L'elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York meriterebbe moltissime considerazioni, a partire da quella relativa alla straordinaria affluenza al voto, la più alta da 50 anni, a dimostrazione, forse, che solo con proposte davvero radicali è possibile rimobilitare la partecipazione elettorale, in particolare delle fasce con redditi più bassi. Ma io vorrei soffermarmi su un paio di aspetti peraltro tra loro collegati. Il primo ha a che fare con la reazione isterica di gran parte della stampa e dei media italiani. I grandi saggi Mieli, Rampini, la mobilitata redazione del "Sole 24", la grande famiglia della Rai, il pensoso Molinari si sono immediatamente prodigati nel sostenere che la vittoria di un socialista musulmano nella Grande Mela, oltre ad essere una profonda sciagura, rappresenta un unicum non certo trasferibile al caso italiano dove, affermano in coro, si vince correndo al Centro ed evitando estremismi perdenti.
Ora,
varrebbe la pena ricordare a questa aulica compagnia di "liberal"
che, in realtà le proposte "eversive" di Mamdami sono state parte
integrante del patrimonio della Sinistra italiana dalla Costituente fino alla
conclusione degli anni Settanta (Servizi pubblici gratuiti, indicizzazione
delle retribuzioni, salari minimi, asili e nidi gratuiti, piani di edilizia
popolare, calmiere degli affitti ed equo canone, tutela dei diritti individuali
e collettivi).
La pensavano
così infatti Di Vittorio, Trentin, Berlinguer, i tanti sindaci rossi a
cominciare da Zangheri, Ingrao, Lombardi, ma anche La Pira, Moro e un eretico
radicale come Ernesto Rossi. La pensavano così anche i movimenti che dalla metà
degli anni Novanta hanno provato a rispondere alla ondata socialmente durissima
della glòobalizzazione. Il patrimonio di Mamdani è dunque ben radicato nella
cultura politica della Sinistra e del pensiero sociale del nostro paese che,
come il neo sindaco, erano convinti della necessità di coinvolgere il mondo
degli intellettuali in maniera organica, secondo la migliore tradizione
gramsciana.
Il vero
problema è che poi gran parte della Sinistra italiana ha abbandonato questa
visione per aderire appunto al modello neoliberale dove l'assunto principale
era la competizione di mercato e l'abbattimento del carico fiscale per i
ricchi. Ma, pure su questo Mamdani sostiene una linea cara alla vera Sinistra
che parlava di fisco negli anni 50 e 70, e a cui non sarebbe certo stata
estranea l'idea di portare l'aliquota per coloro che hanno un reddito annuo
superiore al milione di dollari dal 3,9 al 5,9 e quella sulle società dal 7,2
all'11%, procedendo al contempo ad una maggiorazione degli oneri di
urbanizzazione e delle imposte immobiliare nelle aree di New York più ricche.
Dunque il
vero punto per la futura Sinistra italiana è riconoscere in Mandani la parte
migliore e più efficace della propria storia, resistendo all'offensiva dei
liberali terrorizzati da un giovane sindaco molto più che da Trump perché quel
sindaco ha risposto al centro il tempo cruciale: la Sinistra deve essere capace
di rappresentanza di classe, intesa come quella estesissima fascia di
popolazione ormai in condizioni di precarietà e di costante minaccia di
povertà. E allora "alziamo il volume".
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-mamdani_e_listerismo_liberal/39602_63470/
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