Dalla telefonata di Donald Trump con Vladimir Putin il mondo intero ha
appreso che le due super potenze USA e Russia si stanno accordando per porre
fine alla guerra in Ucraina. Trump ha annunciato che lui e Putin hanno
«concordato di lavorare insieme, molto da vicino, anche visitando le rispettive
nazioni. Abbiamo anche concordato di far iniziare “immediatamente” i negoziati
(sull’Ucraina) ai nostri rispettivi team».
Peskov, il portavoce della presidenza russa, ha riferito che Putin si è
espresso a favore dell’eliminazione delle cause profonde del conflitto in
Ucraina. Il presidente russo ha inoltre invitato il suo omologo americano a
Mosca.
Il presidente americano ha dichiarato in seguito che l’incontro con il
leader russo «avverrà in Arabia Saudita», sottolineando che la tregua in
Ucraina potrebbe avvenire «in un futuro non troppo lontano» e precisando
che un’adesione di Kiev alla NATO «non sarebbe realistica» [1].
La telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin che sta finalmente aprendo
uno spiraglio di luce verso la pace tanto attesa sul continente europeo, invece
di suscitare ottimismo e compiacimento ha scatenato, letteralmente, il panico
tra i leader europei e a Bruxelles.
Davanti alla concreta possibilità che l’Europa venga estromessa dal
processo di pace, i responsabili dei ministeri degli Esteri di Germania,
Francia, Polonia, Italia, Spagna, Gran Bretagna e UE hanno rilasciato subito
una dichiarazione di emergenza, dove si chiede di non abbandonare l’Ucraina e
di coinvolgere l’UE nei negoziati: «Siamo pronti a rafforzare il nostro
sostegno all’Ucraina. Ci siamo impegnati a favore della sua indipendenza,
sovranità e integrità territoriale di fronte alla guerra di aggressione della
Russia»[2].
Non si contano le dichiarazioni d’isteria pura da parte degli esponenti
delle istituzioni politiche europee:
L’Alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas, partecipando a una
riunione ministeriale della NATO si è affrettata a dichiarare: «Un accordo
fatto alle nostre spalle semplicemente non funzionerà perché per qualsiasi tipo
di accordo deve essere attuato dagli europei e dagli ucraini».
Kallas ha detto di aver incontrato nella mattinata il ministro della Difesa
ucraino, Rustem Umerov: «Mi ha assicurato che gli ucraini sono
fermi e non rinunceranno alla loro libertà e al loro territorio, anche l’Europa
sarà ferma e continuerà a sostenere l’Ucraina nella sua lotta», ha scritto in
un post su X.
«Noi continuiamo la lotta, siamo forti, siamo capaci, ce la faremo», ha
detto il ministro della Difesa ucraino Umerov alla NATO, ringraziando i partner
per l’assistenza[3].
«La pace in Ucraina e la sicurezza dell’Europa sono inseparabili – ha
scritto il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa –.
La pace non può limitarsi a un semplice cessate-il-fuoco. La Russia non deve
più essere una minaccia per l’Ucraina, per l’Europa e per la sicurezza
internazionale». Ha poi aggiunto: «Non ci saranno negoziati credibili e di
successo, né una pace duratura, senza l’Ucraina e senza l’Unione europea»[4].
La portavoce della Commissione europea Paula Pinho riportando
la posizione della von der Leyen, ha confermato che non può essere deciso
«niente riguardo all’Ucraina senza l’Ucraina, e sappiamo – ha continuato – che
qualsiasi pace giusta e durevole deve includere l’Ucraina al tavolo dei
negoziati», «perché la sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’UE, e sia
l’Ucraina che l’UE vi appartengono», e qualsiasi accordo - ha aggiunto - deve
essere concluso «sulla base del rispetto dell’indipendenza, della sovranità e
della integrità territoriale dell’Ucraina».
