Verità difficili da raccontare
Le scomode,
anti, terrificanti rivelazioni, pubblicate in prima pagina dal servizio
pubblico televisivo britannico quasi come prima espiazione nazionale. Senza
sconti né giri attorno. I giornalisti Hannah O’Grady, Joel Gunter e Rory Tinman
scrivono: «Ex membri delle Forze speciali del Regno Unito hanno rotto anni di
silenzio per fornire alla ‘BBC Panorama’ resoconti di testimoni oculari di
presunti crimini di guerra, commessi dai loro colleghi in Iraq e Afghanistan.
Nel raccontare pubblicamente per la prima volta le loro storie – aggiungono gli
autori – i veterani hanno detto di aver visto membri del SAS (Special Air
Service, n.d.r.) uccidere persone disarmate nel sonno e giustiziare detenuti
ammanettati, compresi bambini».
Corte di giustizia dell’Aja?
Ce ne
sarebbe abbastanza, non solo per perdere la faccia, ma anche per finire (in
teoria) davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja. Sempre che la
legge sia uguale per tutti, Occidente compreso. Ma si sa come vanno le cose
sotto questo cielo, perché per i nemici le regole si applicano e per gli amici
‘si interpretano’. Infatti, si scopre che questa sporca faccenda bolliva già in
pentola da un sacco di tempo. E che finora qualcuno ci aveva messo il
coperchio, perché attribuire all’esercito di Sua Maestà britannica nefandezze
di questo tipo, sarebbe politicamente ‘sconveniente’. Insomma, a essere brutti
sporchi e cattivi sono sempre gli altri, mentre noi occidentali abbiamo il
salvacondotto della democrazia. Anche quando facciamo le peggiori porcherie.
Omertà versione britannica
Dunque, la
faccenda era stata già dissotterrata tre anni fa, quando proprio la BBC diede
le prime notizie, alzando il tiro e coinvolgendo addirittura il futuro capo
dell’Esercito britannico. Sono state trovate evidenze che suggeriscono come
l’ex capo delle Forze speciali «non abbia trasmesso le prove all’inchiesta per
omicidio». Il Ministero della Difesa aveva solo affermato che «le truppe
britanniche hanno prestato servizio con coraggio e professionalità in
Afghanistan». Ma, ‘Secondo quanto appreso dalla BBC’, sostenevano allora i
giornalisti, «Il generale Sir Mark Carleton-Smith, ex capo delle Forze speciali
del Regno Unito, fu informato delle presunte uccisioni illegali, ma non
trasmise le prove alla Royal Military Police, nemmeno dopo che la RMP avviò
un’indagine per omicidio nei confronti dello squadrone SAS. Il generale
Carleton-Smith che in seguito divenne capo dell’esercito prima di dimettersi,
ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni per questo articolo».
Ridurre e nascondere
Dunque, la
cosa era già venuta a galla. Da allora è cominciato un palleggiamento di
responsabilità e, contemporaneamente, per quello che traspare dai report
giornalistici, un palese tentativo di ridimensionare lo scandalo. Ancora oggi,
a distanza di tanti anni dai fatti avvenuti (in Irak nel 2006, in Afganistan a
partire dal 2009), si è solo messa in piedi una commissione d’inchiesta, che
lavora rigorosamente a porte chiuse e non ammette alle udienze nemmeno i
parenti delle vittime, come testimoni dei fatti. Ci sarebbe voglia di girare
pagina in fretta, ma la BBC ha spifferato tutto e la palla di neve potrebbe
diventare una valanga. Specie dopo tutte le prediche sulla ‘superiorità morale’
dell’Occidente.
Premier Cameron informato
I dettagli
degli avvenimenti fanno accapponare la pelle. «Parlando in condizione di
anonimato, a causa di un codice del silenzio che circonda le operazioni delle
Forze speciali – dice la BBC – i testimoni oculari hanno raccontato che le
leggi di guerra venivano regolarmente e intenzionalmente violate dai reggimenti
più scelti del Paese, durante le operazioni in Iraq e Afghanistan. Inoltre,
Panorama può rivelare per la prima volta che l’allora Primo Ministro, David
Cameron, fu ripetutamente avvertito, durante il suo mandato, che le forze
speciali britanniche stavano uccidendo civili in Afghanistan». La cosa degenerò
fino al punto da scatenare quasi un conflitto a fuoco con gli stessi militari
alleati dell’esercito regolare afghano, che combattevano assieme agli inglesi.
E che mal tolleravano il loro cinismo, che sconfina nella crudeltà. «Lo stesso
Presidente Karzai si fece portavoce del vivo malcontento della popolazione.
Assassini psicotici e seriali
«Un
testimone che ha prestato servizio nelle SAS – rivela la BBC – ha affermato che
uccidere poteva diventare ‘una cosa che crea dipendenza’, e che alcuni membri
del reggimento d’élite erano ‘intossicati da quella sensazione’ in Afghanistan.
C’erano ‘molti assassini psicotici’, ha aggiunto». La narrazione del network
televisivo britannico continua come la trama di un film dell’orrore: «Detenuti
liquidati con le manette ai polsi, feriti uccisi con un colpo di pistola alla
testa, prigionieri disarmati e freddati senza, battere ciglio e poi tanta
complicità morale, soprattutto da parte di quelli che avrebbero dovuto
garantire il rispetto delle regole». «Secondo la testimonianza – accusa la BBC
– la conoscenza dei presunti crimini non era limitata a piccole squadre o
singoli squadroni. «All’interno della struttura di comando delle Forze speciali
del Regno Unito, tutti sapevano cosa stava succedendo», ha affermato un
veterano. E il rapporto in questione, tanto per fare qualche nome eccellente,
chiama in causa addirittura l’ex Primo ministro, Sir David Cameron.
«Questa testimonianza, così come le nuove prove video sulle operazioni
SAS in Iraq nel 2006 – conclude la BBC – corroborano anche i precedenti
resoconti, secondo cui gli squadroni SAS tenevano il conto delle loro uccisioni
per competere tra di loro». Gareggiavano, insomma, come si fa con la caccia
alle quaglie, questi specchiati difensori del suprematismo etico occidentale.
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