venerdì 9 maggio 2025

Cinque sì ai referendum

 

Cinque sì anche per chi non potrà esprimerli

Qualcuno – magari fra quelli che dicono “buttate le chiavi e lasciateli in galera” – dirà che non sono fatti nostri, che non ne sappiamo nulla. Ma pure se non se ne parla mai, anche nelle carceri c’è il lavoro. Duro, sfruttato, sfruttatissimo, mal retribuito, concesso dalle direzioni come un privilegio non come un diritto.
Perché in carcere sono i detenuti a pulire le celle, i corridoi, a portare il vitto, a scrivere le domandine, a tagliare l’erba nei cortili. Con un salario che serve a pagare la permanenza dietro le sbarre e, nel migliore dei casi, a mandare pochi euro a casa. Per quelle famiglie che contavano solo sulle entrate di chi ora è privato della libertà.

Sì, in carcere, a Rebibbia c’è il lavoro. Ed è duro, sfruttato. Senza diritti. Ecco perché chiediamo a chi sta fuori di andare a votare al referendum di giugno. Di andare a votare sì, per abrogare le norme che hanno ridotto i diritti sul lavoro, i diritti delle persone che vivono in questo paese. Magari – perché non sperarlo? - far crescere i diritti “fuori da queste sbarre” avrà ricadute anche per chi vive e lavora dietro quelle sbarre.

I detenuti della redazione di Radio Rebibbia - Jailhouse Rock

da qui

 

 

Da bracciante sfruttato a cittadino italiano: perché reputo giusto il referendum sulla cittadinanza – Yvan Sagnet

Ingegnere ed ex bracciante, Associazione NoCap

Finalmente italiano, in un Paese che è anche il mio.

Sono arrivato in Italia dal Camerun nel 2008, per studiare al Politecnico di Torino. Come tanti stranieri, ho lasciato il mio Paese con in mente un progetto di vita migliore, ma ho conosciuto presto anche l’altra faccia dell’Italia: quella dura e poco conosciuta del lavoro nei campi. Ho lavorato come bracciante agricolo, sfruttato dai caporali.

Nonostante tutto, non ho mai smesso di credere in questo Paese. Ho dovuto attendere ancora diversi anni, ma finalmente dopo quasi vent’anni di sacrifici, di studio, lavoro e di lotta per i diritti dei lavoratori, sono diventato ufficialmente cittadino italiano il 2 dicembre del 2022. Un gesto che ho accolto con profonda gratitudine e commozione.

Per questo considero giusta e necessaria la proposta di referendum che mira a ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza richiesto agli stranieri per ottenere la cittadinanza italiana. In molti Paesi europei, questo è già realtà. In Francia e in Belgio, bastano 5 anni. Anche la Germania ha approvato, all’inizio del 2024, una legge che riduce da 8 a 5 anni il termine per la naturalizzazione, proprio in linea con quanto proposto in Italia.

da qui

 

 

“Cinque sì anche per chi non potrà esprimerli”: l’appello dei carcerati di Rebibbia sui referendum di giugno – Susanna Marietti (Coordinatrice Antigone)

Vorrei oggi utilizzare questo spazio per lasciare la parola a persone che ne hanno poca e che fanno fatica a fare ascoltare la propria voce. Sono persone attualmente detenute nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso, che collaborano con Antigone attraverso la loro partecipazione alla trasmissione radiofonica “Jailhouse Rock”, per la quale ogni settimana da tanti anni – insieme a un’analoga redazione nel carcere milanese di Bollate – realizzano un giornale radio dal carcere, il Grc.

“Cinque sì anche per chi non potrà esprimerli”: questo il titolo del breve appello che hanno redatto in vista dei referendum dei prossimi 8 e 9 giugno.

Lavoro e cittadinanza sono sinonimi di integrazione. Senza lavoro e senza cittadinanza si è esclusi dalla vita sociale. Per questo i cinque referendum che a breve ci vedranno impegnati nel voto riguardano specificatamente anche le persone private della libertà. Molte di loro hanno vissuto esperienze di sfruttamento, insicurezza, marginalizzazione, discriminazione. Dunque la materia referendaria li riguarda, in considerazione delle loro biografie passate e in vista del loro reinserimento futuro.

Si pensi ai due temi paradigmatici della cittadinanza e del divieto di subappalti. La costrizione alla irregolarità da parte di una legge sulla cittadinanza italiana tanto feroce quanto quella attuale produce manodopera irregolare a basso costo di personale straniero privato di ogni diritto, venduto di società in società come se fosse merce. I cinque referendum costituiscono un attacco al potere delle mafie, degli imprenditori che vivono del lavoro nero altrui…

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