Bisognerebbe chiedersi perché
il Governo della Libia – o quello che viene spacciato per tale – è così pronto a
riprendersi, anche con azioni di forza, quei profughi che tutti i Governi degli
altri Stati, sia in Europa che in Africa, cercano di allontanare in ogni modo
dai propri confini. La verità è che a volerli riprendere non è quel Governo, ma
sono le due o tre Guardie costiere libiche che fanno finta di obbedirgli, ma
che in realtà lo controllano; e a cui l’Italia sta dando appoggio con dovizia
di mezzi militari. Ormai si sa che quelle Guardie costiere sono in mano a clan
e tribù coinvolte nella tratta dei profughi e nel business degli scafisti. E
che una volta a terra profughe e profughi riportati in Libia saranno imprigionati e violate di
nuovo e torturati per estorcere un riscatto alle loro famiglie; oppure venduti ad altri scafisti che faranno
loro le stesse cose; fino a che non li imbarcheranno di nuovo, non prima di
aver fatto pagar loro, per la seconda volta, il passaggio. Per farlo
meglio hanno riattivato una zona Sar fantasma, proibendo alle Ong di entrarvi. Quello che Minniti cercava e non era
riuscito a fare con il suo codice di condotta. Un business così, legittimato da
un Governo straniero, dall’Unione europea e dall’Onu, nessun
criminale al mondo se l’era finora sognato…
Dunque è il ministro Minniti, e
non le Ong, ad aver fatto accordi con i veri scafisti, invece di cercare di
impegnare il Governo italiano, con tutte le sue carte residue, in un vero
confronto con il resto dell’Unione europea per mettere al centro un programma
condiviso di accoglienza (di cui, a questo punto, solo un movimento di massa di
respiro europeo potrà farsi carico). E’ una grande presa
in giro degli italiani ed è un crudele abbandono di migliaia e migliaia di
persone in balia di veri e propri carnefici – di cui la magistratura non sembra
volersi accorgere – in vista, perché di questo si tratta, delle prossime
elezioni. Ma il prezzo è molto alto per tutti: della presenza di Minniti in
questo governo, ma anche del suo passaggio su questa Terra, resterà per decenni
non la sua effimera e cinica popolarità attuale, ma il suo sostanzioso
contributo alla disumanizzazione della società. Ma che cosa rende possibile una politica
simile?
Non si è riflettuto abbastanza
sul rapporto tra umanità e socialità e tra perdita dell’una e perdita dell’altra. Ma quel rapporto è sotto i nostri occhi.
Mentre imperversano denigrazione e criminalizzazione delle Ong impegnate a
salvare decine di migliaia di profughi altrimenti condannati a una morte
orrenda, martedì 8 a Bologna sono stati sgomberati con
violenza due centri sociali con alle spalle straordinarie pratiche di supporto
alla vita sociale dei rispettivi quartieri: attività culturali autogestite, nido per i
bambini, scuole di italiano, feste di quartiere, orto urbano,mercatino, accoglienza
dei profughi in forme civili e solidali che li hanno fatti accettare e
apprezzare da tutto il vicinato, mensa popolare, impegno politico,
responsabilità amministrative, ecc.
Quegli sgomberi sono i più
recenti episodi, ma non saranno gli ultimi, di una campagna di
desertificazione culturale e sociale perseguita con pervicacia da partiti,
magistratura, polizia, amministrazioni locali e speculazione edilizia, con cui in
tante città si stanno chiudendo decine e decine di punti di ritrovo – cinema,
teatri, palestre, ricoveri, mense, centri artistici, laboratori e altro –
animati da giovani e meno giovani impegnati a dare corpo alle basi
della convivenza: che è incontro, confronto, solidarietà, impegno, sicurezza,
autonomia personale conquistata attraverso attività condivise: una scintilla di vita
nell’oceano dell’omologazione imposta da consumismo, carrierismo, competizione,
pubblicità e media di regime; ma anche, e soprattutto, da precarietà, sfruttamento, insicurezza,
disperazione e solitudine.
Quegli sgomberi vengono tutti
effettuati in nome della “legalità”: cioè della proprietà privata; anche quando, come nel caso del
Labas di Bologna, ma non è il solo, la proprietà è sì privata, ma il
proprietario è pubblico; e vuole far cassa con la speculazione su edifici occupati da chi ne
ha fatto uno strumento di lotta contro il degrado di città e quartieri. Quella desertificazione sociale e culturale è
portata avanti da quasi tutte le forze politiche; i 5stelle non hanno esitato
nemmeno a cacciare dalla sua sede storica il Forum dell’acqua che tanto aveva
concorso al loro immeritato successo.
Allo stesso modo vengono
avvolti nel silenzio, e poi denigrati, tanti movimenti che si formano
spontaneamente. Il messaggio è chiaro: riunirsi ed
esprimersi in autonomia è un crimine: si fa di tutto per impedirlo. Ma una città senza
socialità trasforma gli uomini in cose e i suoi abitanti perdono capacità e
voglia di mettersi nei panni degli altri, che è la base della solidarietà.
E’ in questo brodo di coltura che matura quel trionfo dell’inumano di
cui solo ora, di fronte alla persecuzione delle Ong che salvano i naufraghi,
qualcuno – persino Repubblica è una parte dei 5stelle – comincia ad accorgersi.
È tre anni e più che tutti i teleschermi e le prime pagine dei giornali
sono occupate giorno e notte in modo spudorato dalle infamie razziste di
un Salvini e dei suoi sodali a 5stelle. Per una ragione
precisa: far passare Matteo Renzi come l’unico baluardo contro il dilagare
delle destre. E ora se ne vedono i risultati, con Renzi completamente
risucchiato da Salvini e da quel “aiutiamoli a casa loro” che vuol solo dire “facciamoli morire
lontano da qui”.
Una strada peraltro percorsa da quasi tutte le maggioranze di governo
europee (e anche da molte delle loro opposizioni) che sta facendoci precipitare
in una notte nera che l’Europa ha già conosciuto e che l’Europa unita avrebbe
dovuto evitare che si ripetesse. Per questo va rifondata alle radici: con un nuovo
“manifesto di Ventotene” che metta al centro accoglienza e solidarietà, ma
soprattutto socialità.
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