Se provate a chiedere delle ”ville con piscina
agli zingari” quasi tutti si ricorderanno di Cagliari, anche nella penisola,
dato che quegli sciagurati articoli (**) fecero il giro del mondo, furono
ripresi anche da alcune televisioni italiane e in tanti ancora non sanno se si
trattò di una cosa vera o falsa.
Nell’agosto 2012, numerosi pezzi non veritieri
e diffamatori, titoli con richiami in prima pagina e locandine all’esterno
delle edicole che ne ampliavano l’effetto diffamatorio e discriminatorio,
furono pubblicati dal quotidiano «L’unione Sarda» che così promosse una vera e
propria campagna di odio antirom.
Era stato appena chiuso il campo Rom della
statale 554 e di fatto dalla città di Cagliari furono espulsi tutti i rom che
vi abitavano, collocati in presunte abitazioni dell’hinterland.
Non c’era nulla – del cosiddetto piano di
inclusione sociale del sindaco Massimo Zedda e dell’allora assessora del Comune
di Cagliari Susanna Orrù – che potesse favorire un processo di riconoscimento
della persona umana e dei suoi diritti fondamentali, dal lavoro alla casa,
dall’istruzione alla salute. Al contrario, la dispersione di tutte le famiglie
nell’area vasta, rese difficoltosa anche la frequentazione tra loro e
ostacolata la protezione sociale della comunità, particolarmente importante per
i giovani che invece furono catapultati e abbandonati a se stessi in un mondo
tanto vasto, con nuove possibilità (o impossibilità) ma anche tanti rischi.
E le abitazioni?
Tutte pressoché abusive, fatiscenti,
degradate, irregolari, a prezzi altissimi e abbondantemente fuori dal mercato
immobiliare: fino a 2000 euro al mese per un piccolo capannone abusivo
riadattato con il cartongesso, “grazie” anche alla Caritas. Ancora una volta si
mette in moto il sistema assistenzialistico che mai favorisce l’evoluzione
degli assistiti e casomai li regola entro il recinto in cui si
può vivere solo da assistiti, senza diritti e senza alcuna possibilità di
evoluzione.
Ancora una volta si spende un’enormità di
denaro pubblico, in nome dei rom che ne ricavano soltanto una elemosina e un
miglioramento apparente per il breve periodo. Il resto viene sperperato in una
miriade di provvedimenti discutibili e nelle tasche di una corte di furbi che
ne trae un profitto altrimenti impossibile. Insomma, ci hanno guadagnato in tanti, tranne
i rom.
In questo contesto la Caritas la fa da
padrona, decide essa se si è meritevoli di aiuto oppure no, se assistere con
una bombola di gas o un furgoncino, se farti parlare oppure no a un convegno
sui rom, dove i rom non hanno mai la parola se non per fare la parte del buon
selvaggio, portare i saluti a tutti e ringraziare (non si sa di cosa) tutti
indistintamente.
In questo quadro si inseriscono gli articoli
dell’«Unione Sarda» a firma di Michele Ruffi e Roberto Casu, poderoso sostegno
al pregiudizio e alla campagna di odio razziale che si manifestò sui commenti
pubblicati dallo stesso giornale, con minacce anche dirette verso famiglie rom
e conseguente aumento del pregiudizio e dell’esclusione anche verso i più
piccoli. Dopo qualche giorno, vengono smentiti da altri organi di informazione,
come «Cagliari Pad» che riprende le immagini delle false “ville con piscina”, e
infine querelati dall’Asce e da Saltana Ahmetovic, così da attenuare e in
qualche misura contenere gli effetti devastanti della campagna d’odio perfino
con le locandine civetta affisse nei punti vendita che aizzavano all’odio anti
rom.