La portavoce ha confermato inoltre che Washington non ha contattato
Bruxelles prima della telefonata di mercoledì: «No, l’UE non è stata in contatto
con il presidente Trump per quanto riguarda questa particolare chiamata
telefonica», ha ammesso la Pinho[5].
Il presidente lituano Gitanas Naus?da ha dichiarato che il
sostegno della Lituania all’Ucraina sarebbe continuato in ogni caso: «Ho appena
parlato al telefono con Zelensky. Gli ho assicurato che non sarebbe cambiato
nulla. L’aggressore resta l’aggressore e la vittima, ovvero il paese attaccato,
deve essere sostenuto. Un cessate-il-fuoco non è una pace sostenibile. Dobbiamo
fermare l’aggressore ora e per sempre»[6].
Il Ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius non ha
esitato ad ammonire Washington: «è “deplorevole” che l’amministrazione del
presidente degli Stati Uniti Donald Trump abbia fatto “concessioni” alla Russia
prima ancora d’iniziare i colloqui di pace sull’Ucraina. A mio avviso sarebbe
stato meglio parlare di una possibile adesione dell’Ucraina alla NATO o di
eventuali perdite di territorio al tavolo dei negoziati»[7].
In altre parole nell’UE non appare nessun cambio di rotta, ma si continua a
prospettare una guerra ad oltranza, pazienza se questa guerra causerà
innumerevoli morti e distruzione, pazienza se trascinerà nel baratro la già
agonizzante economia europea.. I popoli europei se ne faranno una ragione e
continueranno a pagare con sacrifici e povertà queste mire belliciste dei
propri leader.
Sorprende lo sgomento da parte dell’UE nell’essere stata ignorata
dall’accordo preliminare tra USA e Russia.
Ma se i leader europei hanno la memoria corta, non si può dire lo stesso
della Russia: l’Europa perse ignobilmente la propria credibilità come attore
internazionale indipendente e membro costruttivo ai negoziati con la firma
degli “Accordi di Minsk-2”.
Era il 12 febbraio 2015, esattamente dieci anni fa venivano firmati i cosiddetti
“Accordi di Minsk-2”, rappresentavano allora l’ultimo barlume di
protagonismo diplomatico dell’Europa. Questi accordi erano lo sviluppo dei
precedenti “Accordi di Minsk” del 2 settembre 2014 quando il gruppo di contatto
trilaterale composto dagli alti rappresentanti di Ucraina, Federazione Russa e
dal presidente in carica dell’OSCE s’incontrarono, il 1° settembre 2014, con i
rappresentanti delle entità autoproclamate di Donetsk e Lugansk[8].
Tuttavia negli “Accordi di Minsk-2” insieme a Russia e Ucraina entravano in
gioco due attori occidentali di grande impatto politico e diplomatico: la
Francia e la Germania.
Vladimir Putin, Petro Poroshenko, Francois Hollande e Angela Merkel concordarono un
documento che avrebbe dovuto porre fine alla sanguinosa guerra civile nel
Donbass. L’insieme delle misure per l’attuazione degli Accordi di Minsk, non
solo avrebbero aperto la strada a un cessate-il-fuoco nelle regioni di Donetsk
e Luhansk, ma presupponevano il ritorno delle due autoproclamate repubbliche del
Donbass sotto il controllo dell’Ucraina con la concessione di un’ampia
autonomia, che, in sostanza, avrebbe significato una sorta di federalizzazione
del paese.
Considerando la situazione attuale, se tali accordi fossero stati
implementati, l’Ucraina ne avrebbe tratto un beneficio enorme: avrebbe superato
lo shock del colpo di stato di “Euromaidan” del febbraio 2014, avrebbe
mantenuto la sua integrità territoriale, avrebbe iniziato a riprendersi dalla
tragedia della guerra civile, soprattutto ora ci sarebbe la pace e sarebbero
state risparmiate centinaia di migliaia di vite umane.
La pace era effettivamente a portata di mano, purtroppo - ormai questa è
storia - l’Ucraina perse quest’ultima occasione, gli accordi non solo non
vennero implementati, ma divennero l’anticamera dell’escalation che nel
2022 avrebbe spinto la Russia ad intervenire direttamente con l’Operazione
Militare Speciale in Ucraina.
