Un passo del libro di Sergio Bettini su L’arte alla
fine del mondo antico descrive un mondo che è difficile non
riconoscere come simile a quello che stiamo vivendo. «Le funzioni politiche
sono assunte da una burocrazia di stato; questo si accentua e si isola
(precorrendo le corti bizantine e medievali), mentre le masse si fanno
astensioniste (germe dell’anonimato popolare del Medioevo); tuttavia entro lo
stato si formano nuovi nuclei sociali intorno alle diverse forme di attività
(germe delle corporazioni medievali) e i latifondi, divenuti autarchici,
preludono all’organizzazione di taluni grandi monasteri e dello stesso stato
feudale».
Se la concentrazione delle funzioni politiche nelle mani di una burocrazia
statale, l’isolamento di questa dalla base popolare e l’astensionismo crescente
delle masse si attagliano perfettamente alla nostra situazione storica, è
sufficiente aggiornare i termini delle righe successive per riconoscere anche
qui qualcosa di familiare. Ai grandi latifondi evocati da Bettini corrispondono
oggi gruppi economici e sociali che agiscono in modo sempre più autarchico,
perseguendo una logica del tutto svincolata dagli interessi della collettività
e ai nuclei sociali che si formano dentro lo stato corrispondono non solo
le lobbies che operano all’interno delle burocrazie statali,
ma anche l’incorporazione nelle funzioni governamentali di intere categorie
professionali, come in anni recenti è avvenuto per i medici .
Il libro di Bettini è del 1948. Nel 1971 usciva il libro di Roberto Vacca Il
medioevo prossimo venturo, in cui l’autore prevedeva un’evoluzione
catastrofica dei paesi più avanzati, che non sarebbero stati più in grado di
risolvere i problemi legati alla produzione e distribuzione dell’energia, ai trasporti,
all’approvvigionamento di acqua, allo smaltimento dei rifiuti e al trattamento
dell’informazione. Se Vacca poteva scrivere che gli annunci di catastrofe
imminenti erano in quegli anni così numerosi da aver prodotto a una vera e
propria letteratura «rovinografica», oggi le previsioni apocalittiche, in
particolare quelle legate al clima, si sono almeno raddoppiate.
Anche se i disastri – come quelli prodotti all’energia nucleare – sono, se non
probabili, certamente possibili – la degradazione dei sistemi in cui viviamo è
pensabile senza che questa assuma necessariamente la forma di una catastrofe.
Lo sfacelo politico, economico e spirituale dei paesi europei è, ad esempio,
oggi evidente anche se essi continueranno per qualche tempo a sopravvivere. Come
pensare allora l’avvento di un nuovo medioevo? In che modo l’astensionismo
politico che vediamo intorno a noi potrà trasformarsi in un «anonimato
popolare» capace di inventare nuove e anonime forme di espressione e di vita? E
in che modo l’isolamento delle burocrazie statali e il diffondersi di potentati
autarchici potrà preludere all’apparizione di fenomeni simili ai grandi
monasteri, in cui l’esodo dalla società esistente produce nuove forme di
comunità? È certo che questo potrà avvenire solo se un numero inizialmente
esiguo, ma crescente di individui saprà leggere nelle forme politiche che si
dissolvono il presagio di nuove o più antiche forme di vita.
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