Le frasi di Matteo Renzi sui migranti (“Noi
non abbiamo il dovere morale di accoglierli, ma abbiamo il dovere morale di
aiutarli a casa loro”) non sono un inciampo o un errore di comunicazione. Sono
invece un buon indicatore dell’umore generale, perfino a sinistra. Un umore che
Renzi asseconda e cerca di sfruttare, anziché combattere. Ma l’idea di
“aiutarli a casa loro” è un bluff, un modo neppure troppo elegante di lavarsi
le mani della questione. Perché se si fanno due conti, come li ha fatti Ilda
Curti, esperta di relazioni internazionali e in passato assessore a Torino, si
capisce subito che “aiutarli a casa loro” comporterebbe costi, non solo
economici, di gran lunga superiori ad “accoglierli a casa nostra”.
Bisognerebbe smettere di vendere armi e
tecnologie militari ai regimi autoritari (l’Italia è l’ottavo paese al mondo
per esportazioni di armi); sospendere ogni forma di sostegno economico ai
governi corrotti; interrompere lo sfruttamento delle regioni da cui proviene
gran parte delle materie prime di cui hanno bisogno le nostre industrie;
affrontare e combattere seriamente il cambiamento climatico; investire in
scuole, ospedali, sviluppo locale, infrastrutture, tecnologia, energia
rinnovabile, reti di mobilità sostenibile; combattere l’economia dello
sfruttamento, quella che ci fa trovare i pomodori a un euro al chilo nei
supermercati; aprire canali umanitari che tolgano ossigeno a trafficanti e
mafie; riformare e dare autorevolezza alle istituzioni internazionali, cedendo
tutti un po’ di sovranità nazionale. E molto altro ancora, con l’obiettivo di combattere
le disuguaglianze globali e pronti a rinunciare a parte dei privilegi
dell’essere nati casualmente da questa parte del mondo.
Ecco, per aiutarli davvero “a casa loro”
bisognerebbe fare tutto questo. Ma è chiaro che nessun leader europeo ha realmente
intenzione di farlo. Perché vorrebbe dire fare la rivoluzione.
da qui
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