Con il "provvidenziale" aiuto americano si
risolve, per ora, la crisi del Peso argentino. Una crisi valutaria
ingiustificata sulla base dei fondamentali del paese che però consegna la
politica del paese nelle mani dei "salvatori" di Washington. Una
situazione che per molti versi ricorda quanto accadde in Italia durante il
governo Amato del 1992.
Mentre tutti
gli osservatori delle vicende di politica internazionale analizzano ciò che sta
avvenendo negli infuocati quadranti del Medio Oriente, dell'Europa e ora dei
Caraibi passa sotto traccia ciò che sta avvenendo nella parte più meridionale
del continente sudamericano, nell'Argentina, retta dal presidente
ultraliberista e pasdaran filo yankee, Milei.
A causa di
un crollo del valore del peso argentino che si sta verificando a partire da
questa primavera, il tesoro USA ha deciso di sostenere la divisa argentina
acquistandone una quantità equivalente a 20 miliardi di dollari. Una mossa che
sostiene il corso del peso nel Forex.
Va aggiunto
che appena ad Aprile di quest'anno il Fondo Monetario Internazionale ha erogato un
finanziamento di 20
miliardi di dollari a Buenos Aires, sempre con la finalità di sostenerne la
moneta.
Ma per quale
motivo le monete si svalutano e conseguentemente sono causa di fiammate
inflattive dovute al fatto che le importazioni sono effettuate con una moneta
svalutata rispetto a quella che è lo standard dei commerci internazionali,
ovvero sia, il dollaro americano?
Le monete
generalmente si svalutano proprio a causa proprio di un disordine nei conti
nazionali, ovvero di squilibri prolungati nei commerci con l'estero (e dunque
un passivo nella bilancia commerciale) che generano a loro volta un passivo nel
saldo delle partite correnti e in definitiva una posizione finanziaria netta
passiva. Ma è realmente questa la situazione argentina?
Nonostante
il proliferare di giornalisti investigativi nessuno sembra essersi preso la
briga di andare a controllare su fonti qualificate (a partire dalle istituzioni
internazionali quali la Banca Mondiale e l'FMI) quali siano le condizioni dei
conti nazionali del paese sudamericano. Questo forse a causa del pregiudizio
legato a questo paese, che nell'immaginario collettivo, lo vede perennemente in
grave crisi economica e bisognoso di aiuto.
Eppure se
andiamo a verificare sul sito della Banca Mondiale lo storico del Saldo delle Partite Correnti
scopriamo che nel 2024 è in attivo per oltre 5 miliardi di dollari e, nel corso
degli ultimi dieci anni, è stato mediamente in equilibrio.
Conseguentemente anche la posizione finanziaria netta (o “net international investment
position” in gergo anglosassone) risulta in attivo, sebbene nell'ultimo anno questo
attivo sia calato fino a meno di 40 miliardi di dollari. Probabilmente proprio
a causa delle risorse provenienti dagli Stati Uniti e dal FMI che, ovviamente,
vanno contabilizzate tra le liabilities. Ma il fatto rimane, l'Argentina è al momento
un “creditore netto verso il resto del mondo” in virtù del suo NIIP positivo. E
dunque rimane l'arcano: se i fondamentali del paese sono in equilibrio per
quale motivo la divisa argentina, il Peso, si è svalutata in maniera così
pesante?
Quando i fondamentali
di un paese sono sostanzialmente in equilibrio, il crollo della moneta è
spiegabile sono con potenti manovre speculative (che possono essere ottenute
anche a basso costo con strumenti finanziari adeguati quali i futures)
che hanno ovviamente scopi reconditi. In questo caso neanche tanto reconditi a
mio avviso.
In sostanza,
l'equilibrio dei conti nazionali argentini certificato peraltro dalle
istituzioni finanziarie internazionali come l'FMI e la Banca Mondiale, lascia
sospettare che ci sia dietro una manovra speculativa tendente a creare
artificialmente disordine finanziario innescato proprio dalla violenta
svalutazione delle monete che, naturalmente, manda in passivo la bilancia
commerciale e erode il saldo positivo delle partite correnti. A quel punto, con
lo tzunami finanziario artificialmente creato ecco che arriva la salvezza al
passo di carica di qualche settimo cavalleggeri particolarmente interessato: in
questo caso il Fondo Monetario Internazionale (direttamente controllato dagli
USA) e l'esecutivo americano in prima persona, addirittura.
Lo scopo di
questa salvezza, che non è null'altro, che una messa in scena ha una sola
finalità: quella di creare dei creditori che possano diventare i domini della
politica argentina condizionandone le scelte di politica estera, interna e
ovviamente anche nelle politiche economiche. Chi siano i domini è
facile da intuire; gli Stati Uniti d'America, che condizioneranno la politica
argentina dei prossimi anni. E' chiaro, e va detto apertamente, gli USA
non avrebbero mai potuto architettare un piano di questo genere senza l'accordo
sottobanco dell'esecutivo argentino, non a caso guidato dal filo americano,
anarcocapitalista e trumpiano Javier Milei.
Una
strategia, per molti versi simile a quella degli inizi degli anni 90 in Italia.
L'Italia che aveva i fondamentali sostanzialmente in equilibrio vide attaccare
dalla finanza internazionale a partire da George Soros, la Lira, che si svalutò
violentemente generando una sorta di emergenza nazionale che diede il via alla
stagione delle privatizzazioni (a buon mercato per gli amici) e dei tagli
draconiani ai diritti sociali e al welfare. Peraltro, da notare, il governo Amato all'epoca mandò in
default l'EFIM, la finanziaria dell'industria manifatturiera di Stato. Una scelta scellerata che oltre a consentire laute
libagioni agli amici che si spartirono la polpa delle tante aziende, consentì
un'ulteriore violentissimo attacco alla Lira da parte degli investitori
internazionali, questa volta giustificato dal default di una holding statale
che vedeva di fatto lo Stato italiano responsabile dell'insolvenza. Una mossa
politica quella del governo Amato scellerata qualora fosse stata fatta in buona
fede e traditrice qualora fosse stata fatta in malafede perchè consentì agli
assedianti di scavalcare le mura della città assediata, l'Italia.
Come si può
capire un file rouge lega l'Italia di allora all'Argentina di Milei: la volontà
da parte dei governanti di trovare un dominus che imponga
scelte politiche per gli anni a venire e che faccia ingoiare al popolino la
pillola amara. Peccato che, allora in Italia e ora in Argentina, quella pillola
non sarebbe stata necessaria se si fosse governato con oculatezza e non con il
chiaro intento di incaprettare il proprio popolo.
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