In quegli anni dal 2015 al 2022 gli scontri e i bombardamenti continuarono
senza sosta sulla linea di contatto, l’Ucraina oltre ad ospitare sul proprio
territorio imponenti manovre NATO (Rapid Trident), venne letteralmente
imbottita di armi occidentali. Il governo di Kiev sempre appoggiato dai paesi
occidentali, per sua natura ciecamente russofobo, mostrò ininterrottamente la
sua assoluta mancanza di volontà ad intraprendere qualsiasi percorso di
riconciliazione con la Russia e con le popolazioni russoetniche e russofone
delle due autoproclamate Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.
Come confermato anche da Maria Zakharova: quasi subito dopo la
firma, «le autorità di Kiev iniziarono a sabotare i loro obblighi, continuarono
i bombardamenti e inasprirono il blocco dei trasporti e finanziario-economico
del Donbass”. “L’Occidente chiuse un occhio su questo. Germania e Francia, che
agivano come co-autori e co-sponsor del processo di Minsk, non esercitarono
alcuna influenza su Kiev al fine di raggiungere l’adempimento degli obblighi
assunti. Durante il conflitto nell’Ucraina orientale, 14,5 mila civili nella
regione furono uccisi e circa 50 mila strutture civili furono distrutte»[9].
Le rivelazioni tardive dei firmatari e garanti europei degli accordi,
l’ex-presidente francese Francois Hollande e l’ex-cancelliera tedesca Angela
Merkel furono solo una constatazione dell’evidenza.
Angela Merkel, in un’intervista alla rivista “Die Zeit” nel dicembre del
2022, dichiarò che gli Accordi di Minsk non erano un tentativo di stabilire la
pace nell’Ucraina dilaniata dalla guerra, ma un tentativo «di dare tempo
all’Ucraina» per ricostruire il proprio esercito[10].
Concetto che in sostanza poco dopo venne ribadito anche dallo stesso
Hollande[11].
Queste dichiarazioni stesero una pietra tombale sulla credibilità
europea. Gli “Accordi di Minsk-2” rappresentarono l’ultima prova di fiducia
della Russia nei confronti dei cosiddetti “partner” europei. Col senno di poi,
è facile capire quanto tutto ciò fosse stato ingenuo da parte dei russi.
Ora, se ci sarà qualche speranza di pace per l’Ucraina, questa si baserà
essenzialmente sui negoziati diretti tra Russia e Stati Uniti. Fino a prova
contraria chi in Europa potrebbe mai fare da garante e siglare un accordo
credibile con la Russia? Certamente non quei leader politici europei, italiani
compresi, che in questi anni, anche andando contro gli interessi dei propri
paesi, non hanno fatto altro che armare l’Ucraina e rilasciare dichiarazioni
russofobe e diffamatorie contro la Russia.
Spaventa l’assoluta inadeguatezza di tale classe politica talmente
autoreferenziale e fuori dalla realtà da non rendersi conto degli imminenti
cambiamenti all’orizzonte e di trovarsi fuori dalla storia. Ricordano
l’orchestra che continuava a suonare mentre il Titanic affondava, non riescono
minimamente a rendersi conto della gravità della situazione, ma soprattutto,
che ormai la falla è talmente grossa da poter trascinare sul fondo loro e l’UE
compresa.
Note:
[1] https://www.ilsole24ore.com/art/telefonata-trump-putin-concordato-inizio-negoziati-ucraina-AGWGngqC
[5]
https://askanews.it/2025/02/13/portavoce-uecolloquio-trump-putin-e-solo-inizio-di-un-processo/
[7]
[8] https://www.osce.org/home/123124
[9] https://tass.ru/politika/23115893
[10] https://www.zeit.de/2022/53/angela-merkel-russland-krieg-wladimir-putin
Nessun commento:
Posta un commento