Cinque sì
anche per chi non potrà esprimerli
Qualcuno – magari fra quelli che
dicono “buttate le chiavi e lasciateli in galera” – dirà che non sono fatti nostri,
che non ne sappiamo nulla. Ma pure se non se ne parla mai, anche nelle carceri
c’è il lavoro. Duro, sfruttato, sfruttatissimo, mal retribuito, concesso dalle
direzioni come un privilegio non come un diritto.
Perché in carcere sono i detenuti a pulire le celle, i corridoi, a portare il
vitto, a scrivere le domandine, a tagliare l’erba nei cortili. Con un salario
che serve a pagare la permanenza dietro le sbarre e, nel migliore dei casi, a
mandare pochi euro a casa. Per quelle famiglie che contavano solo sulle entrate
di chi ora è privato della libertà.
Sì, in
carcere, a Rebibbia c’è il lavoro. Ed è duro, sfruttato. Senza diritti. Ecco
perché chiediamo a chi sta fuori di andare a votare al referendum di giugno. Di
andare a votare sì, per abrogare le norme che hanno ridotto i diritti sul
lavoro, i diritti delle persone che vivono in questo paese. Magari – perché non
sperarlo? - far crescere i diritti “fuori da queste sbarre” avrà ricadute anche
per chi vive e lavora dietro quelle sbarre.
I detenuti della redazione di Radio Rebibbia - Jailhouse Rock
Da bracciante sfruttato a cittadino italiano:
perché reputo giusto il referendum sulla cittadinanza – Yvan Sagnet
Ingegnere ed ex bracciante, Associazione NoCap
Finalmente
italiano, in un Paese che è anche il mio.
Sono
arrivato in Italia dal Camerun nel 2008, per studiare al
Politecnico di Torino. Come tanti stranieri, ho lasciato il mio Paese con in
mente un progetto di vita migliore, ma ho conosciuto presto anche
l’altra faccia dell’Italia: quella dura e poco conosciuta del lavoro nei campi.
Ho lavorato come bracciante agricolo, sfruttato dai caporali.
Nonostante
tutto, non ho mai smesso di credere in questo Paese. Ho dovuto attendere ancora
diversi anni, ma finalmente dopo quasi vent’anni di sacrifici, di studio,
lavoro e di lotta per i diritti dei lavoratori, sono diventato ufficialmente cittadino
italiano il 2 dicembre del 2022. Un gesto che ho accolto con profonda
gratitudine e commozione.
Per questo
considero giusta e necessaria la proposta di referendum che
mira a ridurre da 10 a 5 anni il tempo di residenza richiesto agli stranieri
per ottenere la cittadinanza italiana. In molti Paesi europei, questo è già
realtà. In Francia e in Belgio, bastano 5 anni.
Anche la Germania ha approvato, all’inizio del 2024, una legge
che riduce da 8 a 5 anni il termine per la naturalizzazione, proprio in linea
con quanto proposto in Italia.
“Cinque sì anche per chi non potrà esprimerli”:
l’appello dei carcerati di Rebibbia sui referendum di giugno – Susanna Marietti
(Coordinatrice Antigone)
Vorrei oggi
utilizzare questo spazio per lasciare la parola a persone che ne hanno poca e
che fanno fatica a fare ascoltare la propria voce. Sono persone attualmente
detenute nel carcere romano di Rebibbia Nuovo Complesso, che
collaborano con Antigone attraverso la loro partecipazione alla trasmissione
radiofonica “Jailhouse Rock”, per la quale ogni settimana da tanti anni –
insieme a un’analoga redazione nel carcere milanese di Bollate – realizzano un
giornale radio dal carcere, il Grc.
“Cinque sì
anche per chi non potrà esprimerli”: questo il titolo del breve appello che
hanno redatto in vista dei referendum dei prossimi 8 e 9
giugno.
Lavoro e cittadinanza sono
sinonimi di integrazione. Senza lavoro e senza cittadinanza si è
esclusi dalla vita sociale. Per questo i cinque referendum che a breve
ci vedranno impegnati nel voto riguardano specificatamente anche le persone
private della libertà. Molte di loro hanno vissuto esperienze di sfruttamento,
insicurezza, marginalizzazione, discriminazione. Dunque la materia
referendaria li riguarda, in considerazione delle loro biografie passate e in
vista del loro reinserimento futuro.
Si pensi ai
due temi paradigmatici della cittadinanza e del divieto di subappalti. La
costrizione alla irregolarità da parte di una legge sulla cittadinanza italiana
tanto feroce quanto quella attuale produce manodopera irregolare a
basso costo di personale straniero privato di ogni diritto, venduto di
società in società come se fosse merce. I cinque referendum costituiscono un
attacco al potere delle mafie, degli imprenditori che vivono del
lavoro nero altrui…
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