Così si arriva, dopo quattro anni, alla
sentenza le cui motivazioni rivelano che i due, Ruffi e Casu, devono essere
PROSCIOLTI – non assolti – dall’accusa principale per mancanza di valida
querela. Infatti, mentre Saltana querelò Ruffi ma solo per una intervista non
autorizzata (***) all’Asce, pur essendo ammessa come parte civile, in questo
caso non sono riconosciute le prerogative della parte offesa.
Tuttavia nelle motivazioni il giudice
riconosce che LA DIFFAMAZIONE C’È STATA, ECCOME!
In tali motivazioni, da pagina 3, il giudice
dichiara che Michele Ruffi ha fornito una informazione distorta e sostanzialmente
falsa, anche mediante un “abile accostamento” fra un’abitazione in cui
esisteva una vasca idromassaggio in disuso e un’altra in cui
si trovava una piscina in completo stato di abbandono e degrado,
con residuo d’acqua piovana maleodorante con rifiuti e topi morti che
alimentarono la fantasia della “villa con piscina”. Tutto assolutamente
funzionale alla scelta del titolo “Villa con piscina a spese del comune”, che
unifica i due immobili fondendoli in un solo stabile, informazione totalmente
falsa!
Mentre Ruffi se la cava con un proscioglimento
per mancanza di valida querela, a Casu non va altrettanto bene.
Infatti Roberto Casu, in un editoriale
pubblicato in prima pagina sull’«Unione Sarda» ripetè le notizie false (di
Ruffi e del titolista rimasto anonimo) dei giorni precedenti con evidenti
finalità discriminatorie per motivi razziali, mediante il ricorso ai peggiori
stereotipi già diffusi nella propaganda razzista in maniera generalizzata e
indifferenziata.
Così Casu scalò la classifica dei predicatori
di odio antirom e si “guadagnò” quella che per il giudice costituisce
l’aggravante dell’aver agito per odio razziale, cosa che non richiede la
querela di parte ma fa scattare la procedibilità d’ufficio. Così per il
giornalista già censurato dall’Ordine (a Ruffi fu applicata la sanzione
dell’avvertimento) scatta il provvedimento del magistrato che dispone la
restituzione degli atti al PM per la riformulazione dell’imputazione.
Dunque la storia non finisce così e pur se il
giudizio dovesse andare in prescrizione, resta in piedi l’azione civile che
coinvolge anche la testata.
Insisteremo perché il giornalista e «L’unione
sarda» paghino i danni di una pratica scellerata, il cui danno, tanto più per i
bambini è inestimabile. Così, d’accordo con l’Associazione rom DOSTA abbiamo
valutato che un eventuale risarcimento danni riconosciuta alle nostre
associazioni sarà destinato proprio al sostegno scolastico dei bambini, non dei
bambini rom ma di tutti i bambini bisognosi, cuccioli dell’unica razza
esistente, quella umana.
E che giustizia sia fatta, per una volta!
(*) Antonello Pabis è portavoce di Asce,
l’Associazione Sarda Contro l’Emarginazione
(**) cfr Ville e roulottes:
maledetti Rom
(***) Per quanto attiene alla querela di
Saltana Ahmetovic, per una intervista non autorizzata, il giudice assolve Ruffi
perché le questioni sollevate possono investire profili di deontologia
professionale ma non di valore penale. Per il resto la sua assoluzione è
puramente casuale e le motivazioni sono pesanti quanto una condanna.
Ho avuto il piacere di contribuire alla creazione di Cagliaripad e vissuto quel momento glorioso di serio giornalismo che ha la funzione anche di fare giustizia appunto sull'informazione (nei limiti del possibile e dell'opinabile). Il sito è stato rinnovato da poco e dunque manca ora l'archivio, però c'è ancora questo: http://www.vitobiolchini.it/2012/08/12/villa-con-piscina-agli-zingari-e-i-cagliaritani-per-bene-smerdano-lunione-sarda-storia-di-una-ribellione-civile-ad-un-giornale-incivile/
RispondiEliminal'avevo letto a suo tempo...
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