracy
Now! e tradotto in italiano da Invictapalestina.
Fonte
originale:
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