(da “il manifesto”, 8
agosto 2017)
In un magnifico saggio degli inizi del
‘900, Freud attribuiva alcuni casi di suicidio fra i liceali viennesi, non alla
famiglia o agli amici, ma alla scuola «al di sotto del proprio compito, quello
di creare nei giovani il piacere di vivere e l’interesse per la vita».
Viceversa la scuola costringeva invece i
giovani a immergersi troppo presto nella inesorabilità della realtà «proprio in
una fase psichica in cui sarebbe stato loro diritto indugiare nella crescita,
giocare con la vita», avere cioè tempi lunghi, in cui maturare l’affettività,
il desiderio, l’attesa di nuova e più profonda vita (il breve saggio si
intitola Contributo ad una riflessione sul suicidio).
Forse la ministra Fedeli non ha letto
questo saggio di Freud se adesso ci propone i “licei brevi” con un decreto (un
decreto non una legge discussa dal Parlamento ) che andrà in vigore nel
2018-2019 a cominciare da 100 scuole sperimentali che proporranno progetti in
tal senso dopo averli sottoposti ad una commissione tecnica prima regionale (?)
e poi ministeriale. Si tratta della riduzione a 4 anni del liceo.
Ciò non comporterà una modifica del
piano di studi (offerta formativa come si dice in burocratese) ma una
accelerazione degli studi attraverso criteri di «flessibilità didattica e
organizzativa» e in una rivisitazione del calendario scolastico che, come in
una fabbrica postfordista, dovrà aumentare le attuali 900 ore annue a 1100-1220.
Coinvolte saranno ovviamente anche le
vacanze pasquali ed estive, abolito ogni vacuum, per eseguire le ore di
alternanza scuola-lavoro, utilissime se non negli effetti educativi sicuramente
in quelli pop e surreali (nel mio paese, essendo l’unica azienda disponibile il
canile, i ragazzi del classico vanno ad imparare la castrazione dei cani).
Ovviamente nel decreto ci sono «elevati
spazi di innovazione» che consistono nell’introduzione del diritto e della
storia dell’arte. Il diritto in che si allarga quanto più si restringono gli
spazi di democrazia. E anche la storia dell’arte serve a far capire come «la
cultura sia il nuovo petrolio nazionale» (come si legge negli allegati della
legge Franceschini), e come anche la cultura debba diventare «economia della
cultura».
Una idea che deve farsi strada nella
scuola, per concludere il processo di aziendalizzazione iniziato a metà degli
anni ’90 nel senso più puramente toyotista: così, dal libro bianco del
neocapitalismo europeo che cambiava la destinazione della scuola, non più
legandola alla riproduzione dell’umanità e della forma umana ma «agli
investimenti strategici vitali per la competitività europea e al futuro
successo all’impresa», al riordino dei cicli imposto dalla riforma Berlinguer
che indirizzava l’intero percorso formativo verso il «raggiungimento di
capacità utili a favorire la crescita economica», fino alla «scuola delle
competenze spendibili» (la cosiddetta buona scuola) e all’invasione prima di un
linguaggio comico, economicistico-militare (crediti, debiti, strategie,
obiettivi, ecce.) e poi di un ancora più comico anglo-pedagoghese (flipped
classroom. project-based learning, cooperative learning, peer teaching e
tutoring, expertise, mentoring, coaching , counselling, soft skills, solo per
citare alcune di queste fesserie prese da qualche corso di formazione
aziendale), si arriva ora ad un programmato furto dell’anima, del tempo.
L’anima, come ci ha insegnato
sant’Agostino (in senso teologico, esistenziale, etico, estetico o politico),
ha bisogno, per prodursi e dilatarsi, di una dimensione interiore che vuole
prolungamenti, rinvii, procrastinazioni, dispersioni, ritorni.
Essa, proprio come diceva Freud, fa
bella l’infanzia e soprattutto l’adolescenza in quanto concede a questa età
quei vuoti apparenti che sono i cantieri della coscienza, della sua crescita,
della sua formazione e spiritualizzazione.
E invece la ministra Fedeli ruba quel tempo. Ma noi, i buoni, quando ci organizzeremo, quando disubbidiremo e saboteremo ? Quando per noi la misura sarà veramente colma?
da qui
E invece la ministra Fedeli ruba quel tempo. Ma noi, i buoni, quando ci organizzeremo, quando disubbidiremo e saboteremo ? Quando per noi la misura sarà veramente colma?
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